L’Instagram dei Carabinieri, il fenomeno social che non ti aspetti

Instagram

di Andrea Indiano (wired.it, 20 settembre 2024)

Tramite meme, videogiochi e musica trap, le forze dell’ordine, in Italia soprattutto l’Arma dei Carabinieri, hanno iniziato a utilizzare i social network in modo attivo, cercando di creare un legame con il pubblico attraverso post divertenti e contenuti virali. Finora, la novità è stata apprezzata dai follower della pagina e i commenti sono per la maggior parte positivi. Tuttavia, i tentativi di creare una connessione con il pubblico attraverso meme e post leggeri spesso rischiano di cadere nel cosiddetto cringe.

Com’è già successo ad altri dipartimenti di forze armate all’estero che hanno provato ad ampliare l’utilizzo delle piattaforme Web. L’account ufficiale con spunta blu dell’Arma dei Carabinieri su Instagram conta 450mila follower e ha un engagement invidiato da molti influencer. Numerosi post, infatti, ottengono centinaia di migliaia di views e hanno una crescita organica.

Se fino a pochi mesi fa i post con più like erano quelli delle attività quotidiane o le foto con i personaggi dello sport, recentemente sono i contenuti che seguono trend e challenge ad attirare attenzione. Un video con un’auto dei carabinieri ispirato al videogioco Grand Theft Auto, dalla prima edizione al centro di polemiche per la rappresentazione di furti e reati, ha fatto incetta di like. Un altro con la colonna sonora del trapper Playboi Cardi, e che ricorda le clip degli influencer di moda, ha ottenuto altrettanto successo con oltre 5mila commenti.

Sembra che l’Arma abbia voluto seguire le strategie di marketing di altri dipartimenti di polizia. Dagli Stati Uniti all’Australia, passando per India e Sudamerica, sono numerose le unità di forze dell’ordine che sfruttano i social per comunicare. Gli account ufficiali offrono un’opportunità unica per migliorare la loro legittimità e reputazione: le piattaforme come Facebook e Twitter permettono alla polizia di comunicare direttamente con i cittadini, condividendo successi investigativi, allarmi di sicurezza e rispondendo rapidamente alle emergenze.

La visibilità sui social, però, espone anche a critiche più immediate e severe. L’uso dei meme da parte delle forze dell’ordine solleva interrogativi sulla sua efficacia a lungo termine. Da un lato, l’approccio umoristico può umanizzare la polizia e attrarre un pubblico più giovane, come dimostrato dal successo della New South Wales Police in Australia su Twitter.

Gli status e le risposte del dipartimento australiano sono diventati virali in più di un’occasione, ma di recente i post divertenti sono diminuiti. Dopo un iniziale successo, in cui gli utenti si complimentano per il coraggio del social media manager o per le riprese di azioni di polizia, il sentiment pare destinato a cambiare. I follower arrivano a chiedere maggiore attenzione alla vita reale e non apprezzano i contenuti ironici, costringendo spesso gli account a modificare il tone of voice.

Gli investimenti sui social delle forze dell’ordine sono rischiosi, come dimostra uno dei primi fenomeni virali. Nel 2014, la campagna Twitter del New York Police Department per migliorare la propria immagine è fallita. L’idea era quella di chiedere agli utenti di postare foto insieme agli agenti utilizzando l’hashtag #myNYPD.

Tuttavia, invece di foto positive, gli utenti hanno iniziato a condividere immagini che mostravano presunti abusi da parte della polizia. L’hashtag è presto diventato virale con contenuti negativi, mostrando situazioni ostili tra gli agenti e i cittadini. Nonostante ciò il dipartimento di polizia di New York ha difeso l’iniziativa, dichiarando che Twitter offre un forum aperto per lo scambio di idee non censurato.

In un siffatto contesto, è fondamentale che le forze dell’ordine mantengano una presenza social equilibrata. Non basta semplicemente postare contenuti per ottenere like o engagement: è necessario instaurare un dialogo reale e autentico con la comunità, adottando protocolli specifici per evitare situazioni imbarazzanti o dannose per la reputazione. Creare dipartimenti specializzati in comunicazione social potrebbe aiutare a gestire meglio questo delicato equilibrio.

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