Mick Jagger, due nuove canzoni fra fake news, migranti e politici clown

Il cantante dei Rolling Stones pubblica a sorpresa England Lost e Gotta Get a Grip. I testi come risposta all’«epoca di confusione e frustrazione che stiamo vivendo»

di Andrea Laffranchi (corriere.it, 27 luglio 2017)

Così arrabbiato con il mondo non lo si vedeva da tempo. Forse da mai. Mick Jagger, con o senza Rolling Stones, non è stato mai uno da canzoni di protesta. Tranne la sessantottina Street Fighting Man e la più recente invettiva anti Bush Sweet NeoCon lui e la band hanno preferito raccontare altre storie.jagger_gripMick ha pubblicato ieri, un giorno dopo il compleanno numero 74, due nuove canzoni. A sorpresa perché nulla era stato annunciato, nemmeno l’esistenza di un progetto solista, il primo a 16 anni da Goddess in the Doorway. A sorpresa perché i testi di Gotta Get a Grip e England Lost sono un discorso al mondo e alla nazione. Si tratta, ha spiegato la rockstar, della risposta all’«epoca di confusione e frustrazione che stiamo vivendo» e a muovere l’ispirazione sono state «l’ansia e l’imperscrutabilità del cambiamento politico in atto». Sono brani rock blues con chitarre (suonate da Jagger stesso) che ricordano l’immaginario degli Stones. England Lost, con il featuring del rapper Skepta, racconta di una partita di calcio. «Sono andato a vedere l’Inghilterra ma ha perso», ripete la voce di Mick. Ma il senso del brano va oltre lo sport. «Parla della consapevolezza di vivere un momento molto difficile della nostra storia. Di non sapere dove ci troviamo e della sensazione di insicurezza. Mi sentivo così mentre scrivevo il testo», ha raccontato. La delusione per la sconfitta diventa così il pretesto per raccontare di una nazione con la Brexit sullo sfondo ormai «senza passione» e del fatto che le frontiere chiuse costringeranno a starsene chiusi in casa con le porte e le finestre sbarrate. Tocco di humour: «Londra sarà come Singapore (dove le leggi sull’immigrazione sono rigide, N.d.R.), ma non così calda». Gotta Get a Grip allarga lo sguardo a un mondo ormai «sottosopra», governato da «lunatici e clown» e in cui «nessuno dice la verità». Dalla penna di Jagger escono immagini di migranti e rifugiati, Isis e guerra, scandali politici e informatici. «È chiaro che abbiamo innumerevoli problemi. Sono politicamente ottimista? No», ha spiegato. Però non se la sente di mandare tutto a rotoli. «Il messaggio del brano è che nonostante tutto devi prendere in mano la tua vita e creare il tuo destino». Non c’è il progetto di un album intero. Nel cd e nel vinile in vendita da oggi ci sono solo le versioni ufficiali dei brani; nelle piattaforme digitali si possono ascoltare anche tre ulteriori remix di Gotta Get a Grip. «Ho iniziato a scriverle in aprile e ho voluto che fossero pubblicati subito. È rigenerante esprimersi artisticamente in forme diverse e mi sento di vivere un sottile ritorno al passato, quando eravamo più liberi e registrare senza pensieri o strategie. Per la pubblicazione non avevo intenzione di aspettare fino all’anno prossimo: non volevo che perdessero il loro impatto». Nelle note che accompagnano le canzoni inedite Jagger parla anche dei suoi ascolti. «Le ultime cose che ho aggiunto alle mie playlist sono Kendrick Lamar, Skepta, Mozart, Howlin’ Wolf, Tame Impala, tracce oscure di Prince e classici brani soul dei The Valentine Brothers. Mi piace davvero tanto Kendrick: anche lui parla del discontento generale e riesce a raccontare il nostro tempo».

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