(giornalettismo.com, 21 dicembre 2021)
Nel corso della puntata di ieri di Un giorno da pecora su Radio1, tre scienziati che sono in prima linea sui media da quando è iniziata l’emergenza Coronavirus hanno intonato la canzone Jingle bells con un testo modificato in chiave pro vaccino. Andrea Crisanti, Matteo Bassetti e Fabrizio Pregliasco hanno dato prova di doti canore, modulando la tradizionale canzone natalizia su un testo che fa più o meno così: «Sì sì sì, sì sì vax, vacciniamoci / se tranquillo tu vuoi stare i nonni non baciare». E altre amenità. La trasmissione li ha ribattezzati “il Trio Virologi”.
Una iniziativa così particolare e inusuale – nonostante i toni spesso scanzonati della trasmissione condotta da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari su Radio1 – che qualcuno ha addirittura creduto fosse un falso. La performance canora, invece, è stata effettivamente realizzata e la stessa Radio1 – attraverso l’account di Un giorno da pecora – ha provveduto a renderla virale (giuriamo che non è un gioco di parole) sui social network. Un momento di spensieratezza in cui, tuttavia, l’emergenza Coronavirus è più che mai a livello informativo. In fase di quarta ondata, con la risalita dei contagi, con le persone vaccinate in coda per la terza dose, dopo una serie di distorsioni di carattere narrativo sulle “armi per sconfiggere la pandemia” (una pandemia che, oggi più che mai, non deve farci abbassare la guardia) e con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha lanciato un duro monito all’ecosistema mediatico per l’eccessiva presenza di figure no-vax in televisione, il fatto che tre uomini di scienza si siano prestati a questa iniziativa “di sensibilizzazione” non è sembrato particolarmente opportuno.
La giornalista e opinionista televisiva Selvaggia Lucarelli ha twittato: «Ora aspettiamo Burioni versione Mariah Carey in All I want for Christmas is you». Ma si tratta solo dell’estensione più rilevante a livello social di un sentimento condiviso da centinaia di utenti. In più, la canzone ha offerto un assist a tutti coloro che sono stati (e lo sono ancora) critici con la gestione della pandemia e con la sua comunicazione in televisione. Sono stati loro, infatti, i primi ad affermare che questa esperienza dei tre scienziati scende troppo nel trash, annullando qualsiasi tipo di distacco critico con cui una pandemia dovrebbe essere analizzata da chi ha avuto sempre a che fare con i dati, con le terapie intensive, con i pazienti ospedalizzati.