di Antonio Gurrado (ilfoglio.it, 12 aprile 2022)
Se qualcuno fa il saluto nazista, già è grave di per sé. Se adolescente, forse ancor più; e sicuramente se fa un lavoro – ad esempio lo sportivo – che lo espone a diretto contatto col pubblico. Se poi è russo, la faccenda tracima nel tragico e sfiora addirittura il ridicolo, alla luce del corrente progetto di denazificare l’Ucraina. Per questo ha fatto scalpore il saluto nazista con cui un quindicenne russo pilota di kart, Artyom Severyukhin, ha salutato la propria vittoria ai campionati europei. La Fia lo ha condannato, la scuderia lo ha licenziato in tronco, lui si è scusato in modo inoppugnabile: “Nelle mie azioni non c’era alcuna intenzionalità”.
Che può significare due cose. O inconsapevolezza: mi sono comportato così ma non sapevo che senso avessero le mie azioni, non credevo che il braccio disteso avesse a che fare in alcun modo con il nazismo pur nella coincidenza dei dati di fatto. Oppure totale involontarietà: sembra che io abbia ripescato il repertorio nazista ma in realtà il mio braccio si è disteso da sé, è stato uno spasmo incontrollato, un riflesso condizionato, mi dissocio da ciò che fa il mio corpo. Chissà quale delle due interpretazioni, a cose fatte, verrà scelta da Putin.