di Carole Hallac (lastampa.it, 14 settembre 2024)
«Le elezioni sono il nuovo red carpet» ha dichiarato lo stilista Michael Kors durante la Fashion Week di New York, dove la politica ha fatto da protagonista con simboli patriotici in passerella, figure politiche in prima fila e collezioni che rispecchiano diverse visioni della società americana. In particolare, la prospettiva di una donna alla Casa Bianca ha galvanizzato l’industria della moda, che, già all’inizio della kermesse, è scesa in strada per incoraggiare gli elettori a recarsi alle urne.
Una domanda alleggia: chi vestirà Kamala Harris se dovesse essere eletta? Michael Kors, un brand indossato della Harris in numerose occasioni, inclusa la copertina di Vogue, è in perfetta linea con il suo stile, caratterizzato da tailleur pantalone monocromatici fatti su misura e impreziositi con solo una collana di perle, in omaggio alla sua confraternita universitaria.
Dal lancio della sua campagna elettorale, la candidata democratica ha accantonato i capi casual, come le giacche informali e le sneakers Converse, adottando un look ancora più sobrio, e ci si chiede se potrebbe osare di più. «Non credo sia necessario, sa bene ciò che funziona per lei» ha spiegato Kors prima della sua sfilata, citando la difficoltà per le donne in politica di scegliere abiti che non distraggano dalla loro leadership.
Per la sua nuova collezione, lo stilista ha scelto di celebrare il trentacinquesimo anno della sua collaborazione con artigiani e sarti italiani, mettendo in evidenza il lavoro manuale che impreziosisce i suoi capi: dalle frange in raffia per gonne e borsette a secchiello alla lavorazione della pelle a effetto pizzo, fino ad applique in cotone torchiato su gonne a ruota indossate su costumi da bagno con profonde scollature. Il mood mediterraneo è interpretato attraverso le lenti bianche e nere delle fotografie di Herb Ritts, con note beige, verdi ed écru.
Il costume da bagno usato come body si ritrova da Tory Burch, abbinato a pantaloni ampi con vita a coulisse. Prendendo spunto dall’athleisure, per forme e materiali proponendo maglieria aderente in tessuti trasparenti, stampe astratte animalier per capotti, pantaloni e abiti, e nuove interpretazioni delle sue iconiche ballerine Reva. In prima fila, tra attrici e atlete, la figliastra di Kamala Harris, Ella Emhoff, apparsa anche in passerella da Coach.
Tommy Hilfiger fa invece riferimento a un’icona politica del passato. «Jfk è sempre stato un’ispirazione» ha spiegato dietro le quinte della sfilata, tenuta sul MV John Kennedy, un traghetto dismesso che operava tra Manhattan e Staten Island. «Rivisitiamo le ispirazioni nautiche che hanno definito il nostro look dal 1985» ha spiegato Hilfiger, che si definisce uno “yacht man”. Camicie a righe, giacche da regata, pantaloni realizzati in nylon e cotoni increspati evocano il look velico, mentre i pantaloni Capri in tinta unita e a quadretti sono abbinati a maglie oversize da pescatore.
Il tema marittimo si trasforma in “costal chic” da Ralph Lauren, che ha presentato le collezioni Purple Label e le linee Polo nel quadro degli Hamptons, con un ospite d’eccezione, la first lady Jill Biden. La destinazione vip di Long Island ha ispirato la palette blu, bianca e sabbia della sfilata multigenerazionale, che includeva look uomo, donna e bambino. Immancabili i pezzi classici del brand, come i completi in lino, le fantasie a righe e paisley, i maglioni con la bandiera americana indossati con micro-shorts all’uncinetto, e accappatoi monogrammati. Per la sera spiccano un abito strapless in paillette che richiama le tonalità dell’Oceano e gli abiti sartoriali, prediletti da Doug Emhoff, marito della vicepresidente Harris.
Lontano dalla visione preppy americana di Ralph Lauren, lo stilista Willy Chavarria ha esplorato i temi dell’inclusività, dell’identità culturale e della lotta per i diritti sociali, con capi che richiamano l’estetica dei lavoratori, inclusi pezzi della sua nuova collaborazione con Adidas. Sopra la passerella sventolava un’imponente bandiera a Stelle Strisce e ogni ospite ha ricevuto una copia della Costituzione americana.
La politica è di moda o la moda è politica? Una domanda che a New York rimbalzava nelle prime file selle sfilate. Quel che è certo è che estetica, etica e politica sono da sempre connesse. Giorgio Gaber cantava: «I collant son quasi sempre di Sinistra, il reggicalze è più che mai di Destra». L’abito fa il monaco?