di Roberta Mercuri (vanityfair.it, 12 luglio 2020)
Nei giorni scorsi il rapper Kanye West ha fatto sapere che si candiderà alle elezioni presidenziali americane del 2020. Secondo il New York Post, a dire il vero, il sogno del marito di Kim Kardashian – che ha fatto sapere di voler chiamare il suo partito Birthday Party, «perché quando vinceremo sarà il compleanno di tutti» – è quasi impossibile da realizzare: a soli quattro mesi dalle elezioni del 3 novembre, avrebbe già perso tutte le scadenze per la presentazione della candidatura. C’è da dire, però, che in alcuni Stati è ancora possibile l’aggiunta di candidati indipendenti.Del resto, dopo la vittoria di Donald Trump, uomo d’affari e star dei reality Usa (come Kim) nulla è impossibile. E il mondo è pieno di personaggi dello spettacolo che hanno tentato – a volte con successo – la carriera politica. Restando in America, il caso più celebre è quello di Ronald Reagan: attore prima di essere eletto governatore della California nel 1967, nel 1981 diventò il 40esimo presidente degli Stati Uniti. Governatore della California, dal 2003 al 2011, è stato anche il “Terminator” del cinema: Arnold Schwarzenegger. Mentre Clint Eastwood, a fine anni Ottanta, è stato il sindaco della piccola e benestante città di Carmel by the Sea, nella contea di Monterey, sulla costa californiana.
Spostandoci in Italia, la lista dei personaggi saltati direttamente dai palcoscenici all’agone politico è lunghissima. Il caso più clamoroso e più recente è quello di Beppe Grillo, passato dai monologhi satirici ai comizi del MoVimento 5 Stelle, da lui fondato con Gianroberto Casaleggio nel 2009. E poi ci sono i tanti attori e i registi approdati in Parlamento. Qualche nome? Giorgio Strehler (Psi), Franca Rame (Italia dei Valori), Enrico Montesano (Pds), Ettore Scola (Pci), Giorgio Albertazzi (Radicali) e Tinto Brass (Radicali).
Lunga anche la lista di Miss, soubrette e conduttrici che hanno abbandonato (temporaneamente o in via definitiva) il palcoscenico per darsi alla politica. Alessandra Mussolini, partita una trentina d’anni fa da Domenica in, al fianco di Pippo Baudo, è poi approdata tra i partiti della Destra italiana, tra cui Forza Italia; si sono fatte largo tra le fila della squadra di Silvio Berlusconi anche l’ex conduttrice Gabriella Carlucci (deputata dal 2001 al 2013 nei gruppi parlamentari di Forza Italia, poi Pdl, fino all’Udc) e più di recente l’ex soubrette Mara Carfagna, oggi vicepresidente della Camera (in attesa del primo figlio da Alessandro Ruben). Mentre Vladimir Luxuria, che un tempo si esibiva in spettacoli dal vivo, è stata la prima deputata transgender del Parlamento italiano.
Nel 1987, invece, in Parlamento i radicali elessero la regina del porno Ilona Staller detta Cicciolina (20mila preferenze: qualche anno dopo, col Partito dell’Amore con Moana Pozzi, non le andò altrettanto bene). A distanza di anni Cicciolina, che si distinse per le numerose presenze e per le battaglie per i diritti civili, ricorda con orgoglio quella parentesi extra-cinematografica, tanto da rivendicare il vitalizio che ancora oggi percepisce: «Me lo sono guadagnato e me lo merito». Chi invece proprio non ne vuole sapere più è l’ex collega di scranno Virginio Scotti, meglio noto come Gerry: eletto alla Camera col Partito Socialista, lasciò amareggiato i banchi di Montecitorio e ritornò in fretta e furia nella cornice del piccolo schermo dopo cinque anni tutt’altro che esaltanti.
Un altro pentito della politica è Luca Barbareschi: eletto col Pdl nel 2008 dopo aver dimostrato in vari modi l’insipienza dei parlamentari, l’attore in un’unica legislatura cambiò due casacche per poi dirsi delusissimo e pronto a giurare che in politica non avrebbe mai rimesso piede. Non fu più esaltante l’esperienza della cantante Iva Zanicchi, che nel 2014, quando perse il suo scranno all’europarlamento (tra le fila di Forza Italia) dichiarò: «Basta con la politica, piuttosto mi dedico all’ippica».
Tra i vip c’è anche chi ha visto naufragare miseramente le proprie velleità politiche. Per esempio, nel 1999 Gina Lollobrigida provò a farsi eleggere al Parlamento europeo. Nonostante la sua fama planetaria, raccolse pochi voti. E Strasburgo, per lei, rimase un sogno. Memorabile poi il caso di Flavia Vento, che si candidò nel 2005 nelle liste del Partito Liberale alla Regione Lazio raccogliendo appena ventisette preferenze ma lasciandoci il ricordo dei suoi comizi in discoteca contrassegnati dal proverbiale candore: «Il Partito Liberale è un partito storico, antico, di Cavour e forse di Garibaldi. Comunque, sicuro di Cavour», riporta fedelmente il Corriere dell’epoca.