di Eva Grippa (d.repubblica.it, 17 ottobre 2018)
Dress to impress: scegliere un abito, ormai è noto, per una donna che riveste un ruolo importante o magari pubblico è anche una scelta “politica”. Qualche anno fa una convincente mostra allestita da Zaha Hadid al Design Museum di Londra ha raccontato come principesse, dirigenti d’azienda, politiche ma anche modelle e stiliste abbiano usato gli abiti per definire e innalzare il loro ruolo nel mondo.Il “girl power” passa (anche) attraverso la moda. L’espressione power dressing, ovvero abito del potere, deriva da Dress for Success, titolo del libro del 1975 scritto da John Y. Molloy, saggista americano che suggeriva alle donne come vestirsi per conquistare più spazio in una società del lavoro maschilista. Qualche esempio? Hillary Clinton è diventata un’icona del women empowerment grazie anche ai suoi tailleur, così come Kate Middleton è riuscita a ereditare il titolo di “principessa del popolo” della compianta Lady Diana per il suo comunicare – attraverso una moda effortless e mass market – l’immagine di una donna pratica e moderna in cui sia facile identificarsi. Non è l’abito “che fa il monaco”, ma la scelta di un capo, di un accessorio, diventa mezzo per esprimere ciò che a parole non si dice: il proprio supporto a una causa solidale, un messaggio femminista, un’opinione politica perfino. Ebbene, Meghan Markle ha approfittato dell’enorme visibilità mediatica legata all’annuncio della sua gravidanza (arrivato mentre assieme al principe Harry metteva piede sul suolo australiano) per indossare abiti che in un certo senso diventano “manifesto” di opinioni che da membro della famiglia reale inglese non potrebbe esprimere in pubblico. Vediamo quali.
Un abito “eco” per celebrare le donne di ogni taglia
Un tessuto elasticizzato traspirante brevettato che si adatta alle forme del corpo senza comprimerle. Gli abiti dell’australiana Karen Gee sono stati una scommessa a favore delle donne curvy: studiati per accompagnare la silhouette senza costringerla, “scolpirla” né segnarla, indipendentemente dalla taglia indossata. Il brand è inoltre accreditato dall’Ethical Clothing Australia perché conforme a ogni regola tesa a controllarne il ciclo produttivo, realizzato in Australia dall’inizio alla fine. Mentre Kensington Palace annunciava via Twitter la gravidanza della duchessa di Sussex, lei dunque atterrava a Sydney assieme al suo principe con indosso un tubino che diceva al mondo: donne, trovate il modo per stare bene con voi stesse. Magre, curvy, con la pancia… l’importante è sentirsi “forti, confident (a proprio agio, piene di fiducia in sé stesse) e pronte ad affrontare il mondo” come si legge nel sito del brand. La scelta di Meghan non è stata quindi casuale: questo abito bianco non sottolineava il pancino appena accennato ma nemmeno lo mascherava, come accaduto invece con i look delle precedenti settimane. La scelta è giustificata dalla volontà di sentirsi comoda in un momento in cui la pancia cresce di giorno in giorno, ma in generale anche per rispondere a quanti nei mesi scorsi l’hanno giudicata troppo magra sottolineando come il suo ascendente sulle giovani donne potesse portarle a voler somigliare a lei. L’abito nel dettaglio: il modello scelto dalla duchessa costava circa 1.555 euro ed è terminato nel giro di poche ore, facendo crashare il sito: Effetto Meghan! Per completare il look la duchessa ha scelto il trench di un altro brand australiano, Martin Grant, e scarpe con tacco alto Stuart Weitzman. Oltre ai gioielli appartenuti alla suocera Lady Diana, regalo del marito Harry.
Le ballerine realizzate con la plastica riciclata delle bottiglie
Dopo una lunga giornata di impegni pubblici a Sydney, Meghan Markle è scesa dagli altissimi tacchi e ha infranto il protocollo della casa reale inglese indossando un paio di ballerine. Ma non è stato un caso: le scarpe sono realizzate con gli scarti delle bottiglie di plastica riciclate. A produrle è un marchio statunitense, Rothy, che inizialmente si era proposto di ridurre gli sprechi nel processo di produzione delle scarpe, circa il 15% del materiale impiegato che di solito viene gettato, e poi è riuscito a riutilizzarlo totalmente. Le solette contengono schiuma riciclata, le suole in gomma sono realizzate senza carbonio nero e dunque sono eco-friendly, e perfino le confezioni sono fatte in materiale riciclato. Le ballerine di Meghan, quindi, sono 100% riciclate, 100% riciclabili e anche 100% lavabili. E poco male se in molti hanno sottolineato che non erano abbastanza chic per Meghan. Lei era convinta della sua scelta ecologica. Le scarpe nel dettaglio: il modello scelto da Meghan costa 230 dollari, circa 173 euro, ed è ancora disponibile sul sito del brand, probabilmente perché l’e-shop non fornisce la spedizione internazionale.
I jeans per la lotta contro la prostituzione minorile
“Chiamiamo ognuna delle nostre sarte per nome, gli paghiamo un salario dignitoso e diamo loro aiuto per costruire un futuro brillante”: il brand australiano Outland Denim ha una bellissima storia alle spalle e Meghan indossandoli ha scelto di raccontarla. Tutto ha inizio quando James Bartle inizia a sostenere un’associazione che combatte contro la schiavitù contemporanea e si reca personalmente in Asia per vedere con i propri occhi come i trafficanti di esseri umani plagiano le ragazze più sole e vulnerabili per offrirle all’industria del sesso. Una di quelle ragazze era riuscita a uscire dal “giro” grazie all’offerta di un lavoro e così James mette in piedi il “Progetto Denim” per permettere a quelle come lei di essere inserite in una manifattura e, attraverso il cucito, crearsi un futuro. Nel suo centro di formazione e produzione in Cambogia le ragazze hanno un salario che permette loro di non ricadere nella povertà (e quindi nella prostituzione), mentre l’azienda si preoccupa di trovare i materiali più in linea con la sua mission etica: dalle fodere di cotone organico alle confezioni in plastica e carta riciclata. Outland è il primo marchio in denim certificato B Corporation in Australia, una realtà che promuove la responsabilità ambientale e la dignità umana. Il jeans nel dettaglio: il modello scelto da Meghan Markle è Harriet, come fanno sapere dall’account Instagram del marchio. Costo 195 dollari, circa 170 euro. Il colore nero indossato dalla duchessa è andato esaurito in pochi minuti.
Il blazer come endorsement a Serena Williams, attaccata dopo la gravidanza
“La faccia che fai quando scopri che tu e Meghan indossate entrambe @serenablazers”: è il commento della tennista al post pubblicato su Instagram quando, a sorpresa, ha visto la sua amica Meghan Markle con uno dei capi da lei disegnati per la linea di abbigliamento che prende il suo nome: Serena. Ma non si tratta solo di un gesto di amicizia: la tennista è stata al centro di un caso mediatico dopo aver indossato una tuta intera alla “Black Panther”. La tuta era stata studiata con un tessuto capace di attenuare i suoi seri problemi di circolazione del sangue. Il blazer nel dettaglio: si tratta del modello Boss Oversized Blazer stampa check, costo 146 dollari (125 euro circa), del brand Serena. Già esaurito, neanche a dirlo. La tennista ha lanciato la sua linea di abbigliamento nella primavera 2018: “volevo una collezione che rendesse le persone belle senza spendere una fortuna” ha dichiarato, spiegando che tutti i capi (abiti, felpe, t-shirt con stampe ma anche intimo modellante e reggiseni sportivi) hanno un prezzo inferiore ai 250 dollari.