Melania Trump, quello che sappiamo del parka delle polemiche

di Federico Rocca (vanityfair.it, 22 giugno 2018)

Melania Trump, first lady degli Stati Uniti, non è certo nuova alle polemiche. E tanto meno il suo guardaroba. L’impressione, però, è che dopo averci sbattuto la faccia più di una volta, abbia imparato la lezione, e con singolare arguzia sia riuscita a utilizzare le polemiche, iniziando a generarle e a manipolarle a suo uso e vantaggio.parkaNon più vittima, insomma, ma scaltra e astuta artefice. Rientrano nella prima categoria una lunga serie di esempi che hanno fatto irruzione nella storia contemporanea del costume. Pensiamo agli stiletto Manolo Blahnik, a dire poco sconvenienti, indossati per visitare le vittime dell’uragano Maria in Puerto Rico. O, ancora, al soprabito vistosamente ricamato, da 50 e passa mila dollari, firmato Dolce & Gabbana, indossato per il G7 di Taormina, giudicato troppo sfacciatamente lussuoso. O, andando indietro nel tempo, alla camicia pussy-bow fucsia griffata Gucci, indossata in piena campagna elettorale, quasi in risposta alle polemiche che avevano travolto il marito Donald per le sue affermazioni misogine, grazie a un doppio senso legato al termine pussy. Ma Melania non è più quella di allora. In un anno e mezzo di White House ha acquisito una consapevolezza del proprio potere mediatico invidiabile, e ogni sua mossa, ogni suo gesto e ogni sua parola (meglio ancora: ogni suo silenzio) sanno dimostrare un senso e un significato precisi e deliberati. Che il suo ruolo e la sua visibilità amplificano infinitamente. Melania oggi lo sa, e con sottile furbizia ci gioca, lei gatta che usa i giornali come topi. Ma anche noi giornalisti non siamo così sprovveduti o ingenui da illuderci che il body-language della Flotus, legato a doppio filo al suo guardaroba, non sia, a questo punto, portatore di messaggi più che intenzionali. Non siamo così naïf, insomma, da berci quel che ci vuol far credere la versione dell’assistente di Melania, Stephanie Grisham, che con un laconico «è solo una giacca» ha voluto liquidare in fretta e furia la spinosa polemica che ha travolto (ovvero: coinvolto) la Flotus, che per visitare una struttura di accoglienza Upbring New Hope Children’s Center per i bambini migranti separati dai genitori a McAllen in Texas, ha indossato un parka con la scritta evidente sulla schiena «I really don’t care, do u?», ovvero «A me non importa davvero, a te?». Quella di Melania non è solo una giacca. È proprio quella giacca lì, una giacca scelta, voluta e indossata con una determinazione che suscita più di un sospetto. In questo caso sei indizi fanno una prova. Ovvero, la prova del fatto che Melania abbia voluto urlare a gran voce – ovvero, come ci ha ormai abituati, con un fragoroso silenzio – un messaggio. Ma quali sono le prove della premeditazione del suo outfit?

– Il parka non le serviva. Quando l’ha indossato, giovedì, a Washington il termometro segnava 30 gradi e un tasso di umidità piuttosto elevato. La giacca non aveva dunque lo scopo di proteggerla dal freddo. E, immaginiamo, nemmeno dall’aria condizionata del suo aereo privato.

– La giacca è di Zara. In un’epoca di principesse che vestono H&M, nulla di cui stupirsi? E invece sì, per una come Melania che il low cost ha paura anche solo a nominarlo. A memoria umana, la Flotus negli ultimi anni non ha mai indossato nulla che sul cartellino del prezzo non avesse meno di tre zeri. Un improvviso ravvedimento, la conversione sulla strada del politically correct? Ne dubitiamo. E allora perché, proprio oggi, indossare un capo da 39 dollari?

– La giacca è del 2016, quindi non più nei negozi. Delle due l’una. O Melania l’aveva da tempo nel suo guardaroba personale (e allora esiste anche Babbo Natale), o ha sguinzagliato i suoi stylist (immaginiamo un team, capeggiato da Hervé Pierre) per cercare proprio quella giacca, con quella scritta, da indossare quel giorno. Non c’è da credere, insomma, alla versione «mi sono infilata la prima cosa che ho trovato», semplicemente perché è altamente improbabile che potesse trovare a portata di mano proprio quella giacca.

– La scritta incriminata è proprio sulla schiena, ovvero sul punto in assoluto più visibile agli obiettivi dei fotografi nel momento in cui sale in automobile e in quello cui percorre la scaletta dell’aereo. Impossibile ritenere, dunque, che non volesse proprio esibirla.

– A conferma di quanto sopra: in aereo Melania l’ha tolta, e al momento dell’atterraggio e della discesa dalla scaletta si è presentata con una più leggera sahariana avorio. Il messaggio, dunque, era rivolto per chi era con lei alla partenza, ma non per chi l’attendeva all’arrivo, vale a dire i piccoli profughi messicani?

– Melania è un’ex modella. Non certo una Naomi o una Claudia, ma sa bene come funzioni la moda. Sa qual è il linguaggio di un abito, quale il suo potere comunicativo. L’ha imparato sul campo e ora mette a frutto le sue competenze.

Non rimangono, insomma, molti margini di dubbio in merito al fatto che Melania Trump abbia voluto esplicitamente lanciare un messaggio. Più ambiguo resta però il destinatario del medesimo. Il marito Donald non ha perso tempo per individuarlo nei media americani e nelle fake news, con un tweet che suona un po’ “il primo gallo che canta è quello che ha fatto l’uovo”: «“I REALLY DON’T CARE, DO U?” written on the back of Melania’s jacket, refers to the Fake News Media. Melania has learned how dishonest they are, and she truly no longer cares!». Il nostro dubbio, però, è che il destinatario, invece, sia proprio il Presidente, e la sua presa di posizione drastica e (fino a un certo punto) non disposta a compromessi nei confronti della questione messicana. Che Melania abbia voluto far capire a Donald che non gliene importa nulla di quello che lui pensa, e fa? E che ha una testa sua, e anche ben funzionante, con la quale ha intenzione di vivere il suo ruolo pubblico? Non ci sorprenderebbe. D’altra parte sono passate solo poche settimane da quando per accogliere alla Casa Bianca i Macron si è vestita da Michelle Pfeiffer in Scarface, quasi a voler dichiarare al mondo di sentirsi, come Elvira Hancock, il personaggio dell’attrice nel film, “ostaggio” di un marito boss, Tony Montana, nella pellicola Al Pacino. Possibile? Per noi, probabile.melania-macron

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