di Anna Zafesova (ilfoglio.it, 27 marzo 2021)
La rivoluzione è già in corso e le ragazze di Minsk sanno cosa mettersi. Le nuances Pantone della stagione politica 2020-21 sono il rosso e il bianco, i colori della bandiera della Bielorussia indipendente, quella sotto la quale Aljaksandr Lukašėnka era entrato in carica nel 1994, per poi sostituirla con il vessillo rosso e verde della Bielorussia ancora sovietica. Da allora, il dittatore vede bianco e rosso ovunque, e oggi si rischia di venire arrestate per una sciarpa. O un ombrello bianco con scritte rosse. Per un braccialetto di gomma o un nastrino legato al polso. Perfino per un rossetto. In una rivoluzione che vede le donne in prima fila, la surreale frontiera della resistenza al totalitarismo passa dal look, e dai colori. Da quando, nell’agosto scorso, il Paese è sceso in piazza contro Lukašėnka, la bandiera bianca con al centro la striscia orizzontale rossa è stata proclamata dal regime “estremista” e “fascista”.
Intere squadre di poliziotti in borghese e addetti comunali sono state lanciate alla ricerca di qualunque oggetto bianco-rosso, armati di forbici per tagliare i nastrini dei colori proibiti legati un po’ ovunque. Un rito assurdo sfociato però in tragedia l’11 novembre 2020, quando il giovane Roman Bondarenko ha apostrofato gli agenti che stavano tagliando i nastri, è stato arrestato e picchiato a morte. L’ossessione coloristica di Lukašėnka ha imposto una sorta di daltonismo politico, che però era sembrato agli oppositori impossibile da applicare. Si sbagliavano: la fotografa bielorussa che si nasconde sotto lo pseudonimo di Volya (Libertà) ha realizzato per la testata online Meduza uno splendido look book dell’opposizione, con l’indicazione di tutti gli accessori che possono costare l’arresto e la prigione. Innanzitutto, ogni abbinamento bianco-rosso vale una multa o trenta giorni di carcere, e se a sfoggiare i colori proibiti sono più di due ragazze insieme il reato passa nella categoria delle manifestazioni non autorizzate.
Le bielorusse si sbizzarriscono in look fantasiosi, che vanno dal basco rosso a scialli color carminio che coprono la testa a metà tra velo monacale e cuffia da Diario dell’ancella. Si possono mescolare cappellini con veletta e mascherine, occhiali da Sole e collane vistose, ampie stole e berretti di maglia, calze e borsette, in un mix di colori, texture e stili che aiuta anche a occultare il volto dal riconoscimento facciale. Per chi invece osa girare a volto scoperto c’è il rouge vivo da sfoggiare sulle labbra, un look rubato a Maria Kalesnikova, la leader della piazza che affrontava i poliziotti mostrando le mani congiunte a cuoricino, prima di venire incarcerata. Da qualche settimana c’è anche il trend del deep black: introdotto in segno di lutto per le vittime del regime, serve anche a depistare la polizia, e molte coprono il look bianco-rosso con un cappotto (sbottonato) nero. Gli agenti del regime però hanno un’attenzione altrettanto maniacale al dettaglio, e gli elementi passibili di arresto e manganellate sono sempre più numerosi.
L’accessorio più galeotto della stagione è un ombrello bianco con disegni rossi, come quello che la leader dell’opposizione Svjatlana Tikhanovskaya ha regalato ad Angela Merkel. Una rosa o un garofano rosso valgono un fermo, e il fioraio Maxim Khoroshin, che aveva regalato fiori alle manifestanti, è stato picchiato in prigione. Ora la polizia ha cominciato a irrompere anche nelle case di chi appende alle finestre oggetti bianchi e rossi, dai reggiseni a semplici fogli, considerati dai giudici “simboli anticostituzionali”. Il record dell’assurdo resta però al dolcetto bianco con ripieno rosso che è valso a una 75enne di Minsk una condanna al carcere di Zhodino. “Il dolcetto era un modo per protestare”, è stato, secondo la testimonianza della fotografa Volya a Meduza, il verdetto, che ha anche eliminato dalle pasticcerie bielorusse pasticcini dai colori fuorilegge. Non è chiaro se rimanga la possibilità di protestare con una coppa di fragole e panna.