Per crescere nei sondaggi politici bisogna farsi sparare?

Ph. Michael Evans – Texas Humanities

di Antonio Gurrado (ilfoglio.it, 21 febbraio 2025)

Che Paese, il Brasile! Mentre a Brasilia impazza l’inchiestona sul complotto di Bolsonaro per far fuori Lula subito dopo le scorse elezioni presidenziali, nei pressi di San Paolo impazza l’inchiestina su José Aprígio da Silva, ex sindaco di Taboão de Serra. Costui, alla vigilia delle scorse amministrative, era rimasto vittima di un attentato – non fatto secco, bensì ferito a una spalla –, ricavandone l’inevitabile ondata di sostegno ed empatia.

Pare invece che l’attentato sia stato imbastito a tavolino, all’esplicito scopo di tirar su sondaggi piuttosto deludenti. Secondo gli inquirenti, sarebbe bastato comprare un kalashnikov e pagare qualche finto cecchino per mirare in modo non troppo preciso.

Che Paese, il Brasile, e che mondo, il nostro. Certo, è triste che per contrastare una proposta politica si voglia morto chi la rappresenta. Ma ancor più triste è che, per dare credibilità a una proposta politica e a chi la rappresenta, il modo più efficace sia fingere che qualcuno lo voglia morto.

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