di Francesca Caon (huffingtonpost.it, 22 dicembre 2023)
In un contesto contemporaneo, dove il rapporto tra celebrity e pubblico non è mediato e in cui sostenitori e hater si scambiano di ruolo in maniera fluida e spesso mimetica, emerge un interrogativo: la strategia di riparazione adottata nel caso Ferragni-Balocco è stata veramente efficace? Nel recente episodio che ha coinvolto Chiara Ferragni e il marchio Balocco, emerge non solo una gestione apparentemente amatoriale della crisi, ma anche un riflesso delle dinamiche complesse e a volte insidiose dell’influencer marketing nella società attuale.
Questo caso mette in luce la necessità di un approccio maturo e strategico che vada oltre il recupero dell’immagine immediata, per considerare l’impatto a lungo termine sulle comunità e sulla società in generale. Quando Chiara Ferragni ha chiesto scusa e annunciato una donazione di un milione di euro all’ospedale Regina Margherita, ha intrapreso un percorso già visto nella gestione delle crisi. Tuttavia, questa mossa ha sollevato dubbi sulla sua autenticità, un tempo punto di forza e distintivo della sua immagine pubblica.
In precedenza, Ferragni era vista come un’icona di successo autentico e di messaggi positivi. Ora, però, questo incidente la dipinge in una luce differente, più vicina a quella di una figura pubblica in cerca di guadagni facili piuttosto che di un’autentica influencer. La comunicazione iniziale errata e una mancanza di chiarezza e strategia coerente hanno aggravato la situazione, suggerendo una mancanza di comprensione delle dinamiche dell’influencer marketing e del suo impatto sulla percezione pubblica.
Balocco, in questa vicenda, ha dimostrato una certa miopia strategica. Affidarsi a un influencer per veicolare un messaggio può essere efficace, ma senza una pianificazione e un’accurata attenzione al messaggio che si vuole trasmettere può rivelarsi controproducente. L’errore di Balocco non è stato solo nella gestione dell’influencer, ma nell’assumere che la popolarità di un personaggio pubblico fosse sufficiente a garantire il successo di una campagna.
La questione diventa ancora più complessa quando si considera il delicato equilibrio tra l’immagine personale di un influencer e la sua responsabilità pubblica. In un’era dominata dai social media, l’influenza degli influencer è immensa e, con essa, la loro responsabilità. È essenziale che questi personaggi pubblici agiscano in modo responsabile, non solo per preservare la loro immagine, ma per contribuire positivamente alla società. Il concetto di immagine come unico metro di successo è ormai obsoleto. Oggi, gli influencer devono aspirare a costruire un legato che vada oltre la superficialità dell’immagine. Devono essere ambasciatori di cambiamento, ispirazione e crescita sociale. Il loro impatto può e deve essere misurato non solo in termini di engagement e follower, ma anche nel loro contributo alla creazione di una società più informata, consapevole e migliore.
La storia di Ferragni e Balocco non è quindi solo un caso di crisis management, ma un punto di partenza per una discussione più ampia sul ruolo degli influencer nella società. È tempo di riconoscere e abbracciare il loro potenziale di essere veri agenti di cambiamento positivo, portatori di valori solidi e ispirazione per un impatto sociale duraturo. Questa vicenda, al di là delle sue specificità, ci invita a riflettere sulla necessità per le figure pubbliche di agire con maggiore consapevolezza ed eticità, ricordandoci che il vero valore non risiede nel guadagno immediato, ma nell’autenticità, nella trasparenza e nel contributo sostanziale al benessere collettivo.