di Fabio Tavelli (ilfoglio.it, 15 novembre 2020)
Adesso che sono sette come Michael Schumacher forse Lewis Hamilton ci dirà cosa vuol fare nei prossimi anni. La chance di prendersi l’ottavo tra dodici mesi dovrebbe convincerlo a regalarsi almeno un altro giro di giostra con la Mercedes. Ma chissà cosa sta davvero pensando sotto quelle treccine il Re Nero. Potrebbe fare qualsiasi cosa, anche il leader di un movimento politico o di opinione. Hamilton a Istanbul ha parlato da statista, ha citato la sostenibilità, i diritti umani nei Paesi nei quali i piloti vanno a correre e in generale si è caricato sulle spalle l’intero circus della Formula 1 di domani.
Che queste parole le abbia spese in Turchia, prima di andare in Bahrain e ad Abu Dhabi per chiudere il 2020, significa che Liberty Media dovrà tenere conto che oggi Hamilton non è più soltanto, si fa per dire, un sette volte campione del mondo, ma è diventato un interlocutore da ascoltare anche in fase di compilazione del calendario futuro. Perché se la F1 nel 2021 vorrà andare davvero in Arabia Saudita non potrà farlo senza aver chiesto almeno un parere a Lewis. Quando Hamilton dice “Dobbiamo occuparci del rispetto dei diritti umani nei Paesi nei quali andiamo” lancia un messaggio gigantesco non solo al mondo del Motorsport. Siamo al livello di LeBron James, forse in futuro addirittura di Muhammad Ali. Ed allora, per fare questo, Lewis Hamilton deve necessariamente continuare a gareggiare, continuare a vincere, non smettere di essere la voce più alta possibile. E questa forza, è fatale sia così, gliela dà e gliela darà soprattutto la vittoria. Passerà il limite dei cento successi, si prenderà anche la vetta solitaria alla voce “Mondiali vinti” e ritoccherà a suo favore tutti i limiti possibili e immaginabili. È la dimostrazione della sua grandezza, della sua continua tensione verso la ricerca del limite.
Avrebbe potuto amministrare un Gran Premio dal quale il suo non degnissimo compagno di squadra Bottas dopo una curva già si era di fatto tolto. Ma se non avesse vinto anche la gara, le sue parole dopo avrebbero avuto minore impatto. Ed allora si è messo in modalità “Hammer Time” e ha sdraiato tutti i suoi avversari, andando oltre le condizioni della pista e soprattutto l’esuberanza di una muta di giovani avversari che per diventare simili a lui devono mettere ancora tanti km sul loro tachimetro.
Nell’attesa che LH sciolga la riserva il circus rispolvera uno dei vecchi motti di Bernie Ecclestone, ovvero che una buona idea potrebbe essere quella di bagnare le piste per rendere i Gran Premi più spettacolari. Certo, si dirà, se alla fine però vince sempre Hamilton allora nemmeno questo basterà. Vero. Ma abbiamo visto una bella gara, incerta e divertente. Nella quale addirittura le Ferrari hanno fatto un figurone. E vedere Vettel sul podio nella sua peggiore stagione non scompare di fronte alla grandezza del Re Nero e ci restituisce un pilota che in condizioni estreme ha rimesso l’uomo al centro della macchina.