di Mario Sechi (agi.it, 25 gennaio 2021)
Un giorno gli storici forse divideranno la nostra vicenda contemporanea in due momenti: prima e dopo Trump. Nel frattempo, siamo immersi in un “durante” che serve a vedere il dopo e decifrare ciò che è successo prima. Trump è amato o odiato, non ci sono vie di mezzo, chi lo insulta e apostrofa come un gaglioffo può esibire il pedigree democratico per stare in società, chi lo adora naturalmente lo fa no limits: tutti gli altri sono “nemici del popolo”. Il risultato è che dal 2016 gli uni e gli altri sbagliano le previsioni su The Donald. Dopo l’invasione di Capitol Hill, gli illusionisti dicono che la storia è (ri)finita e l’America è un grande paradiso no borders, un territorio pacificato, governato dal Partito Democratico di Joe Biden e Kamala Harris, mentre i repubblicani sono in un penoso esilio e Trump è destinato a trascorrere il suo tempo giocando a golf.Vero? Per sapere, per capire, bisogna andare a parlare con chi “fiuta l’aria” della politica americana. Dunque dobbiamo cercare la persona e il posto giusto. Questa non è una storia che si può scrivere a Washington D.C., con l’inchiostro intinto nel Potomac. Dobbiamo puntare a Sud, destinazione Florida, roccaforte repubblicana, tra le paludi delle selvagge Everglades e il mare che si distende sul Golfo del Messico. Coccodrilli e squali, villa e jet privato. Allacciate le cinture, rotta tracciata, l’esclusiva Palm Beach. Il barometro giusto per capire come girano i venti del prossimo uragano è quello di Christopher Ruddy, il fondatore e proprietario di Newsmax, grande amico di Donald Trump – e anche dei Clintons. Il personaggio è l’ideale per il nostro scopo, Ruddy è l’editore del momento, esclude che Newsmax possa diventare la Trump Tv e la ragione è semplice: punta più in alto, punta a superare Fox News o comprarla. L’uomo giusto e il luogo perfetto. Questa è Palm Beach, siamo seduti sulla veranda di Mar-a-Lago, la “Casa Bianca invernale”, questo è il regno privato di Donald Trump. Ruddy è davanti al taccuino, Rum e Cola per lui e Gin Tonic per me, The Donald è dietro l’angolo.
Tutti parlano di Newsmax, dove vuole arrivare Chris Ruddy?
«Non sono sicuro di dove voglio andare, ma posso dirti con certezza dove sono adesso. Siamo il quarto canale di news via cavo negli Stati Uniti, raggiungiamo circa 40 milioni di americani che guardano regolarmente o visitano il nostro sito web. Siamo un antidoto ai media liberal degli Stati Uniti, penso che alla fine supereremo Fox News, sicuramente siamo sulla traiettoria giusta per farlo. In questo momento, Mario, noi siamo una forza negli Stati Uniti ed è una forza di cui c’è molto bisogno».
Sei un giornalista, come sei diventato un editore?
«Non avevo mai pensato di lavorare nel mondo dei media, ma volevo lavorare nella finanza. Ho frequentato la London School of Economics, per caso ho scritto degli articoli per alcune testate a New York e così sono stato notato da Rupert Murdoch, che mi ha assunto all’età di 26 anni, come punta dei reporter investigativi, e sono diventato famoso coprendo la Casa Bianca di Clinton. Ho capito il potere di Internet e nel 1998 ho avviato Newsmax. Così è diventata una delle principali media company di orientamento conservatore, sul web e in televisione».
Sarai tu il nuovo Rupert Murdoch, che a suo tempo ti ha assunto?
«Murdoch è un uomo incredibile, l’informazione americana per tanto tempo non ha avuto una testata giornalistica equilibrata e c’è voluto un australiano, un miliardario, per iniziare: ha comprato il New York Post – per il quale ho lavorato –, ha creato Fox News, ha comprato il Wall Street Journal. È stato una grande forza, una forza positiva. Ha quasi 90 anni, la nuova leadership penso che debba arrivare da posti come Newsmax e io mi considero parte della sua eredità».
Sei ancora in contatto con lui, Murdoch?
«Ci siamo sentiti, ma non di recente. Abbiamo un legame d’amicizia e a me lui piace molto».
Vuoi comprare Fox News?
«Se tu mi dai i soldi… o se una società dell’energia come l’Eni in Italia mi desse 10 miliardi…».
È questo il valore di Fox News?
«Non so se questo è il valore, ma so che oggi Fox News vale molto meno di anni fa, proprio per colpa di Newsmax. Al prezzo giusto, comprerei Fox News».
E quindi non vuoi vendere Newsmax?
«No. A meno che non ci voglia comprare tu per 10 miliardi – sto scherzando».
Newsmax è sempre stata di destra. Ora è una tv più trumpiana o ruddiana?
«Non penso a Newsmax come a una testata di destra. Noi siamo in campo da molto tempo, il New York Times, il Washington Post e il Wall Street Journal, considerano Newsmax “conservatrice”, noi abbiamo solo guardato ad altre parti del Paese, ma abbiamo anche editorialisti liberal su Newsmax. Non sosteniamo l’agenda politica del Partito Repubblicano e non sosteniamo neppure l’agenda politica di Donald Trump. Sosteniamo molte delle sue politiche, e siamo stati tendenzialmente molto equi, molto giusti con lui. Il mio lavoro, quello della società di news, è quello di fare informazione, non sostenere l’agenda politica di alcuno, questo è il modo in cui vedo io Newsmax. Donald Trump, un po’ come Rupert Murdoch, è per molti versi un gigante, forse avvierà la sua media company, non lo so, non me lo ha detto, penso che Newsmax resterà fedele alle notizie, non sarà la Trump Tv e non sarà la Chris Ruddy Tv. Io ho tanti giornalisti, sono 300, e ognuno ha la sua visione personale, il suo punto di vista, non abbiamo un’ideologia».
È la tua agenda?
«No, l’agenda è dire la verità al pubblico».
Come Trump ha ridisegnato il mondo dell’informazione e delle notizie?
«Io penso che lui abbia ridisegnato la politica, non sono convinto che abbia ridisegnato l’informazione. Il mondo dei media è dominato dai gruppi liberal, il potere di Internet e dei social media è incredibile, non penso che lo abbia ridisegnato Trump. Lo ha usato con successo, per parecchio tempo, e ora è stato tagliato fuori da molti mezzi. Il problema che abbiamo è che ci sono molti più media e molti più liberal, mentre l’America si muove su un versante più conservatore».
Quando hai sentito Trump l’ultima volta?
«Solo un paio di settimane fa. Trump è qui in Florida, lo vedrò probabilmente nei prossimi giorni, lo sento regolarmente, dopo le elezioni l’ho sentito ogni settimana, ogni 15 giorni».
Trump si ricandiderà nel 2024?
«Penso che gli piaccia che la gente lo pensi. Personalmente non credo che lo farà. Sarà una forza politica e mediatica nel mondo, una forza globale, ama i media. Non penso che avvierà la sua media company, ma farà parte dell’informazione globale. Spero che venga su Newsmax ogni tanto, ci aspettano molte battaglie. Biden sta portando avanti un’agenda molto liberal in Congresso e ora con gli ordini esecutivi, e penso che Trump voglia essere una voce contro».
Trump avrà uno show su Newsmax?
«Non mi posso permettere il cachet di Trump. Ha guadagnato un sacco di soldi, è un miliardario. Con Apprentice guadagnava tra i 15 e i 20 milioni l’anno, sarebbe molto costoso avere Trump su Newsmax. Per noi sarebbe preferibile averlo come ospite, non penso che desideri avere un regolare show».
L’impeachment dei democratici è coerente con la promessa di Biden di riunificare il Paese?
«Penso che l’impeachment sia una scelta terribile, perché contribuirà a dividere ulteriormente gli Stati Uniti: non è necessario, non penso ci siano le prove sufficienti per farlo, non ha alcun senso legale, è fatto per rimuovere un presidente dall’incarico, ma lui già non c’è più. Penso che a molta gente non piaccia Trump, vogliono vendicarsi, penso che sia una decisione terribile. Anche a Mitch McConnell penso non sia mai piaciuto e ora sta rispondendo e penso che questo non stia aiutando, così come l’impeachment. McConnell dovrebbe piuttosto concentrarsi su come portare avanti la causa repubblicana».
Lui da ex presidente perderà o rafforzerà la sua presa sul Partito Repubblicano?
«Resterà una forza nel partito repubblicano, poi quanto voglia restare coinvolto nella politica day by day non lo so. Io sono un giornalista, guido un’azienda editoriale, quindi non sono proprio concentrato sulla sua attività politica. Quando era alla Casa Bianca sono stato là qualche volta, abbiamo parlato regolarmente, ma spesso parlavamo di politica, non di come lui stava organizzando le cose, e mi piacerebbe andare avanti così con il rapporto, mantenere un po’ di distacco, perché quando guidi un’azienda editoriale non vuoi essere coinvolto nelle politiche quotidiane».
C’è ancora un solo Partito Repubblicano?
«Ci sono divisioni anche all’interno del Partito Democratico. Io penso che Trump sia stata una forza unificante del partito, guardiamo i numeri: Trump ha avuto oltre il 90 per cento dei voti repubblicani e anche adesso ha un alto tasso di approvazione tra i repubblicani, quindi l’idea che lui in qualche modo non sia gradito ai repubblicani è falsa. Ora lui ha del tempo per riposarsi, mettere in ordine i pensieri, organizzarsi. Essere presidente comporta molte restrizioni e Trump è uno al quale non piaceva rispettare neanche il suo programma, gli piace far le cose così come avvengono. Dubito che voglia creare un nuovo partito, un nuovo movimento. E poi lui ha già un movimento politico, il “Maga Movement” è uno dei più grandi che siano mai stati realizzati nella storia americana, è quasi un partito politico, è come un partito nel partito».
Il partito di Trump è quello della working class? O lo è il Partito Repubblicano?
«Penso che il Partito Repubblicano sia il partito della classe media americana e, se guardi all’andamento del voto, gli elettori con meno di 50mila dollari di reddito annuo hanno votato democratico, tra i 50 e i 150mila dollari hanno votato repubblicano, sopra i 150mila votano forse repubblicano, ma generalmente democratico. La middle class e la working class americana tendono a votare repubblicano. Donald Trump s’identifica con questa gente che lavora, working people, ed è stato molto bravo a entrare in sintonia con questa gente che si sente esclusa dalla politica».
Volete espandervi, comprare altri network?
«Il mio obiettivo ora è quello di essere con Newsmax il numero uno delle news via cavo. I nostri tassi di crescita sono stati incredibili, siamo il quarto canale di news via cavo d’America, lo siamo diventati in un tempo molto breve. Fox News era la numero uno e ora è la numero tre. Quello che la gente dimentica, inoltre, è che Newsmax non è solamente via cavo: negli Stati Uniti siamo su tutte le piattaforme Ott (Over the Top), e siamo gratis, quindi la gente in Italia e nel mondo può scaricare la nostra app sullo smartphone, oltre 5 milioni l’hanno scaricata».
Stai pensando a espanderti in Europa?
«Siamo disponibili, già ora, in Europa. Abbiamo gente che scarica la nostra applicazione, dei contratti di licenza in sette Paesi. Forse un giorno avremo Newsmax in Italia guidata da te, Mario. Perché no?».
Andiamo avanti. Tu sei in Florida, Trump è in Florida, i Trump’s sono in Florida, i Trumpians sono in Florida. La Florida è il nuovo hub del Partito Repubblicano?
«Penso che in questo momento l’hub del Partito Repubblicano sia in Texas, ma c’è molta attività repubblicana proprio qua (in Florida). Guarda caso noi ci troviamo a Mar-a-Lago, a Palm Beach, vicino a Miami, questa in realtà è un’area molto democratica, Fort Lauderdale, Miami, il Sud della Florida. Molti repubblicani si sono spostati in quest’area, come il presidente, come me. La Florida come Stato tende a essere repubblicana, ma il Texas è più noto come roccaforte rossa. La gente si sposta in Florida perché le tasse sono basse, la regolamentazione non è male, abbiamo un italoamericano come governatore (Ron DeSantis), un conservatore che è stato bravo con il Covid, non ha fatto lockdown e i casi sono sotto controllo, abbiamo una piena attività economica che è incredibile, questo contraddice quello che dicono i liberal, che servono i lockdown, che c’è bisogno di mascherine, invece è stato molto più aperto e l’economia va bene e il Covid è sotto controllo, sta ricevendo plausi dai conservatori in Florida e nel Paese».
Trump nel 2024 non corre, ma Ivanka o qualcun altro della famiglia potrebbe?
«Io penso che Ivanka potrebbe correre, anche Don junior è stato molto attivo e Lara, la moglie di Eric, vuole correre. Non sono sicuro che poi alla fine si candideranno, gli piace forse che la gente ne parli. Il padre era molto interessato alla politica, la famiglia forse non è così interessata come lui. Dovranno affrontare una serie di sfide, il presidente è sotto attacco, ci sono attacchi dai repubblicani, lo vediamo dall’impeachment, dai democratici, problemi legali nello Stato di New York. Dovrà affrontare alcuni di questi problemi, non sappiamo ancora quali. Penso che si concentrerà sul suo business, che ha sofferto in questo periodo, il Covid ha colpito il business degli hotel e il golf perché la gente viaggia di meno. Penso che voglia ricostruire il suo business restando al tempo stesso una forza politica influente, c’è un gran lavoro da fare. Il Partito Repubblicano non vince il voto popolare da anni, penso dalle elezioni del 1998, eccetto nel 2004, quando vinse Bush jr. ed era un presidente di guerra. Questo presidente ha avuto un ottimo risultato sul piano economico, ma ha perso il voto popolare. I repubblicani devono ricreare sé stessi, lavorare per la classe media, devono essere in sintonia con un gruppo più ampio di popolazione. Devono andare oltre la base presidenziale per costruire un partito di maggioranza».
Cosa ne pensi della “guerra incivile” citata da Biden?
«Abbiamo una frammentazione degli Stati Uniti. Anche in passato sono successe queste cose, come durante la guerra del Vietnam. Penso che molto venga dalle diseguaglianze di reddito e non dalla politica. Le retribuzioni reali negli Stati Uniti non crescono da 30 anni, i salari non aumentano e quindi questa istanza va portata in strada, resa visibile. Lo si vede anche in Europa per certi versi, nessuno affronta i problemi economici sottostanti. Trump stava cercando di farlo con gli accordi commerciali, con il taglio delle tasse. La soluzione democratica di alzare le tasse, introdurre altre regole, renderà l’economia più debole, non più forte».
I gruppi religiosi quanto hanno pesato nel voto?
«Le organizzazioni religiose sono ancora una grande forza. Gli evangelici, i cattolici nel Midwest: il presidente ha fatto molto bene con questi elettori. Non sono più forti come una volta, ma sono sempre importanti».
Sei ottimista sul futuro degli Stati Uniti?
«Sono preoccupato. Il Paese è diviso, spaccato. Ti dò un esempio: ci sono certi gruppi che pensano che Newsmax non debba esistere tra le tv via cavo. Io sono in disaccordo con Cnn e Msnbc e altri gruppi editoriali liberal, ma io non ho mai detto e mai dirò in un milione di anni che devono essere spente. Ma a sinistra c’è chi dice che “se non sei d’accordo con me” allora devi essere chiuso. Questo è anti-americano, è incostituzionale, è contro l’idea della libertà di parola… è una guerra culturale. Sì, è una guerra culturale. In termini politici è Gramsci. Quello che sta accadendo è terribile, è una vergogna. La sinistra da tempo non è più liberale, sono progressisti di estrema sinistra che hanno un’agenda radicale, vogliono il potere sopra i principi. Se tu vai a New York, il numero di senzatetto per le strade è incredibile. Se sei un liberal, pensi di aiutare la gente lasciandola dormire al gelo sulle strade? Questo non è normale, non è la società che vogliamo. Questa è una rottura, una perdita del consenso su ciò che dovrebbe la società libera».
La Cina, minaccia o opportunità?
«È un avversario e un competitor. In termini militari oggi non è una minaccia, ma domani potrebbe diventarlo. Penso che la Russia sia il problema attuale più serio perché ha un forte arsenale nucleare, è l’unico Paese del mondo che può distruggere gli Stati Uniti in un’ora. La Russia per me è la priorità. Penso inoltre che la Cina sia un avversario, ma anche un potenziale grande amico degli Stati Uniti. Ci si sta muovendo in quella direzione, ma le decisioni prese in Cina la rendono più dittatoriale e autoritaria e questo complica tutto».
Trump dice che i media sono i nemici del popolo? Tu allora cosa sei?
«Una volta in una riunione di Ceo, in New Jersey, ho preso la parola e ho detto: “Sono un nemico del popolo che di fatto supporta Donald Trump”. Si sono messi tutti a ridere. Io considero me stesso come parte della stampa, non penso che la stampa sia il nemico del popolo, io penso che una stampa monolitica, con un solo punto di vista, sia un nemico del popolo, un nemico della società libera, questo probabilmente vuol dire Trump».
Il giornalismo è vivo?
«Abbiamo tanto giornalismo in America. Penso che sia molto vivo, vibrante. Ovviamente è dominato dalla sinistra e questo è un problema, perché questo schiaccia, riduce le voci della destra. Ma finché ci sarà Newsmax, il giornalismo sarà vivo».