di Andrea Cauti (agi.it, 22 maggio 2020)
Palomar (Volevo nascondermi, La paranza dei bambini, Il commissario Montalbano, Il nome della rosa) ha acquisito i diritti per sviluppare un film sulla vita di Leone Jacovacci, il pugile nero che negli anni Venti ha combattuto per il titolo europeo e per affermare la sua italianità. Scritto da Silvia Ebreul e Marcello Izzo con la collaborazione di Tommaso Renzoni, sarà girato a inizio 2021 in Italia, Francia e Inghilterra. Palomar è in trattative avanzate per una partnership con un distributore internazionale.
Jacovacci nacque nel 1902 in Congo da padre italiano e madre babuendi ma arrivò prestissimo a Roma per poi trasferirsi nel Viterbese, dove fu allevato dai nonni. A sedici anni prese la via del mare: si imbarcò come mozzo e andò in Inghilterra, dove adottò il nome di John Douglas Walker e si arruolò nell’esercito inglese. Scoprì la boxe e esordì sul ring nel 1920 con lo pseudonimo di Jack Walker, in omaggio al pugile Jack Dempsey.
Era un fenomeno e nel 1921, dopo essersi trasferito a Parigi, il suo nome divenne quasi leggendario dopo aver infilato una serie di venticinque vittorie consecutive. A quel punto decise di tornare a casa, in Italia, dove arrivò l’anno dopo per affrontare il campione italiano dei pesi medi, Bruno Frattini, al Teatro Carcano di Milano. Fu sconfitto ai punti, ma secondo i testimoni dell’epoca fu uno scandalo sportivo perché sul ring aveva mostrato una netta superiorità. Decise di rimanere in Italia e di farsi riconoscere la nazionalità. Fu un lungo processo, ostacolato dal Partito fascista, ma alla fine vinse la sua battaglia e il 24 giugno 1928 poté sfidare il campione in carica nazionale ed europeo Mario Bosisio. Quella sera, allo Stadio Nazionale di Roma, davanti a quasi 40mila spettatori e in collegamento radio con tutte le città d’Italia, Leone Jacovacci combatté e vinse, laureandosi campione europeo dei pesi medi.
Un nero mezzo africano aveva battuto il pugile fascista, l’orgoglio d’Italia. Uno smacco per Mussolini, che non voleva essere rappresentato nel mondo da un atleta così poco “italiano”. E così Jacovacci, da quel momento, subì l’ostracismo del regime e dovette abbandonare l’attività sportiva. Morì a Milano, dove aveva trovato impiego come portiere di un condominio, nel 1983. Furono il regista Tony Saccucci e l’Istituto Luce, nel 2017, a raccontare la sua storia, portando sul grande schermo il film-documentario Il pugile del Duce, tratto dal libro di uno dei massimi esperti di razzismo in Italia, Mauro Valeri (Nero di Roma. Storia di Leone Jacovacci, l’invincibile mulatto italico, Palombi Editore), scomparso nel 2019. Il film di Saccucci ebbe una menzione speciale come opera prima ai Nastri d’Argento del 2018.