Ismaele La Vardera aveva ottenuto l’appoggio di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Ma l’intera campagna elettorale sarebbe stata una messinscena per girare un docufilm. Il partito di Giorgia Meloni: «Atto gravissimo, voto non valido»
di Claudio Del Frate (corriere.it, 15 giugno 2017)
Un documentario-reality che aveva per oggetto la campagna elettorale per le comunali di Palermo, una «candid camera» durata settimane all’insaputa dei protagonisti. Ci sarebbe questo dietro la furibonda rissa scoppiata tra Ismaele La Vardera, candidato sindaco per una coalizione di destra a cui avevano dato il loro appoggio anche Fratelli d’Italia e «Noi con Salvini» e l’attore Francesco Benigno, che con quella coalizione aspirava a un seggio da consigliere comunale.Benigno, già interprete di Mery per sempre e sonoramente bocciato nella consultazione (appena 147 preferenze) ha rivelato che quella di La Vardera era solo una finta candidatura che aveva come unico scopo realizzare il reality.
Il sospetto: telecamere e microfoni ovunque
«Se fosse così, sarebbe un episodio di inaudita gravità con risvolti politici e giudiziari inediti» hanno fatto sapere, in attesa di conferme, i rappresentanti di Fratelli d’Italia Giampiero Canella e Raoul Russo. In effetti alcuni indizi sembrano avvalorare la tesi della candidatura per finta. Per l’intera campagna elettorale, La Vardera è stato seguito passo passo da due cameramen che ne hanno ripreso ogni incontro. La troupe era arrivata direttamente da Milano. Alcuni collaboratori dell’aspirante sindaco hanno «mangiato la foglia» e hanno telefonato negli uffici di Mediaset proprio a Milano; qui hanno avuto conferma che almeno uno dei cameraman lavorava per il Biscione. A destare ulteriori sospetti è stato il fatto che alcuni dei più stretti collaboratori di La Vardera giravano spesso «microfonati», come si dice in gergo televisivo. Da parte sua, il personaggio al centro del mistero per ora non parla: «Non commento nulla. Nelle prossime ore farò una dichiarazione ufficiale. Al momento non ho nulla da dire» ha fatto sapere attraverso il suo ufficio stampa. Da parte sua Mediaset si è detta, in una nota non ufficiale, «estranea» a qualunque attività di La Vardera. Quest’ultimo, per cause che non sono state rese note, nel primo pomeriggio si è fatto medicare al pronto soccorso dell’ospedale di Palermo per dolori cervicali; la prognosi è di sette giorni.
Fratelli d’Italia: «Elezioni non valide»
A provocare la scazzottata tra La Vardera e Benigno sarebbe stata la rivelazione del retroscena, la candidatura «farsa» e la conseguente richiesta di liberatoria per utilizzare le riprese. «Se tutto ciò è vero, il La Vardera ha approfittato della fiducia degli elettori che lo hanno votato, di coloro i quali hanno sottoscritto la sua candidatura e hanno versato, in buona fede, un contributo per finanziare la sua campagna pubblicitaria» proseguono i rappresentanti di Fratelli d’Italia secondo i quali lo «scherzo» sarebbe di una gravità tale da mettere in discussione la validità del voto a Palermo. Si attendono dichiarazioni anche da parte di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, i due leader nazionali che avevano prestato il loro appoggio all’inviato delle «Iene». La presunta messinscena aveva fruttato al candidato della destra il 2,6% del consenso dei palermitani. Il candidato aveva girato piazze e mercati della città proclamando «Il mio maestro è Gesù» e attingendo più volte alla Bibbia per i suoi comizi.
La Vardera: «Vera la candidatura, vero il docufilm»
Ismaele La Vardera ha affidato a un post su Facebook la sua replica, nella quale sostiene che la sua candidatura non fosse un bluff ma di voler ora documentare la campagna elettorale con il materiale girato. «Voglio rassicurare i miei elettori – dice l’ex candidato –, la mia candidatura non è stata un bluff. Avrei fatto volentieri il sindaco, ma Orlando, Ferrandelli e Forello mi hanno largamente battuto. Durante questi mesi ho documentato la mia campagna elettorale e tutto quel che mi è successo. Che male c’è a rendere trasparente la politica? Per farlo meglio mi sono fatto aiutare da persone con le quali ho collaborato e che mi hanno sostenuto in questi mesi: Davide Parenti (autore delle Iene) e Claudio Canepari. Subito dopo le elezioni, a risultato ottenuto, ho incontrato tutte le persone coinvolte e ho chiesto loro se fossero disponibili ad entrare nel nostro racconto. Praticamente tutte mi hanno rilasciato il loro consenso tranne uno che stava nella mia lista che non l’ha presa affatto bene e m’ha mandato all’ospedale. Molti prima di me hanno documentato la loro elezione (Macron ad esempio, ma nessuno ha pensato che fosse un bluff la sua candidatura). Sto facendo male a voler raccontare la meravigliosa esperienza che ho fatto negli ultimi mesi?».