Salvini boccia Bertolaso, ma come potrebbe dire no al Capitano lasciato libero da Spalletti?
di Alberto Infelise (lastampa.it, 19 febbraio 2016)
Triste, solitario y final. Totti che abbandona lo Stadio Olimpico dopo appena quattro minuti concessigli in campo contro il Real. Oppure Berlusconi convinto di essere ancora il dominus del centrodestra che tira fuori dal cappello il coniglio Bertolaso per mettere insieme, come ai bei tempi, capre e cavoli e governare indomito: e invece il primo Salvini che passa lo sbertuccia con un pernacho e manda tutto all’aria. Da una parte l’incapacità di cogliere nell’aria quando i tempi stanno cambiando e farsi dunque da parte prima che siano gli altri a fare da parte te. Dall’altra la sindrome dell’autogol, prima tanto cara a sinistra, ora pure a destra, con l’incapacità di mettersi a un tavolo e trovare un candidato facile facile per conquistare la poltrona del Campidoglio, lasciata libera da un centrosinistra che dopo il disastro dell’esperienza Marino mette in campo Giachetti, non proprio Maradona, diciamo. La soluzione (doppia) è lì, sotto gli occhi di tutti, tanto impossibile quanto suggestiva. Totti sindaco di tutti. È vero, i laziali – intesi come tifosi – si mozzerebbero le dita piuttosto che votarlo, ma c’è da star certi che il 50,1 per cento dei romani sì. È vero, il Capitano si è sempre detto e dimostrato più vicino a Veltroni e Rutelli che al centrodestra romano. Ma che diamine, siamo in tempi di Partito della Nazione, non ci si perda in quisquilie e pinzillacchere. Tanto peggio di Marino non può fare. Tanto più inopportuno di Bertolaso non può essere. Certo, bisogna vedere se Ilary ci ha voglia di fare la first sora, ma qualcosa lascia liberi di arguire che i ruoli di primo piano potrebbero non dispiacerle. E in questi tempi di crisi il centrodestra ha l’aria di non potersi permettere di lasciare lì ad aspettare uno slogan come “Più Totti per tutti”.