a cura di Michele Mazzeo (fanpage.it, 29 settembre 2022)
La forte protesta delle donne contro il regime esplosa in Iran in seguito alla morte di Mahsa Amini (la giovane arrestata dalla polizia religiosa per aver indossato l’hijab “in modo inappropriato”) e divampata ancor di più dopo l’omicidio della “ragazza con la coda” Hadis Najafi, ha trovato anche l’appoggio da parte dei calciatori della Nazionale maschile di calcio, che, prima dell’amichevole giocata contro il Senegal in Austria, si sono resi protagonisti di un eclatante gesto di solidarietà nei confronti delle donne del loro Paese.
Scesi sul terreno di gioco della Bsfz-Arena di Maria Enzersdorf (pochi chilometri a Sud di Vienna), al momento dell’inno nazionale i calciatori iraniani hanno indossato un giubbotto nero per coprire la maglia: un gesto tanto simbolico quanto d’impatto per sostenere la lotta alle repressioni da parte del regime di Teheran portata avanti dalle loro connazionali che sono scese in piazza (insieme agli studenti e a tanti uomini) per contestare uno dei vessilli dell’islamismo su cui si fonda il regime degli Ayatollah, ossia il velo.
Seguendo l’esempio del suo uomo più rappresentativo, il capitano Sardar Azmoun (che poi segnerà anche il gol del definitivo 1-1 nel match contro il Senegal), tutta la Nazionale iraniana di calcio maschile dell’Iran ha deciso di schierarsi apertamente al fianco delle donne, che gettano via il velo e si tagliano provocatoriamente i capelli in piazza, e di farlo con un gesto eclatante. L’attaccante, che gioca in Bundesliga con il Bayer Leverkusen, aveva già preso apertamente posizione contro la repressione effettuata da Khomeini e dal suo regime – «Non posso più tacere. La punizione è l’espulsione dalla Nazionale? Cacciatemi. Se servirà a salvare anche una sola ciocca di capelli delle donne iraniane ne sarà valsa la pena» aveva scritto, infatti, qualche giorno prima sul suo profilo Instagram in un post che inevitabilmente ha fatto il giro del mondo –, e adesso lo hanno fatto anche i suoi compagni di Nazionale con quel giubbino nero dal fortissimo valore simbolico.
La solidarietà apertamente palesata alle loro connazionali (che sono anche le loro madri, sorelle, figlie, amiche etc.) da parte di quelli che sono i ragazzi più “fortunati” del Paese conferma la grande novità di questa protesta, che ha già fatto decine di vittime: questa volta anche gli uomini scendono apertamente in piazza per urlare che sono solidali con le donne ribelli che lottano per i propri diritti e la loro libertà; anche quelli che, come i calciatori della Nazionale maschile di calcio, sono sovraesposti a livello mediatico. Una cosa tanto coraggiosa quanto altamente eversiva in un Paese islamico in cui vige il regime oppressivo degli Ayatollah.