(huffingtonpost.it, 10 gennaio 2016)
Il re dei narcos Joaquin “El Chapo” Guzman, arrestato nei giorni scorsi in Messico dopo una clamorosa evasione, è stato tradito da una intervista segreta a Sean Penn. Il colloquio tra il barone della droga e l’attore americano è stato realizzato il 2 ottobre scorso durante la latitanza di “El Chapo” ed è stata pubblicata sabato dalla rivista Rolling Stone con una foto dove Penn stringe la mano al boss dei boss. Sembra un film, e invece è una storia reale. Anzi, una storia che potrebbe avere pesanti conseguenze penali per Sean Penn e per Kate Del Castillo, attrice di telenovelas messicana che ha aiutato l’attore a incontrare “El Chapo” e che ha fatto da interprete. Entrambi risultano già indagati. Penn e El Chapo si sarebbero dovuti rivedere ma poi l’appuntamento è saltato perché l’esercito messicano aveva intensificato le ricerche del boss proprio nella zona in cui era avvenuto il primo incontro. L’intervista è stata finita al telefono e con un video in cui El Chapo risponde alle domande che Penn gli aveva rivolto: a oggi, ricorda l’attore, è l’unica intervista mai rilasciata dal boss dei trafficanti al di fuori degli interrogatori di polizia. Fonti del governo messicano riferiscono che l’intervista della star di Hollywood ha contribuito alla nuova cattura di “El Chapo”, spiegando che le autorità, venute a sapere dell’incontro, hanno monitorato i movimenti di Sean Penn: in questo modo gli inquirenti hanno individuato un ranch dove si trovava Guzman. Nell’articolo pubblicato su Rolling Stone, l’attore dice che “El Chapo” ha cominciato a essere interessato a realizzare un film sulla sua vita dopo che venne inondato di richieste da parte di case cinematografiche Usa a seguito della sua cattura nel 2014. L’intervista, scrive Sean Penn, è durata sette ore ed è avvenuta in un luogo in mezzo alla giungla, nel quale il re dei narcos si è presentato abbigliato con una camicia di seta a righe blu, in compagnia di un “socio” e di un folto gruppo di amici. Sorseggiando tequila, “El Chapo” confida alla star: «Fornisco più eroina, metamfetamina, cocaina e marijuana di chiunque altro al mondo». «Ho una flotta di sottomarini, aerei, camion e navi». Ma sono proprio queste vanterie ad aver contribuito all’arresto del boss del cartello di Sinaloa, avvenuto venerdì scorso dopo mesi di latitanza. Il procuratore generale messicano Arely Gomez, scrive l’Afp, ha detto in occasione dell’arresto che “El Chapo” era già in contatto con attori e produttori per realizzare un film biografico. Non è ancora chiaro chi siano queste persone, ma certamente le telefonate e i contatti tra loro e il boss sono stati decisivi per la cattura. L’intervista pubblicata da Rolling Stone comprende un video dove Guzman appare senza baffi mentre spiega di essersi buttato nel traffico di droga a 15 anni «perché non c’era lavoro». «Sfortunatamente sono cresciuto in un ambiente dove non c’era, e non c’è tuttora, un altro modo di sopravvivere», dichiara all’attore. “El Chapo” nega di essere il responsabile dell’alto numero di tossicodipendenti nel mondo: «Falso. Quando non ci sarò più, il traffico di droga non diminuirà». Come riporta l’Afp, Rolling Stone ha pubblicato l’intervista al re dei narcos poche ore dopo l’annuncio del governo messicano di aprire la procedura di estradizione di “El Chapo” verso gli Stati Uniti. Fino a questo momento il presidente si è sempre opposto alla consegna del criminale all’America, ma la rocambolesca evasione dello scorso luglio lo ha convinto che la struttura giuridica e penitenziaria statunitense potrebbe garantire maggiore sicurezza. Sul capo di Guzman pendono già due richieste di estradizione, ora i suoi avvocati avranno tre giorni per studiare delle possibili obiezioni alla procedura. Uno dei legali di “El Chapo”, Juan Pablo Badillo, ha comunque già annunciato che ricorrerà fino alla Corte Suprema se necessario, e cioè se il suo cliente dovesse essere estradato negli Stati Uniti: «Il Messico ha una Costituzione giusta», ha spiegato a pochi passi dalla prigione di Altiplano, a 90 chilometri da Città del Messico, dove il fuggitivo è stato incarcerato venerdì scorso. La fuga si è conclusa sulla città costiera di Los Mochis, nel “regno” del narcotrafficante e cioè lo Stato di Sinaloa. Nell’intervista, Sean Penn chiede a “El Chapo” – all’epoca ancora latitante – se non pensasse che le forze dell’ordine l’avrebbero ucciso all’istante una volta scovato il suo nascondiglio. La sua sicumera è ormai leggendaria: «No, credo mi arresteranno. Non mi uccideranno». E così è stato.
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