
di Francesco Spartà (agi.it, 25 marzo 2025)
Susiya è un villaggio rurale palestinese, sulle colline a Sud di Hebron, in Cisgiordania. Lì è nato, 36 anni fa, Hamdan Ballal, e sempre lì – in quel territorio conteso tra Israele e Palestina –, nel tardo pomeriggio di lunedì 24 marzo, il regista palestinese è stato prima aggredito dai coloni israeliani e poi portato via dalla polizia. In quella zona Ballal, insieme ad altri tre registi, ha girato No Other Land, documentario premiato con l’Oscar da appena tre settimane.
Realizzato tra il 2019 e il 2023, il film documenta la storia di alcuni villaggi palestinesi della Cisgiordania che da quasi mezzo secolo convivono con demolizioni e violenze sistematiche da parte delle autorità israeliane. Una delle ambientazioni principali del docufilm è proprio Masafer Yatta, dove vivono sia Ballal sia un altro dei registi di No Other Land, il palestinese Basel Adra. Ieri, quel tratto di terra occupato è stato teatro dell’ennesimo scontro: decine di coloni israeliani hanno fatto incursione nel villaggio palestinese e hanno lanciato pietre contro residenti, auto e case.
Testimoni oculari hanno riferito che quattro palestinesi sono stati feriti, mentre secondo la polizia i residenti hanno risposto a quegli attacchi. Le stesse autorità israeliane hanno poi comunicato che tre palestinesi sono stati arrestati. Tra loro Hamdan Ballal, che in quei territori è nato esattamente tre anni dopo quel giugno del 1986 in cui lo Stato di Israele espropriò i terreni del villaggio palestinese per farne un sito archeologico facendo sloggiare circa venticinque famiglie. I palestinesi espulsi si stabilirono nelle caverne e in baracche di lamiera nelle vicinanze, da cui ricominciarono la loro esistenza.
Proprio lì Ballal, nel corso degli anni, ha costruito la sua vita. Prima agricoltore, poi fotografo, attivista e ricercatore. In qualità di difensore dei diritti umani, ha contribuito al progetto Humans of Masafer Yatta, che fa luce sulla difficile situazione dei palestinesi nella regione della Cisgiordania. E poi il debutto alla regia. Insieme ad Adra e agli israeliani Yuval Abraham e Rachel Szor ha girato No Other Land, che quest’anno si è aggiudicato il premio Oscar come miglior documentario.
Il film – presentato in anteprima mondiale alla Berlinale nel 2023, dove ha vinto il Premio del Pubblico e il Berlinale Documentary Award – ha ricevuto riconoscimenti in sessantotto festival cinematografici, tra cui il Bafta Award, l’European Film Award, l’Ida Awards e il Gotham Independent Film Awards. Nonostante gli ampi consensi da parte della critica, No Other Land ha dovuto ricorrere all’auto-distribuzione poiché nessuna società statunitense ne aveva acquistato i diritti. Non sono mancate critiche da parte di funzionari israeliani: dopo la vittoria agli Oscar, il ministro della Cultura israeliano Miki Zohar ha condannato la premiazione, definendola «un momento triste per il mondo del cinema».
Dopo la notizia dell’attacco a Ballal, il suo co-regista Adra ha affermato che l’incidente potrebbe essere una sorta di “vendetta” proprio per il documentario. «Siamo tornati dagli Oscar e da allora ogni giorno c’è stato un attacco contro di noi» ha detto Adra, a febbraio anche lui attaccato da coloni israeliani mascherati. Ballal, lo scorso anno, aveva raccontato alla Cnn diversi episodi intimidatori, dal bestiame scaraventato sui suoi terreni sino alle minacce di prendere la sua terra e la sua fattoria. Ma la polizia non è mai intervenuta. Il co-regista israeliano del film, Yuval Abraham, ha denunciato su X che Ballal è «rimasto ammanettato tutta la notte e picchiato in una base militare israeliana».