(ilpost.it, 7 giugno 2021)
Da settimane il dibattito politico francese gira intorno a Eric Zemmour, un popolarissimo conduttore tv legato all’estrema destra che sembra sempre più vicino a candidarsi alle elezioni presidenziali previste per la primavera del 2022. Oltre che i giornali francesi, di Zemmour si stanno occupando anche le riviste e i siti di news europei, che gli hanno dedicato diversi profili per farlo conoscere al di fuori del territorio francese. Zemmour ha 62 anni e alle spalle una lunga carriera da giornalista a Le Figaro, quotidiano conservatore fra i più autorevoli in Francia, con cui collabora ancora oggi. È diventato famoso in tutta la Francia prima con il suo libro Le Suicide français, uscito nel 2014, poi con il talk show Face à l’Info, che conduce dal 2019.
Grazie a Face à l’Info, Zemmour è considerato il responsabile della crescente popolarità del canale televisivo CNews, che Le Monde ha paragonato alla tv via cavo americana Fox News, famosa per le sue posizioni ultra-conservatrici. Le posizioni di Zemmour sono assimilabili a quelle dei principali partiti di estrema destra in Europa, dalla Lega ad Alternativa per la Germania, passando per gli spagnoli di Vox: è contrario a qualsiasi tipo di immigrazione dall’Africa o dal Medio Oriente – promuove la teoria complottista della cosiddetta “sostituzione etnica” –, è scettico sull’efficacia delle democrazie europee, velatamente nostalgico del colonialismo, ostile ai diritti civili per gli omosessuali e alla parità di genere per le donne. Di recente l’autorità indipendente per le telecomunicazioni ha multato per 200mila euro CNews perché in una puntata di Face à l’Info Zemmour ha insultato con frasi razziste i migranti che arrivano irregolarmente in Francia. In passato gli era già successo altre due volte, per dichiarazioni razziste contro musulmani e africani. La sua credibilità da giornalista è talmente screditata che Le Monde lo definisce soprattutto un «polemista». Eppure la sua trasmissione va fortissimo: è seguita da picchi superiori al milione di persone, circa dieci volte tanto la media del programma che in precedenza occupava la sua fascia oraria.
Fino a qualche anno fa le posizioni di Zemmour appartenevano soltanto alle frange più radicali del dibattito politico francese, che però, negli ultimi tempi, si è spostato molto a destra, come dimostrano anche diverse e recenti prese di posizione del presidente Emmanuel Macron. Secondo un recente sondaggio citato da Agence France-Presse, circa il 60 per cento dei francesi ritiene che in Francia vivano troppi stranieri. Ma a spaventare la politica francese è stato un altro sondaggio, realizzato a febbraio dall’istituto di ricerca Ifop, secondo cui il 13 per cento dei francesi potrebbe votare per lui alle presidenziali, mentre il 4 per cento ha detto che lo farebbe «sicuramente». Letti da qui possono sembrare numeri irrisori ma va considerato che il sistema elettorale francese prevede un doppio turno per l’elezione del presidente, a cui spesso partecipano anche una dozzina di candidati. Nel 2017, per esempio, Emmanuel Macron e Marine Le Pen arrivarono al secondo turno dopo aver ottenuto poco più del 20 per cento dei voti. Zemmour ha fatto sapere che sta pensando seriamente se candidarsi, ma ha anche compiuto qualche passo più concreto. Pochi giorni fa Politico ha scritto che Zemmour ha contattato un ex importante consulente della destra francese, Patrick Stefanini, per offrirgli l’incarico di capo del suo comitato elettorale. Stefanini ha confermato l’incontro. Sempre secondo Politico, da mesi i suoi sostenitori stanno creando gruppi di sostegno nei vari social network per iniziare a creare una prima rete di consensi. «La struttura è pronta», ha spiegato a Politico una persona coinvolta.
Fra i più preoccupati da una eventuale candidatura di Zemmour c’è la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, ormai da anni leader dell’estrema destra francese. Alcuni sostenitori di Le Pen hanno detto allo Spectator che temono che Zemmour possa sottrarre voti alla Le Pen, impedendole di andare al ballottaggio e favorendo un eventuale candidato di sinistra, come la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo. Secondo Politico, Le Pen stessa in alcune conversazioni private ha ammesso di temere che Zemmour possa perfino accedere al ballottaggio. Non è ancora chiaro se e quando Zemmour prenderà una decisione definitiva sulla sua candidatura. Diversi osservatori hanno fatto notare che al momento non ha le risorse economiche per permettersi di sostenere una campagna elettorale nazionale, mentre altri ritengono che una mossa del genere – e magari un’eventuale sconfitta – sarebbe dannosa per la sua carriera: «Zemmour è bravo nei dibattiti, ha buone capacità oratorie, pubblica libri di successo. Capisco che sia tentato. Ma sa bene che se compie quel passo, la sua carriera nel giornalismo è finita: e non sono sicuro che sia quello che vuole», ha detto ad Agence France-Presse Alain Duhamel, un commentatore politico che ha discusso più volte con Zemmour nei talk show televisivi.