di Marco Sarti (linkiesta.it, 30 settembre 2017)
Tanti conoscono la storia di Ilona Staller, la pornostar diventata deputata della Repubblica alla fine degli anni Ottanta. Ma non tutti sanno che il poeta romano Trilussa e il pittore Renato Guttuso sono stati entrambi senatori. Dal presentatore tv Gerry Scotti al premio Nobel Eugenio Montale, la lista delle celebrità che hanno avuto un seggio in Parlamento è lunga e in buona parte dimenticata.Il comandante Umberto Nobile è passato alla storia per le due trasvolate sul Polo Nord. Il fascismo voleva farne un eroe nazionale, ma alla caduta del regime divenne senatore nelle liste del Partito Comunista. Paradossi parlamentari. Dalla tenda rossa ai divanetti di Montecitorio, il generale del dirigibile Italia fu eletto all’assemblea costituente con 33.373 preferenze. Il secondo più votato nella sua circoscrizione alle spalle di Palmiro Togliatti. A lui, raccontano, gli italiani devono l’articolo 9 della Costituzione, dove si stabilisce che «la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica». Giorgio Strehler è entrato a Palazzo Madama nel 1987. Esponente della Sinistra Indipendente, sul sito del Senato ancora si può trovare la sua scheda personale. Foto, data di nascita, gruppo parlamentare e professione: «Direttore del Piccolo Teatro di Milano, direttore del Théâtre de l’Europe». Lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia ha preferito la Camera dei Deputati. Eletto nel 1979 con i Radicali, della sua esperienza a Montecitorio si ricorda l’attività nella bicamerale Antimafia e nella commissione di inchiesta sul sequestro Moro e il terrorismo. L’apparizione di Franca Rame a Palazzo Madama è più recente. L’attrice teatrale, moglie di Dario Fo, si è candidata con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro alla vigilia della XV legislatura. Due anni da senatrice, poi le dimissioni senza nascondere una certa amarezza. È il destino di molti artisti, incuriositi e delusi dai palazzi delle istituzioni. A rileggerla oggi, la lunga lettera indirizzata al presidente Franco Marini per annunciare il passo indietro sembra quasi un manifesto. «Al Senato – scrive Franca Rame – non si usa ascoltare chi interviene, anche se l’argomento trattato è più che importante. No, la maggior parte dei presenti chiacchiera, telefona su due, tre cellulari, legge il giornale, sbriga la corrispondenza». Nasce anche qui la scelta delle dimissioni, una questione di coerenza nei confronti dei suoi elettori: «Proprio per non deludere le loro aspettative e tradire il mandato ricevuto, vorrei tornare a dire ciò che penso, essere irriverente con il potere come lo sono sempre stata, senza dovermi mordere in continuazione la lingua, come mi è capitato troppo spesso in Senato». Le cronache ricordano un altrettanto deluso Virginio Scotti, in arte Gerry. Giovane deejay radiofonico poi diventato volto noto della televisione italiana. Quando si candida per la Camera con il Partito Socialista è il 1987, ha appena compiuto trent’anni. A Milano raccoglie quasi 10mila preferenze. Viene eletto, ma lo scranno da onorevole diventa presto un incubo. Il periodo trascorso a Montecitorio è scandito da continue frustrazioni che Scotti ha raccontato in una recente intervista a Libero. «È stata una brutta pagina perché non sono riuscito a dare nulla. Non avevo ruoli, sono stato relegato a schiacciare un bottone. In quattro anni mi hanno fatto venire la nausea». Di Cicciolina si è già detto. La pornostar si presenta trent’anni fa con i Radicali. Candidatura scandalistica e provocatoria, secondo molti, eppure apprezzata dagli elettori. Nel collegio di Roma la Staller conquista 19.886 voti, seconda solo a Marco Pannella. In quella lista, tanto per dire, il giovane Francesco Rutelli arriva a 12mila preferenze (c’è anche Cochi Ponzoni, fermo a 531). Dalla commissione Difesa ai Trasporti, durante tutta la legislatura l’attrice ungherese non rinuncerà mai alla sua carriera hard, alternando i suoi spettacoli alle lunghe sedute a Montecitorio. Alla Camera la giovane onorevole si concentra su alcune questioni, in particolare le carceri e la libertà sessuale. In una recente intervista, Ilona Staller ha svelato un inedito retroscena sull’argomento. «Io gli dissi: “Cicciolino Pannella, per me questa è una battaglia importante”. E lui mi rispose che dovevo portare avanti la mia opinione, le mie idee. Pannella del resto ha sempre sostenuto che l’amore è la cosa più bella del mondo, contrapponendolo alla guerra e alla violenza, e sostenendo la libertà nel fare sesso». Sono tanti anche gli sportivi prestati alla causa. Dalla campionessa di sci Manuela Di Centa al pallone d’oro Gianni Rivera. L’ex centrocampista del Milan ha giocato una parte importante della sua carriera proprio a Montecitorio, dove ha attraversato quattro legislature militando nella Democrazia Cristiana e nell’Ulivo. E se alla Camera siede ancora oggi la schermitrice plurimedagliata Valentina Vezzali, la canoista olimpica Josefa Idem ha un posto a Palazzo Madama (senza dimenticare il breve trascorso nel governo Letta). E poi ci sono i cantanti, da Sanremo al Transatlantico. Domenico Modugno, indimenticabile interprete di Nel blu dipinto di blu, è entrato al Senato nella X Legislatura. Anche lui con i Radicali. Negli stessi anni era in Parlamento un altro grande interprete della musica italiana, Gino Paoli. Lui però è stato eletto alla Camera, iscritto al gruppo della Sinistra Indipendente. Franco Califano invece ha soltanto sfiorato l’elezione. Il grande cantautore si era candidato alla Camera nel 1992, in lista con il Partito Socialdemocratico. Ma il sogno di diventare deputato è svanito dopo aver conquistato solo 198 preferenze. Il Califfo non è l’unico artista ad aver tentato senza successo la scalata al Palazzo. Nello stesso anno l’attore Massimo Boldi si è candidato alle Politiche con il Partito Socialista. Ottenendo 2mila preferenze nella circoscrizione Como-Sondrio-Varese, anche quelle insufficienti per entrare a Montecitorio. La lista delle celebrità è lunga. A elencarle tutte si rischiano accostamenti indebiti. Dai cinepanettoni alla grande pittura, è impossibile non ricordare Renato Guttuso. Senatore comunista dal 1976 al 1983, eletto a Palazzo Madama per due legislature. Solo pochi anni prima del suo ingresso in Parlamento, il grande artista siciliano aveva dipinto i funerali di Togliatti, una delle opere più evocative. Artisti e sportivi, cantanti e attori. È la stessa Costituzione ad aprire le porte del Parlamento a chi si distingue nella propria professione. L’articolo 59 della Carta attribuisce al presidente della Repubblica la nomina dei cittadini «che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». E qui l’elenco dei parlamentari coincide con la storia del nostro Paese. Arturo Toscanini, nominato senatore a vita nel 1949, rinunciò al seggio nel giro di poche ore. L’anno dopo toccò a Carlo Alberto Salustri, più noto come Trilussa. Nel 1967 entrò a Palazzo Madama il poeta Eugenio Montale, premio Nobel per la letteratura (ci rimase per cinque legislature, fino al 1981). Ma tra i senatori a vita si ricordano anche l’attore Eduardo De Filippo e la scienziata Rita Levi Montalcini. Onorevoli non per caso, ma per indiscutibili meriti.