di Enzo Boldi (giornalettismo.com, 31 luglio 2018)
Da King a Presidente il passo potrebbe essere molto breve. LeBron James ha ammesso che potrebbe essere lui il candidato per la corsa alla Casa Bianca nel 2020. Per le Presidenziali Usa, i Democratici ancora non hanno scelto un nome, ma la mastodontica figura della stella Nba potrebbe rivelarsi la carta da giocare nella battaglia di opposizione a Donald Trump nelle elezioni che si terranno negli Stati Uniti tra due anni.
«Non lo so – ha spiegato LeBron James rispondendo a una domanda sulla sua possibile candidatura a Presidente degli Stati Uniti –. Però se loro (il Partito Democratico) non hanno alcun nome, potrei correre io per la Casa Bianca». Dichiarazione che si è conclusa con un laconico «vediamo» che lascia aperta la porta e la speranza di milioni di americani: dopo un inizio di carriera da «personaggio poco simpatico ai più», LeBron James si è trasformato in emblema sportivo e non solo. Gli stracci tra LeBron James e Donald Trump sono già volati in passato, soprattutto su temi migratori e di integrazione, con tanto di rifiuto da parte del cestista di rispondere all’invito del Presidente Usa per celebrare la conquista del titolo Nba. Oppure come quando, nel settembre dello scorso anno, la nuova stella dei Lakers – all’epoca capitano e leader dei Cleveland Cavaliers –, parlando delle proteste del mondo dello sport contro le politiche sociali del numero uno della Casa Bianca, dichiarò: «Se hai votato per “quel tizio” – utilizzando spesso e volentieri la locuzione “that guy”, pur di non fare il nome di Trump –, potresti aver commesso un errore. Tutti commettono errori: anche io a volte do troppe caramelle a mia figlia e me ne pento perché poi non va più a dormire. Non penso che molta gente fosse informata quando lo ha eletto ed è una delle cose più pericolose durante il voto». I piatti in tavola per una – eventuale – campagna elettorale incendiaria sono serviti. Nel corso di un’intervista alla Cnn, LeBron James ha accusato Trump anche per quel che riguarda gli intenti divisivi della sua politica nelle discipline sportive: «Il nostro Presidente sta usando lo sport per dividerci e questo è qualcosa che non posso sopportare. Lo sport serve a unire, non a dividere». Le stimmate del leader già le ha e – nonostante il contratto firmato con i Lakers poche settimane fa – il sogno americano di King James potrebbe diventare realtà. Ora la palla passa ai Democratici.