di Silvia Renda (huffingtonpost.it, 13 giugno 2024)
L’attesa si è interrotta oggi. A oltre due anni dal rilascio dell’ultimo episodio della terza stagione, sono arrivate le nuove puntate di The Boys, fortunata serie targata Amazon Prime Video, ambientata in un’America distopica, dove i supereroi vivono tra noi, ma non sono quelle brave persone che la Marvel o la Dc Comics ci avevano raccontato. Il capitolo quattro della saga è un punto di svolta: fortemente più politicizzato e schierato rispetto al racconto precedente, affronta tematiche calde negli Stati Uniti, come l’aborto.
E appare sempre più chiaro che il cattivo della serie, il supereroe Patriota, è liberamente ispirato a Donald Trump. Creata da Eric Kripke, la serie è basata sulla serie a fumetti scritta da Garth Ennis e illustrata da Darick Robertson. In The Boys, i supereroi sono popolari come le celebrità, influenti come i politici e venerati come Dei. I loro poteri sono alle dipendenze della Vought International, multinazionale poco incline alla salvaguardia dell’umanità e più interessata ai profitti personali. L’ostacolo lungo il loro percorso è un gruppo di vigilantes disadattati, in lotta contro ciò che è il male, anche se non lo sembra.
Il creatore Kripke in questa stagione si pone gli stessi obiettivi dei Boys: attraverso il racconto di un’America fittizia, aiutare gli spettatori a disvelare il male reale, quello esercitato da politici che manipolano l’elettorato per un tornaconto personale. «Lo show vuole sottolineare che siamo tutti manipolati, da algoritmi e social media. La disinformazione è utile a miliardari e politici, utile a metterci in lotta gli uni con gli altri», ha dichiarato Kripke, come riportato da Reuters.
Nell’anno in cui Trump è nuovamente in corsa per conquistare il titolo di presidente degli Stati Uniti, la quarta stagione di The Boys si muove sullo sfondo delle elezioni presidenziali, con riferimenti anche all’attacco a Capitol Hill e al movimento Maga (Make America Great Again). Un messaggio chiaro, rivendicato dal creatore: «Scriviamo di qualunque cosa ci faccia incazzare o ci spaventi. Non mi illudo che riusciremo a cambiare idee radicate o che riusciremo a fare la differenza. In ogni caso, è un vero dono avere un modo per esprimere ciò che proviamo e pensiamo».
Il bersaglio dichiarato è Trump. È facile trovare parallelismi tra lui e il villain principale, Patriota, persino sotto processo per qualcosa che lo stesso Trump una volta disse di poter fare senza subire conseguenze: sparare a qualcuno in pubblico, in pieno giorno. Durante il processo, un’orda di sostenitori protesta fuori dal tribunale, come il popolo del Maga ha fatto per il suo idolo nella vita reale. Nel quarto capitolo c’è poi spazio per un nuovo personaggio, ispirato invece a Kristi Noem, la governatrice del Sud Dakota, aspirante vice del magnate, che ha orgogliosamente rivendicato l’assassinio del proprio cane.
«Ho chiaramente delle mie idee politiche, una mia prospettiva ben solida, e non mi vergogno di inserire quella prospettiva nello show», dice ancora Kripke. «Chiunque voglia definire The Boys una serie tv “woke”, è libero di farlo. Può anche andare a farsi fottere e guardare qualcos’altro. Ma certamente non chiederò scusa per ciò che stiamo facendo, né cambieremo una virgola del nostro stile. Alcune persone che lo guardano pensano che Patriota sia l’eroe. Sono liberi di pensarlo, ma io alzo le mani al cielo». A un raduno trumpiano, infatti, è stato avvistato un sostenitore con indosso i panni di Patriota: tuta azzurra e mantello a Stelle e Strisce.
Il personaggio è un miscuglio autodistruttivo di ambizione professionale e insicurezza personale. Parlando di lui con Rolling Stone, Kripke ha dichiarato: «Tutto ciò che vuole è essere la persona più potente possibile, anche se è completamente inadeguato nella gestione di questo potere. In lui troviamo un mix di vittimizzazione del maschio bianco e ambizione incontrollata: è surreale dire che queste siano state le caratteristiche del presidente degli Stati Uniti». Fan di estrema destra della serie non hanno affatto gradito il risvolto, ma il fumetto su cui si basa The Boys era originariamente una reazione alle politiche post-11 settembre di George W. Bush. Sbagliato era stato aspettarsi neutralità.