Da Nixon a Matteo Renzi, da Barack Obama ad Angela Merkel, ministri, premier e deputati si piegano all’uso di fondotinta e cipria, nei programmi tv. Ecco perché
di Candida Morvillo (iodonna.it, 24 giugno 2015)
La storia dei politici al trucco in tv ha una data di nascita, il 26 settembre 1960, 55 anni fa. Si narra, in America, che il primo storico dibattito tv del mondo, quello fra Richard Nixon e John Fitzgerald Kennedy, fu vinto da Jfk secondo gli elettori sintonizzati davanti al televisore, ma fu vinto invece da Nixon secondo quelli che li ascoltavano solo alla radio. Colpa del make-up. Il giorno successivo, il Chicago Daily News titolò: «Nixon è stato sabotato dai makeup-artist della Cbs?». Jfk, in effetti, oltre che abbronzato, era aiutato da un trucco da anchorman. Mentre Nixon, che era pallido, reduce da venti giorni di ospedale per un problema al ginocchio, aveva scelto virilmente di non farsi truccare. O, forse – gira anche questa versione – si era limitato a darsi un’incipriata con un prodotto da grande magazzino procurato dal suo staff e inadatto alle luci degli studi tv, che ne aveva accentuato il colore cinereo, già aggravato dalla giacca grigio chiara. Comincia così la storia dei politici in tv. Dapprincipio rifuggivano il trucco, si rifiutavano di comprendere che telecamera e luci appiattiscono ogni viso, li fanno smorti. Col tempo, si sono adeguati. Hanno imparato anche a guardare in camera, di solito urlando troppo. In Italia, il capofila è stato ovviamente Silvio Berlusconi. Lui la tv l’aveva fondata, quella privata, perlomeno. Per il suo primo videomessaggio volle sull’obiettivo della telecamera una calza Dior numero 8, color nudo. Serve a dare un effetto sfumato, a diradare le rughe. Hanno fatto scalpore, qualche anno fa, le foto del settimanale Oggi che lo ritraevano pelato. Si è scoperto che vive truccato, anche se non va in televisione, soprattutto truccato col cerone anche sulla chierica, così da apparire più dotato di chiome di quanto non sia. (Poi si è scoperto anche che, quando si tampona il viso con il fazzoletto, in realtà ci tiene nascosto dentro un piumino da cipria). Tutti in tv si truccano, il makeup è bipartisan. Si trucca Matteo Renzi e si truccava persino Mario Monti. Si truccano, a maggior ragione, le signore della politica. Se un uomo, con o senza trucco, in video cambia poco, per le donne non è così. Il trucco all’apparenza acqua e sapone del ministro Maria Elena Boschi richiede almeno una mezz’ora di makeup. Bisogna uniformare il colore del viso con una base di fondotinta, correttore, cipria, quindi ombreggiare le palpebre, ombreggiare guance e zigomi, rifinire con mascara, matita-labbra, rossetto. Vale per lei e vale per tutte, altrimenti il risultato è un piattume. Venti minuti o mezz’ora servono anche al coiffeur. Negli studi di Porta a Porta o di Matrix, le politiche arrivano anche un’ora prima, tranne Daniela Santanché che giunge sempre pronta. Si favoleggia che venga preparata da una sua truccatrice personale, ogni mattina, per ogni evenienza. I politici maschi, invece, se la cavano con una “base” fatta in pochi minuti e possono presentarsi in studio anche last-minute. Per tutti, nel corso della trasmissione, è in agguato l’effetto lucido. Nelle pause pubblicitarie, i truccatori intervengono a tamponare con un piumino incipriato. Le signore vengono soccorse con un rinforzo di gloss o rossetto.