(ilpost.it, 8 febbraio 2024)
In questi giorni in Spagna si sta parlando moltissimo della canzone che la settimana scorsa ha vinto il Festival musicale di Benidorm e che rappresenterà il Paese alla prossima edizione dell’Eurovision Song Contest, la principale competizione musicale europea: è stata scritta dal duo dei Nebulossa e s’intitola Zorra, la parola spagnola che indica la femmina della volpe, ma che molto più spesso è usata come termine dispregiativo con il senso di “prostituta”, “puttana”.
Per molti fan e attiviste femministe, la canzone è un inno che critica in maniera ironica l’uso di questa parola e lo rivendica, mentre per altri gruppi è offensiva e continua a perpetuare gli stereotipi di genere. Nella polemica è intervenuto anche il Primo ministro spagnolo Pedro Sánchez. I Nebulossa sono un duo dance electro pop composto dalla cantante María Blas e dal tastierista Mark Dasousa. Sono moglie e marito, e lo scorso fine settimana hanno vinto appunto il Festival di Benidorm, quello da cui si sceglie chi andrà all’Eurovision per rappresentare la Spagna. Blas ha 55 anni, Dasousa 49: non hanno legami con grosse etichette discografiche, non avevano mai partecipato a talent show e fino a poco tempo fa erano poco conosciuti, tutti motivi per cui El País li ha descritti come «una proposta atipica fin dall’inizio». Ma, soprattutto, hanno conquistato il pubblico del Festival e le attenzioni di tutto il Paese con una canzone il cui messaggio sta continuando a far discutere.
Nel testo la parola “zorra” è ripetuta 45 volte. La strofa iniziale dice: “So che sono solo una puttana / Che il mio passato ti divora / Che sono la pecora nera / Quella incompresa, fatta di pietra”. La seconda: “Se esco da sola, sono una puttana / Se mi diverto, la più puttana / Se esco e si fa giorno / Ancora più puttana / Quando ottengo ciò che voglio / puttana, puttana”. Parlando con la tv pubblica spagnola Rtve, María Blas ha detto di essere stata chiamata “zorra” molto spesso, e che per lei questa canzone è «un modo di trasformare quella parola in qualcosa di bello». Dopo la vittoria al Festival, ha aggiunto che tutte le canzoni dei Nebulossa «hanno un filo conduttore: parlano di relazioni tossiche, dei maltrattamenti contro le donne», e che «quando ti senti umiliata, maltrattata, emarginata, non è giusto che ti urlino contro “zorra”». Usare la parola nella canzone per lei è «un modo di buttar fuori qualcosa», «una piccola forma di terapia», ha spiegato.
Per Mark Dasousa la canzone lancia un messaggio di tolleranza non solo in senso femminista, ma che si adatta anche a tutte le situazioni in cui ci si sente fuori posto. La cantante spagnola Ruth Lorenzo, diventata famosa partecipando all’edizione inglese di X Factor, ha detto che i Nebulossa «stanno facendo la storia», e che Maria è «la Madonna spagnola». Per molti fan, usando una parola che al maschile non ha la stessa connotazione dispregiativa, la canzone si appropria del sessismo machista e lo prende in giro.
Molti però hanno criticato l’uso di un insulto rivolto di frequente alle donne e ritengono inopportuno che sia proprio questa canzone a rappresentare la Spagna. L’Instituto de Las Mujeres, un organo autonomo collegato al ministero dell’Uguaglianza spagnolo, ha ricevuto più di 300 segnalazioni di reclamo contro Zorra, scrive Europa Press citando fonti interne all’istituzione. Associazioni femministe come Alianza Contra el Borrado de las Mujeres hanno espresso dubbi sul fatto che il messaggio della canzone possa «dare potere alle donne», visto che riguarda una parola usata «spesso da «predatori sessuali», «molestatori» e «uomini che maltrattano le donne».
Tra gli altri il Movimiento Feminista de Madrid ha chiesto che la canzone venga ritirata, sostenendo che sia una forma di «violenza verbale contro le donne». In un comunicato, il movimento dice che «celebrare un termine usato come arma di umiliazione dagli aggressori sessuali è una forma di vittimizzazione secondaria pubblica». Un altro rischio sarebbe che l’uso della parola venisse normalizzato tra adolescenti e bambini. Per José Ignacio Munilla, il vescovo di Orihuela-Alicante, la canzone è «indicativa della crisi culturale in corso in Spagna».
Sulla questione sono intervenuti anche alcuni membri del governo, generalmente schierandosi in favore della canzone. Per la ministra dell’Uguaglianza Ana Redondo è «divertente», «rompe gli schemi e gli stereotipi e poi piace moltissimo» (ha oltre 3,7 milioni di ascolti su Spotify). Parlando con il canale televisivo spagnolo laSexta, il primo ministro socialista Pedro Sánchez invece ha detto che «il femminismo non è solo giusto, ma può anche essere divertente, e che questo tipo di provocazione deve venire dalla cultura». Sánchez ha anche scherzato sul fatto che i critici di destra preferirebbero se all’Eurovision la Spagna portasse Cara al Sol, l’inno fascista della Falange spagnola.
C’era anche il rischio che gli organizzatori dell’Eurovision – che quest’anno si terrà a Malmö, in Svezia – non accettassero la canzone, visto che le regole molto rigide per parteciparvi impediscono tra le altre cose di usare «insulti o un linguaggio inaccettabile» nei testi delle canzoni. L’Unione Europea di Radiodiffusione (Ebu), l’organizzazione internazionale che riunisce le tv pubbliche che organizzano l’Eurovision, ha però confermato che la canzone sarà ammessa, senza la necessità di cambiarne il testo. In un comunicato, l’Ebu ha detto di «capire che ci siano molte interpretazioni del titolo della canzone presentata dalla Rtve per rappresentare la Spagna all’Eurovision Song Contest di quest’anno». Tenendo in considerazione l’uso inteso nel contesto e nel messaggio della canzone, anche per come è stato spiegato da Rtve, l’Ebu ha però fatto sapere di aver «concluso che la canzone è idonea a partecipare».