Tra le liste delle politiche in Germania anche i movimenti hip-hop e vegano
di Letizia Tortello (lastampa.it, 30 agosto 2017)
Nico Semsrott è seduto comodo sotto le coperte di casa sua, occhiali da nerd e cappuccio in testa. Con la comicità seriosa di cui certi cabarettisti sono capaci invita a votare per lui il prossimo 24 settembre, alle elezioni politiche in Germania. «Io di mestiere faccio il demotivatore», dice impassibile.«Cari elettori, se non ve ne frega niente di chi siede al Bundestag, non sarebbe bello essere rappresentati da me, uno a cui non frega niente di sedere al Bundestag?». Un bizzarro sillogismo politico, quello del volto del Die Partei, partito satirico diventato ultrafamoso per i suoi spot nichilistici e geniali, che coglie qual è il vero primo partito tedesco: l’astensionismo. Con quasi 18 milioni di non elettori. Per il popolo degli indecisi, che non accettano di confermare la cancelliera Merkel o sostenere il rivale Schulz, non votano Verdi, sinistra di Linke, Csu, liberali dell’Fdp o ultradestra dell’Afd, non ci sarà che l’imbarazzo della scelta: ben 42 partiti si contendono i 630 posti in Parlamento, con 4.828 candidati, il numero più alto dal 1998. Sette di questi sono stati creati nel 2017. Una carica degli improbabili, dal movimento dei «Brizzolati per tutte le età» a quello degli inquilini o degli immigrati turchi pro Erdogan. Il comico Semsrott, candidato con un programma assurdo, «Dadaismo, elitismo e democrazia di base», prezzo della birra bloccato e ricostruzione del muro di Berlino (il Die Partei tre anni fa ha ottenuto un seggio all’Europarlamento), sembra addirittura uno dei politici in corsa più credibili, per storia e numero di seguaci tra i piccoli movimenti. Per quanto, ad esempio, il Partito della Ragione si prenda molto sul serio: fondato nel 2009, segue la filosofia del libertarianismo, Stato ridotto all’osso, decentramento e sussidiarietà. Naturalmente è anche social: su Twitter segue solo sé stesso e ha addirittura 96 follower. Non è l’unico a professare il verbo della democrazia diretta: c’è anche il Volksabstimmung, il partito con una sola risposta a tutte le domande: referendum. E ci si sarebbe aspettati di più anche dal Du, quelli di Die Urbane, un partito hip hop, che corre solo a Berlino e presenta un programma stranamente non in rima. Orientato a sinistra, critico verso il potere, ha uno dei punti chiave nella legalizzazione della cannabis. Uno stuolo di candidati li radunano i movimenti ecologisti più impensabili: il Bergpartei, partito della montagna, attivo sul web con slogan del tipo «Boicottaggio tutti i giorni», «Bruciare un’auto per ogni albero abbattuto» o «Viaggiare è un obbligo», il V-Partei di vegetariani e vegani è invece ultraverde e lotta contro i cambiamenti climatici, il partito del Giardino di Magdeburgo intende proteggere le piante della città, vuole rappresentare chi ha un orto fuori porta, in cui poter anche pernottare, cosa oggi vietata in Germania. Molto spirituale, e di certo non si offenderà se non entra al Bundestag, è il Menschliche Welt «per la piena felicità di tutti», guidato da un monaco che fa yoga: corre con un budget di 1.000 euro e predica la meditazione. In lista, il 24 settembre, non mancheranno neppure i partiti come quello Marxista Leninista di Germania, l’Mlpd, che ha ottenuto l’appoggio del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, suscitando polemiche sulla legalità del fatto che un’organizzazione terroristica chieda il voto agli elettori. Si è invece sfilata dalla competizione la porno star Ina Groll: la 32enne aveva aderito al partito neo-nazi dell’Npd, e da politica si faceva notare. Come? Naturalmente con le foto-profilo.