di Antonella Boralevi (lastampa.it, 1° ottobre 2019)
La signora Nunzia De Girolamo ha, come chiunque, il diritto di fare quello che le pare. Finché non danneggia altri, che è il limite della libertà personale in democrazia. Dunque, se invece che la politica vuole fare lo spettacolo, ne ha facoltà. Come si dice in Parlamento per dare la parola agli eletti del popolo.Così come, decenni fa, fece Irene Pivetti. La prima è stata ministro delle Politiche agricole, la seconda Presidente della Camera. Poi c’è il percorso inverso: per esempio Mara Carfagna, che è stata anche lei ministro. Politica e spettacolo parrebbero non avere nulla in comune. O invece sì? All’estero, si va da un ex attore diventato Uomo più potente del mondo (Ronald Reagan), a un altro ex attore diventato Governatore dello Stato più ricco d’America, la California (Arnold Schwarzenegger), a una ex attrice diventata Duchessa del Sussex (Meghan Markle). Spettacolo e politica appartengono a due generi etici e civili opposti, eppure il viavai dall’uno all’altro non stupisce.
Nel mondo fatato dello showbiz, nessuno è quello che sembra. Anzi, si viene pagati e riconosciuti come professionisti proprio in base alla capacità di diventare un altro. In politica, invece, la verità è richiesta come precondizione. Io Uomo/Donna della Politica, devo essere sincero. Devo sposare una causa e battermi onestamente per quella. Devo convincere gli elettori della mia sincerità. E tuttavia, sempre più spesso, questa precondizione che fonda l’attività politica viene smentita dai fatti. Il politico, talvolta, viene smascherato. Via la maschera, gli viene riconosciuto un talento: aver saputo farsi credere un altro. Alla fine, ciò che resta è il pubblico.