Maduro, l’eterna diretta tv e il Natale a ottobre

Nicolás Maduro via X

di Emiliano Guanella (huffingtonpost.it, 3 settembre 2024)

Il regime venezuelano alza il tiro della repressione e adesso arriva anche un mandato di cattura per il candidato unitario dell’opposizione Edmundo González Urrutia. Ad annunciarlo lo stesso presidente Nicolás Maduro, che da un mese vive praticamente in diretta televisiva. «Questo signore ha sfidato la nostra pazienza, non si presenta davanti alla Corte, pensa di essere sopra la legge. Adesso dovrà pagare le conseguenze» ha detto il presidente venezuelano.

Gonzalez, che ha appena compiuto 75 anni, non si presenta in pubblico da un mese, l’ultima volta è stata in un corteo il 30 luglio, a solo due giorni dalle elezioni che dichiara di aver vinto. Ai suoi sostenitori manda videomessaggi registrati in un ambiente chiuso, sullo sfondo all’inizio una bandiera venezuelana ma ultimamente neanche quella. Si nasconde; come fa anche la leader del fronte antigovernativo María Corina Machado, che si aspetta un analogo ordine di detenzione.

Per Maduro sono i capi di un clan criminale, un’organizzazione golpista che vuole sovvertire l’ordine dello Stato. Un ordine basato su una vittoria in cui pochissimi credono: la Corte Suprema ha chiuso l’indagine interna ratificano il verdetto del Tribunale elettorale, ma nessuno ha visto i verbali delle sezioni che avrebbero garantito il trionfo al presidente. In un mese il regime ha messo in galera più di duemila persone, tra di loro diversi dirigenti di partiti dell’opposizione, coordinatori locali, giornalisti, persino l’avvocato di Machado Perkins Rocha, che si troverebbe in una cella all’Helicoide, il carcere di massima sicurezza del regime, nel centro di Caracas.

I governi di diversi Paesi latinoamericani hanno espresso una dura condanna sul mandato d’arresto per Gonzalez, ma al presidente le proteste della comunità internazionale non importano proprio. L’appoggio di Russia e Cina, assieme a Turchia, Cuba, Nicaragua e una trentina di Paesi africani basta e avanza per tirare avanti. Nemmeno il fortissimo blackout della settimana scorsa, con l’80% delle case venezuelane al buio per tre giorni, lo ha scalfito. La spiegazione, per lui, è sempre la stessa; sono tentativi di golpe, attacchi dell’Imperialismo americano, cospirazione dei nemici del socialismo e tutto questo giustifica la repressione, i sequestri di persone, gli arresti, la censura, i posti di blocco e i militari per strada.

Molti si chiedono dove può arrivare questa strategia della tensione. L’orizzonte ormai è Cuba, un sistema da partito unico dove non si dovrà nemmeno più ricorrere al fastidioso rito della democrazia. Per questo il regime ha annunciato per il 2025 una mega tornata elettorale “alla cubana”; il popolo voterà per eleggere parlamentari, sindaci e governatori, ma si potranno candidare solo gli esponenti politici affini alla rivoluzione, perché tutti gli altri sono dei potenziali golpisti.

Ma prima del nuovo round c’è tempo per le feste, che quest’anno saranno anticipate. Nicolás Maduro ha dichiarato che il Natale dei venezuelani inizierà il 1° ottobre, con la distribuzione di cibi e regali da parte del governo. “Un Natale di Pace per tutti”, mentre le galere del regime sono sempre più piene.

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