di Giorgia Olivieri (vanityfair.it, 29 marzo 2023)
Dinosauri, elefantini, gufi e gattini. Se Elisabetta II aveva reso le borsette e gli outfit colorati il suo marchio di fabbrica, suo figlio re Carlo III ha fatto delle cravatte dalle fantasie insolite il tratto distintivo del suo stile da monarca. Per accorgersene occorre una vista da falco o un buon teleobiettivo. A una prima occhiata le cravatte hanno generalmente un colore pastello e un motivo grafico ripetuto per tutto l’involucro di seta, sarebbe a dire la parte a vista che spunta dall’abito.
A guardare bene però, grazie al lavoro dei fotografi che seguono il re nei suoi impegni quotidiani, scopriamo che Carlo III ama spezzare la formalità del suo status con un disegno divertente. La maison accreditata pare essere Hermès, quella poi a cui si rivolgeva la regina Elisabetta per i suoi foulard con raffigurati cavalli e segugi. Finora la cravatta che ha fatto più notizia è quella con i dinosauri. Erano i primi giorni dell’anno quando Carlo è stato avvistato a Sandringham mentre andava a messa accompagnato da sua moglie Camilla. Il cappotto non era certo quello delle grandi occasioni: sappiamo, infatti, che quel capo color cammello è il preferito per le sortite di campagna ed è nel suo guardaroba da almeno un ventennio. Privo di una sciarpa che potesse proteggerlo dal freddo pungente di gennaio, ha mostrato con disinvoltura quell’accessorio con dei dinosauri stilizzati.
Alcuni commentatori si sono affrettati a definirlo un regalo dei nipoti George, Charlotte e Louis, ma in realtà la cravatta potrebbe aver fatto la sua prima apparizione nel novembre precedente. Altri hanno aggiunto che si tratterebbe di un Tyrannosaurus Rex e già solo su questo dettaglio si potrebbe buttare là qualche facile battuta, offerta su un piatto d’argento dallo stesso Carlo III. Tuttavia, più che un’allusione all’età avanzata che aveva il nonno nel momento in cui è riuscito a sedersi sull’agognato trono, sarebbe una rappresentazione griffata Hermès della grande passione del primogenito di William e Kate. Sembra infatti che George ami tutto ciò che è preistorico (rieccola la battuta!), un interesse trasmesso al reale da sir David Attenborough, il noto divulgatore britannico che per primo ha mostrato al principino un’ampia collezione di fossili.
A quel punto era necessario andare a scandagliare tutto il parco cravatte del re per rileggere con attenzione certi look ai quali colpevolmente non avevamo prestato troppa attenzione. Complice il fatto che Carlo, in quella lunga attesa investito del ruolo di principe di Galles, ci aveva abituato alle cravatte a righe, a quelle regimental, a quelle tartan se in Scozia, alle grafiche standard e alle tinte unite. Anche se scorrendo le immagini indietro del tempo possiamo reperire dei vascelli, delle balene e dei cavalli: tutti casi che potremmo registrare come isolati fino all’autunno scorso. Ecco allora che ci accorgiamo della presenza pressoché costante di zebre, di fiorellini, di elefanti e di gattini nascosti tra i gufi. Quest’ultima fantasia ha fatto capolino tra i revers della giacca di Carlo mentre visitava da solo un ente benefico impegnato nella distribuzione dei pasti. Sarebbe dovuto essere in compagnia della moglie, purtroppo positiva al Covid-19 in quei giorni.
E così che scorgiamo in quel pattern un omaggio alla moglie a casa malata, come ci suggeriscono certi royal watchers. I gufi e i gattini (presenti anche in una cravatta più vecchia, risalente almeno al 2016) sarebbero legati al componimento del poeta di età vittoriana Edward Lear, The Owl and the Pussy-Cat. Certo, la sovrana consorte è una grande amante della letteratura, tanto da aver lanciato numerose iniziative di invito alla lettura dei classici, e la poesia in questione era una di quelle che il padre di lei, Bruce Shand, le recitava quando era bimba. Andando a recuperare il testo, noi che non abbiamo dimestichezza con la cultura popolare d’Oltremanica, non possiamo non notare il passaggio dell’innocente filastrocca per bambini “O Pussy, my love, what a beautiful Pussy you are”.
Come a dire che forse il nostro Carlo allora se le cerca, anche perché ha sul curriculum quei precedenti hot difficili da dimenticare, rivelati da intercettazioni proibite di una telefonata piccante tra i due amanti smaniosi. A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca e chissà se il povero sovrano in realtà non volesse tentare di finire sui giornali per quei disegni da interpretare tentando (senza successo) di oscurare le confessioni del transfugo Harry che stavano monopolizzando il dibattito planetario, tra la docuserie targata Netflix Harry & Meghan e l’uscita del libro Spare. Diciamo pure che ad altri in famiglia l’operazione riesce meglio (i look della nuora Kate rubano davvero la scena a chiunque) e che le cravatte con i dinosauri e le pussycat non sono di sicuro il suo revenge accessory (altro che Diana e quell’abito della vendetta sfoggiato alla Serpentine Gallery nel 1994 dopo l’intervista in cui il marito dichiarava al mondo la sua infedeltà).
In questi ultimi tempi c’è stato un altro animaletto da trovare nel gioco della cravatta di Carlo. Stavolta l’occasione era decisamente solenne. Si trattava del Commonwealth Day Service, una funzione celebrata all’Abbazia di Westminster da considerarsi come le prove generali dell’incoronazione prevista per il prossimo 6 maggio. Elegantissimo come sempre, re Carlo III era in blu e la cravatta riprendeva i toni dell’abito. La fantasia, osservata distrattamente, poteva richiamare il tratto di una corona stilizzata, ma se strizziamo gli occhi (o ingrandiamo la foto) ecco rispuntare dei gufetti. Una grafica deliziosa perché, quando la si nota, si sprigiona la sorpresa e Carlo riesce subito a farci simpatia per quella scelta.
C’è un messaggio, però, che il re potrebbe avere affidato a quell’animale-totem. I gufi infatti sono considerati simbolo di salute, prosperità, saggezza e fortuna. E Dio solo sa quanto il nuovo re abbia bisogno di questo mix di ingredienti per portare avanti la monarchia britannica. Noi retroscenisti della moda royal pensiamo che il sovrano voglia seguire l’esempio della madre Elisabetta. Peccato che Carlo non possa appuntarsi una delle numerose spille di Elisabetta sul bavero della giacca per parlare di sé e dei suoi sentimenti senza aprire bocca. Per farlo, Carlo III dovrà accontentarsi delle cravatte di Hermès.