di Alberto Pucci (fanpage.it, 18 ottobre 2020)
Il calcio, e più in generale tutto lo sport, è da sempre un “mezzo” per inviare messaggi di solidarietà o di protesta. Grazie alla grande attenzione mediatica, i calciatori riescono infatti ad ottenere visibilità e ad accendere la curiosità dei tifosi su un determinato argomento. È quello che è successo anche nelle scorse ore allo stadio San Paolo di Napoli e all’Ezio Scida di Crotone, quando Victor Osimhen e Simy Nwankwo hanno manifestato il disprezzo per ciò che sta accadendo nella loro terra d’origine: la Nigeria.Subito dopo i gol realizzati con Atalanta e Juventus, i due attaccanti hanno esultato mostrando una maglietta bianca con un messaggio scritto a mano: “End police brutality in Nigeria”. Un invito a fermare le violenze rivolto alla polizia nigeriana, che negli ultimi giorni ha usato la forza per placare le proteste di chi è sceso in strada a manifestare. Dopo i casi scoppiati negli Stati Uniti, e la successiva nascita del movimento Black Lives Matter, in Nigeria sta infatti facendo parlare il movimento EndSars. La rabbia del popolo nigeriano è nata il 3 ottobre scorso, quando un video pubblicato online ha mostrato un agente dell’unità abusiva Special Anti-Robbery Squad (Sars) sparare a un giovane nello Stato del Delta.
L’episodio ha dato così vita all’hashtag #EndSars, subito in tendenza in tutto il mondo, e provocato la reazione della gente nigeriana che è scesa in piazza a manifestare, ricevendo in cambio la dura risposta della polizia che ha utilizzato gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e proiettili veri, uccidendo almeno quattro persone e ferendone molte altre. I casi di violenza scoppiati nel loro Paese hanno dunque toccato i due attaccanti del Napoli e del Crotone, che hanno reagito protestando e sensibilizzando tutti i tifosi dopo le loro reti; un gesto, anticipato anche da messaggi lanciati sui social dagli stessi calciatori, che ha ovviamente toccato il popolo nigeriano e trovato molto risalto in quella parte dell’Africa centro-occidentale.