La serie tv negli Usa è considerata la voce della generazione dei trentenni. La sua autrice Lena Dunham si dedica alla campagna di Hillary Clinton
di Simona Siri (lastampa.it, 11 gennaio 2016)
New York — Le ragazze sono cresciute. Lunga vita alle ragazze. Girls, la serie televisiva prodotta, scritta e interpretata da Lena Dunham e andata in onda per la prima volta sul canale Hbo nell’aprile del 2012 (e in Italia su Mtv), si sta avviando al capolinea. Il prossimo 21 febbraio è prevista la messa in onda americana della quinta stagione, con la sesta e ultima già programmata per il 2017.Dopo sarà la fine, i saluti e ognuno andrà per la sua strada. Anche se la fine non è imminente, la notizia ha messo in allarme i fan e qualche lacrima è stata già versata, soprattutto dalla stessa Dunham. «Al pensiero di dover girare l’ultima stagione mi viene già da piangere. Ringrazio Hbo che ci ha dato l’opportunità di andare in onda per così tanto tempo e di decidere il momento in cui fosse giusto smettere», ha dichiarato al settimanale People. Come a dire: finire adesso è una decisione mia, non della rete. Oltre che credibile, è comprensibile. Non si tratta solo di ascolti in calo: Girls racconta una generazione, quella dei Millennials, che per forza di cose sta crescendo e cambiando gusti e interessi, come testimoniato dagli impegni pubblici di colei che l’ha creata. Quando ha iniziato a scrivere Girls, Dunham era una ventiquattrenne appena uscita da una scuola d’arte con un’ambizione proporzionale al talento, ma ancora totalmente sconosciuta. Nel giro di soli quattro anni e grazie all’immenso successo della serie premiata con otto candidature agli Emmy e con due Golden Globes vinti, la giovane Lena è diventata la voce di una generazione, oltre che una donna fatta e finita, una scrittrice di successo (per il suo primo libro Non sono quel tipo di ragazza, uscito nel 2014, ha ricevuto un anticipo di oltre tre milioni di dollari), una femminista che si esprime su temi come l’immagine del corpo, l’aborto e i diritti delle donne in termini di stipendio equo. I suoi ultimi impegni sono lì a dimostrarlo. Nel settembre del 2015 ha lanciato, insieme all’amica Jenni Konner, Lenny Letter, un sito e una newsletter bisettimanale in cui parla di «femminismo, soldi, aborto, costumi da bagno, lampade e candidati alla presidenza». Con un potenziale pubblico di 140 milioni di utenti garantiti da una collaborazione con la casa editrice Hearst, Lenny è già diventato un punto di riferimento per le donne ai 18 ai 35 anni. È stato dalle sue colonne che l’attrice Jennifer Lawrence ha lanciato la battaglia affinché le attrici siano finalmente pagate quanto i colleghi maschi. Ed è stato sempre per il primo numero di Lenny che Dunham ha intervistato Hillary Clinton facendole la famosa domanda a bruciapelo: «Sei femminista?». Risposta: «Ma certo!». Un’intesa, quella tra le due donne, che con il tempo si è fatta sempre più forte. A dicembre, appena c’è stato l’annuncio della sua adesione alla campagna Clinton, Dunham ha preso possesso dell’account Instagram della candidata, diventando di fatto una sorta di social media manager non ufficiale. A tre settimane dall’inizio del processo che porterà la scelta del candidato democratico alla Presidenza, si può dire sia lei una delle più accese sostenitrici di Hillary, una che non si limita a fare campagna comodamente da casa, ma che due giorni fa è andata a sostenerla nel gelo di Des Moines, in Iowa. «Votate per lei non perché è donna, ma per quello in cui crede e per ciò per cui si batte», ha detto indossando un abito bianco con la scritta Hillary in blu e rosso, davanti a un pubblico composto esclusivamente da giovani donne fan del suo show. Sì, le ragazze sono cresciute, hanno voglia di cose serie. E di fare politica a modo loro.