Non vi occupate di politica? La politica si occuperà di voi

di Daria Galateria («Il Venerdì», suppl. a «la Repubblica», 7 luglio 2017)

L’irresistibile canzone Liar Liar (Bugiarda) può aver influito sulle ultime elezioni inglesi? Col suo fondo giamaicano ska-reggae, ha trasformato Theresa May in una persuasiva cantante rap: i suoi discorsi (“together we / the conservative party / will build a better Britain / Britain / Britain”), in un mirabile montaggio, battono il tempo; reiterati, i movimenti di saluto alle folle diventano una credibile danza pop.CAPTAINSKA_LIARLIARMentre un coro ripete “she’s a liar” (“è una bugiarda”) e consiglia “cut the rich, not the poor” (con riferimento ai tagli alla sanità e alla sicurezza), May incaglia il tacco delle sue mirabili scarpe e rimane sospesa e zoppa; poi una ripresa la mostra tra due colonne mentre sembra sostenere a passeggio un uomo anziano; avanzando, lei viene coperta dalla colonna di destra, mentre dall’altra esce il suo compagno: Donald Trump. Creata dalla band Captain SKA, la canzone non è stata naturalmente trasmessa in radio sotto elezioni, ma è diventata la seconda più scaricata in Inghilterra, e si vede comodamente su Youtube. Il partito conservatore non ha rilasciato dichiarazioni su questo diverso modo di fare propaganda politica; Theresa May con ammirevole fair-play si è dichiarata “non contenta” della sua involontaria prestazione artistica. Trevor Noah è un cabarettista di 33 anni di Johannesburg; sbarcato negli Usa, è stato il primo comico sudafricano a comparire nei mitici spettacoli tv di David Letterman; da due anni conduce The Daily Show, programma di satira della rete via cavo Comedy Central. In questi giorni ha inaugurato un finto museo tutto dedicato ai tweet di Trump. L’insegna “The DONALD TRUMP Presidential Twitter Library” si staglia su una spettacolare entrata, che imita la prestigiosa, storica biblioteca pubblica di New York. Sugli schermi passano i tweet postati dal 2009 dall’account @Real/DonaldTrump, compreso l’enigmatico “covfefe”; una riproduzione dello Studio ovale e delle sue toilettes ospita speciali tavolette digitali che consentono ai visitatori di reagire agli avvenimenti in corso con la semplice immediatezza del presidente.

Non sempre comici e artisti danno il loro contributo alla politica, e anzi spesso ostentano disinteresse. Dopo il 1848, il crollo delle rivoluzioni e delle istituzioni – la repubblica spazzata via dall’imperatore Napoleone III – rese gli intellettuali francesi allergici al voto. L’etereo poeta Mallarmé votò una sola volta, nel 1889, e paradossalmente per il generale Boulanger, sostenuto da un’eterogenea coalizione antipolitica: votò, disse, per conto della figlia, che ovviamente non aveva diritto a esprimersi. Flaubert, il nemico della stupidità borghese, votò per una volta Thiers, il campione della borghesia repubblicana. “Voi non vi occupate di politica”, disse il filosofo Royer-Collard al grande critico Sainte-Beuve, “vi compiango, un giorno la politica si occuperà di voi”.

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