Parata di 21 star specchio dell’“America che punta al meglio”
di Alessandra Baldini (ansa.it, 17 novembre 2016)
Da Bruce Springsteen, che ha fatto la colonna sonora delle sue campagne elettorali, a Tom Hanks, che molti americani vorrebbero candidato alla Casa Bianca nel 2020. Da Robert Redford, padrino a Hollywood della coscienza ambientalista, a Robert De Niro a cui il paesino di Ferrazzano in Molise ha offerto asilo politico dopo la minaccia di “Toro Scatenato” di prendere a pugni Donald Trump.Una parata di star riceverà il prossimo 22 novembre le ultime Medaglie della Libertà della presidenza di Barack Obama. “Queste medaglie non sono solo la più alta onorificenza civile della nostra nazione, sono un tributo all’idea che tutti noi, non importa da dove siamo arrivati, abbiamo l’opportunità di cambiare in meglio questo Paese”, ha detto il capo della Casa Bianca annunciando la lista di 21 individui che “hanno contribuito a spingere l’America in avanti, ispirando milioni persone in tutto il mondo”. L’elenco è ricco di personalità significative, un “piccolo pantheon” dell’America obamiana. Con l’archistar Frank Gehry c’è l’architetta di origine cinese Maya Lin che giovanissima disegnò il monumento al Vietnam sul Mall di Washington. Obama, che nel 2009 esordì assegnando una Medaglia della Libertà postuma al leader gay Harvey Milk, ha concesso quest’anno il riconoscimento all’attrice lesbica Ellen de Generes che fu la prima a fare outing in televisione rischiando la carriera. Premiata anche la grande Diana Ross, gli ex fuoriclasse del basket Michael Jordan e Kareem Abdul-Jabbar, i coniugi filantropi Bill e Melinda Gates, il creatore di Saturday Night Live Lorne Michaels. Star di prima grandezza, ma non solo: tra i premiati c’è anche Richard Garwin, un fisico che a 21 anni prese il dottorato con l’italiano Enrico Fermi a Chicago e due donne scienziato: Margaret Hamilton, matematica ed esperta di computer che creò i programmi di bordo del programma Apollo per l’esplorazione lunare e un’altra scienziata informatica, Grace Hopper, conosciuta come la “First Lady del software”.