di Andrea Antonazzo (fumettologica.it, 30 maggio 2022)
Nella giornata di ieri, in Sudan è stata dichiarata la fine dello stato di emergenza, imposto lo scorso ottobre all’indomani del colpo di Stato effettuato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, da allora leader militare del Paese africano. Lo stato di emergenza aveva fin da subito sollevato numerose proteste a livello locale in tutto il Sudan, portando ad arresti politici e violenze da parte delle autorità nei confronti dei manifestanti. All’interno del movimento di resistenza si era imposto però come simbolo un uomo mascherato da Spider-Man, diventato persino protagonista di un documentario del Guardian.
Come riporta la testata britannica, l’identità dello Spider-Man del Sudan è ignota, ma si conoscono le sue “origini”: durante le proteste, un suo grande amico di infanzia è stato ucciso dalle forze di sicurezza, e allora lui ha deciso di indossare il costume dell’eroe dei fumetti di Marvel Comics in suo omaggio. Non tanto come forma di camuffamento quanto come simbolo sia della perdita subita sia di un racconto che entrambi avevano sentito da bambini, su un ragno che protegge il profeta Maometto tessendo una tela davanti alla bocca di una grotta in cui si nasconde, impedendo ai suoi nemici di guardare all’interno.
Spider-Man e i suoi compagni attivisti si sono così ritrovati a fronteggiare gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e a volte persino veri proiettili, nel tentativo di rovesciare il regime militare che lo scorso autunno aveva deposto il governo nato in seguito alla rivoluzione popolare sudanese del 2019, arrivata in seguito a trent’anni di dittatura. «I militari e le fazioni contro-rivoluzionarie hanno privato il Sudan della sua rivoluzione. Sono come il precedente governo che abbiamo avuto per trent’anni» ha dichiarato lo Spider-Man del Sudan. «Sono dittatori e ora vogliono solo il controllo». «La notte arriva e poi va via, ogni giorno è così» ha continuato l’uomo mascherato, che, parallelamente alle proteste, porta avanti anche una attività di insegnante di Robotica – da autodidatta – ai bambini più poveri. «Con il volere di Dio, ne usciremo di nuovo. Per ora continuiamo a cercare di liberare il Paese, ma non abbiamo paura. La gente del Sudan, tutta, continuerà ad affrontare le forze di sicurezza e i loro proiettili».
Secondo Phil Cox, regista del documentario, con il suo costume distintivo lo Spider-Man del Sudan sembrava dare energia ai partecipanti alle proteste che si trovavano intorno a lui, tanto da diventare un vero e proprio simbolo della resistenza. Quasi a confermare il motto tipico di Spider-Man, “da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Secondo quanto riferito dal Guardian, da ottobre a oggi almeno novantacinque persone sono state uccise nel corso delle manifestazioni di protesta, come riferito dal comitato centrale dei medici sudanesi, gruppo che ha anche imputato questo dato all’aumento dell’uso delle armi da fuoco sulle folle da parte delle forze di sicurezza. La fine dello stato d’emergenza è stata pretesa dal Consiglio di Sicurezza e Difesa dello stesso Paese africano, che ha richiesto anche la liberazione dei prigionieri politici al fine di raggiungere una situazione di pace fra i militari e le forze democratiche in Sudan.