“One to One: John & Yoko”, il coraggio rivoluzionario di Lennon a Venezia 81

Mercury Studios – Plan B – KM Films

di Emanuele Bigi (vanityfair.it, 31 agosto 2024)

Non servono fanfare per notare John Lennon e Yoko Ono alla Mostra del Cinema di Venezia 2024. Sono i protagonisti del nuovo documentario di Kevin MacDonald One to One: John & Yoko, uno che di musica se ne intende (suoi i doc Whitney Huston – Stella senza cielo e Marley). Il tuffo è indietro nel tempo, nel 1972, a New York, quando l’ex Beatles, insieme a Yoko Ono, tenne il live One to One, l’unico concerto dopo lo scioglimento della band.

E lo fece per una buona causa: raccogliere fondi per il Willowbrook, un istituto finanziato dallo Stato dove centinaia di bambini disabili vivevano in condizioni inumane. Il doc è un viaggio nella musica, ma soprattutto nel contesto politico degli Stati Uniti dell’epoca e nella vita dell’uomo e del mito senza tempo. I due lasciarono Londra, alla ricerca della figlia perduta di Yoko, Kyoko, e per allontanarsi da quel vento negativo che soffiava contro la moglie, considerata una “strega” e la causa principale dello scioglimento dei Beatles.

Nel 1971 la coppia si trasferisce a New York, in un monolocale in Bank Street, al Greenwich Village. «Avevano scelto di vivere una vita modesta, John cercava di elaborare il trauma post Beatles» afferma MacDonald. Per il documentario, prodotto tra gli altri dalla Plan B di Brad Pitt, quella stanza è stata ricreata nei minimi dettagli, con tanto di dischi, libri, amplificatori e federe identici agli originali. Da quel letto con davanti la tv e con la potente Come Together, cantata durante il live al Madison Square Garden, parte il film. Ci sono immagini d’archivio inedite restaurate e rimasterizzate sotto la supervisione di Sean Ono Lennon, il figlio della coppia, e audio privati mai ascoltati prima.

Il viaggio, a tratti psichedelico, è soprattutto tra le contestazioni di John Lennon in favore dei più deboli. Lottò per John Sinclair, condannato a dieci anni di carcere per due spinelli. A lui l’ex Beatles dedicò una canzone (John Sinclair, appunto), contenuta nel suo album più politico: Some Time in New York City, del 1972; grazie a lui, l’attivista fu liberato. Si scagliò contro il razzismo, la guerra in Vietnam, il guerrafondaio Richard Nixon, che fu rieletto alla presidenza degli Stati Uniti nel 1972 ma due anni dopo fu costretto a dimettersi per lo scandalo Watergate. Organizzò con Yoko Ono dei concerti al fine di raccogliere fondi per pagare le cauzioni dei neri svantaggiati finiti in carcere, e poi si dedicò al mitico One to One.

Un rewind che sconvolge per quanto abbia dei connotati simili all’oggi: sono in corso delle guerre, il populismo in America – e non solo – dilaga, il razzismo pure, si spara ai potenziali presidenti (allora fu il governatore George Wallace a subire un attentato, recentemente è toccato a Donald Trump). L’oggi non si discosta troppo da cinquant’anni fa. Ma oggi chi canta per i più deboli e contro la guerra in Ucraina e in Medio Oriente? Servirebbero il coraggio e la musica di John Lennon.

Il documentario, infine, fornisce un ritratto di Yoko Ono meno ancorato all’epoca. Allora veniva denigrata, insultata e definita “strega”. Era prima di tutto una donna, un’artista e una madre vulnerabile in cerca della figlia Kyoko, che non ha avuto alcuna colpa se non quella di vivere al fianco di un colosso come Lennon. I due lasciarono l’appartamento di Baker Street, un monolocale senza tempo, nel 1973.

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