Quando Hollywood alza la voce: i discorsi più politici agli Oscar

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di Monica Coviello (vanityfair.it, 2 marzo 2025)

Dietro la patina dorata di Hollywood, gli Oscar sono sempre stati anche un palcoscenico per le istanze politiche, un riflettore acceso sulle questioni sociali del momento. Dai discorsi appassionati alle scelte di premiazione, l’Academy Awards ha spesso rappresentato un termometro delle tensioni e dei cambiamenti nella società, dimostrando che il cinema è anche una forma di espressione e di protesta.

Ecco alcuni degli interventi più iconici della storia degli Oscar.

Marlon Brando (1973)

Nel 1973, Marlon Brando rifiutò l’Oscar per Il padrino e inviò al suo posto l’attivista Sacheen Littlefeather per denunciare la discriminazione dei nativi americani nell’industria cinematografica. «Le ragioni di questa decisione sono il trattamento riservato agli Indiani d’America oggi dall’industria cinematografica e in televisione nei film in replica, e anche i recenti eventi a Wounded Knee», dichiarò Littlefeather tra applausi e contestazioni. «Spero che in futuro i nostri cuori e la nostra comprensione s’incontrino con amore e generosità».

Vanessa Redgrave (1978)

Nel 1978, accettando l’Oscar come “Miglior attrice non protagonista” per Giulia, Vanessa Redgrave fece un discorso infuocato contro «una piccola banda di teppisti sionisti» che l’avevano minacciata per il suo supporto alla causa palestinese. «Il loro comportamento è un insulto alla statura degli ebrei di tutto il mondo e alla loro grande ed eroica storia di lotta contro il fascismo e l’oppressione. E io saluto quella storia, e vi saluto tutti per aver resistito e aver inflitto un colpo definitivo a quel periodo in cui Nixon e McCarthy lanciarono una caccia alle streghe globale contro coloro che cercavano di esprimere la verità in cui credevano».

Susan Sarandon e Tim Robbins (1993)

Nel 1993, presentando il premio per il “Miglior montaggio”, Susan Sarandon e Tim Robbins portarono l’attenzione sui più di duecento haitiani trattenuti a Guantanamo Bay. «Il loro crimine: essere risultati positivi al virus Hiv», dichiarò Robbins. Sarandon aggiunse: «A nome loro, e di tutte le persone che convivono con l’Hiv in questo Paese, vorremmo chiedere ai nostri governanti a Washington di ammettere che l’Hiv non è un crimine e di accogliere queste persone negli Stati Uniti».

Richard Gere (1993)

Quell’anno, anche Richard Gere colse l’occasione per denunciare la situazione dei diritti umani in Cina e in Tibet, rivolgendosi direttamente al leader cinese Deng Xiaoping. «Speriamo che qualcosa di miracoloso, davvero simile a un film, possa accadere qui», dichiarò. «Dove tutti noi possiamo inviare amore e verità e una sorta di sanità mentale a Deng Xiaoping proprio ora a Pechino, affinché ritiri le sue truppe e lasci che il popolo tibetano viva di nuovo come popolo libero e indipendente».

Michael Moore (2003)

Nel 2003, Michael Moore vinse l’Oscar per il documentario Bowling a Columbine. Durante il suo discorso, criticò apertamente il presidente George W. Bush e la guerra in Iraq: «Viviamo in un tempo fittizio, con elezioni fittizie che eleggono un presidente fittizio. Ci opponiamo a questa guerra, signor Bush. Vergogna, signor Bush, vergogna».

Al Gore (2007)

Nel 2007, l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore vinse l’Oscar per il documentario Una scomoda verità, e il suo discorso fu un appello accorato contro il cambiamento climatico: «Dobbiamo risolvere la crisi climatica. Non è una questione politica, è una questione morale. Abbiamo tutto il necessario per iniziare, con l’eccezione forse della volontà di agire. Questa è una risorsa rinnovabile. Rinnoviamola».

Sean Penn (2009)

Nel 2009, accettando l’Oscar come “Miglior attore protagonista” per Milk, Sean Penn difese i diritti Lgbtq+, criticando chi si opponeva al matrimonio fra persone dello stesso sesso: «A tutti coloro che hanno votato per il divieto del matrimonio gay: spero che riflettano e prevedano la grande vergogna che proveranno i cuori dei loro nipoti se continuano su questa strada. Dobbiamo avere pari diritti per tutti».

Patricia Arquette (2015)

Nel 2015, Patricia Arquette, vincitrice con Boyhood, nel suo discorso chiese la parità salariale: «A ogni donna che ha dato alla luce ogni contribuente e cittadino di questa nazione: abbiamo combattuto per i diritti di tutti. Ora è il nostro momento di avere la parità salariale una volta per tutte e pari diritti per le donne negli Stati Uniti d’America».

Leonardo DiCaprio (2016)

Nel 2016, Leonardo DiCaprio volle sollecitare i leader mondiali a intervenire contro il cambiamento climatico: «Dobbiamo supportare leader in tutto il mondo che non parlano per i grandi inquinatori, ma per tutta l’umanità, per i popoli indigeni del mondo, per i miliardi di persone svantaggiate che saranno più colpite da questo. Per i nostri figli e per i figli dei nostri figli, e per coloro le cui voci sono state soffocate dalla politica dell’avidità».

Meryl Streep (2017)

Nel 2017, durante i Golden Globe, Meryl Streep ricevette il premio alla carriera e nel suo discorso criticò il presidente Donald Trump: «La mancanza di rispetto invita alla mancanza di rispetto, la violenza incita alla violenza. Quando i potenti usano la loro posizione per intimidire gli altri, perdiamo tutti».

Spike Lee (2019)

Nel 2019, Spike Lee vinse l’Oscar per la “Migliore sceneggiatura non originale” con BlacKkKlansman. Nel suo discorso, esortò il pubblico a mobilitarsi politicamente: «Le elezioni presidenziali del 2020 sono alle porte. Facciamo la scelta morale tra amore e odio. Facciamo la cosa giusta!».

Joaquin Phoenix (2020)

Nel 2020, Joaquin Phoenix si scagliò contro le ingiustizie sociali e l’industria alimentare: «Penso che siamo diventati molto disconnessi dal mondo naturale. Sentiamo di avere il diritto di inseminare artificialmente una mucca e di rubarle suo figlio, anche se le sue grida di angoscia sono inconfondibili. Poi prendiamo il suo latte, destinato al suo vitello, e lo mettiamo nel nostro caffè e nei nostri cereali».

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