(ilpost.it, 16 ottobre 2024)
Tra mercoledì 16 e domenica 20 ottobre, a Riad, in Arabia Saudita, si gioca il Six Kings Slam, un torneo di tennis cui partecipano sei tra i migliori tennisti al mondo: Jannik Sinner, Carlos Alcaraz, Novak Djokovic, Rafael Nadal, Daniil Medvedev e Holger Rune. È un torneo di esibizione, in cui quindi non si guadagneranno punti per la classifica Atp, ma al quale i tennisti hanno accettato di partecipare soprattutto per l’altissimo montepremi messo in palio.
Già solo per la partecipazione ciascuno di loro riceverà circa 1,4 milioni di euro, mentre il vincitore guadagnerà 5,5 milioni di euro, il più alto premio in denaro mai assegnato in un torneo di tennis, superiore anche a quelli assegnati dai quattro tornei del Grande Slam, i più importanti. Per fare un confronto, vincendo gli Australian Open a gennaio Sinner ha ottenuto circa 2 milioni di euro, mentre con la vittoria degli US Open lo scorso settembre ha guadagnato circa 3 milioni e mezzo.
Mercoledì si affronteranno prima Sinner e Medvedev e poi, a seguire, Alcaraz e Rune. Djokovic e Nadal invece sono direttamente qualificati per le semifinali, una cosa che probabilmente rientra negli accordi firmati dai due giocatori con gli organizzatori. Giovedì Djokovic giocherà contro il vincente di Sinner-Medvedev, mentre Nadal affronterà il vincente di Alcaraz-Rune. Venerdì ci sarà un giorno di pausa, poi sabato le finali per il terzo e per il primo posto. Le partite cominceranno ogni giorno alle 18:30 ora italiana e in Italia si potranno vedere su Sky, su Now, oppure in chiaro su SuperTennis e su Dazn (che, nonostante sia un servizio su abbonamento, renderà le partite visibili gratuitamente).
Il Six Kings Slam fa parte della grande strategia saudita fatta di investimenti nello sport e nell’intrattenimento, portata avanti per tentare di cambiare l’immagine del Paese: una monarchia repressiva in cui avvengono gravi e accertate violazioni di diritti umani e civili (si parla per questo di sportswashing). Lo scorso anno il quotidiano britannico Guardian scrisse che il fondo sovrano arabo (gestito dal governo e spesso citato con l’acronimo inglese Pif, Public Investment Fund), tra il 2021 e il 2023 aveva speso quasi 6 miliardi di euro nello sport.
Ci sono state grosse spese nel calcio, con l’arrivo di molti calciatori dai principali campionati europei a quello arabo, tra cui Cristiano Ronaldo; si sono disputate in Arabia Saudita partite di tornei di altri Paesi, come la Supercoppa italiana. Nel 2034, inoltre, l’Arabia Saudita organizzerà i Mondiali di calcio. E poi ci sono gli investimenti nella Formula 1, visto che dal 2021 si corre un Gran Premio a Gedda; e nel golf, dove l’Arabia Saudita è riuscita addirittura a creare un circuito alternativo a quello mondiale (il Pga Tour), portandoci a giocare alcuni dei migliori golfisti del mondo.
Negli ultimi mesi il fondo sovrano ha cominciato a interessarsi anche al tennis. Dopo un paio d’anni di trattative diplomatiche, il Paese si è aggiudicato per il triennio 2024-26 l’organizzazione delle Wta Finals, l’importante torneo nel quale si affrontano le otto migliori tenniste della stagione, che si giocherà a Riad dal 2 al 9 novembre (vi parteciperà anche la tennista italiana Jasmine Paolini). La Wta ha detto che l’accordo con l’Arabia Saudita permetterà di offrire quest’anno un montepremi di circa 14 milioni di euro, il più alto di sempre nella storia del torneo, e che nei prossimi due anni ci saranno ulteriori aumenti.
Prima ancora che venisse confermata, due importanti ex tenniste statunitensi, Chris Evert e Martina Navratilova, scrissero sul Washington Post un editoriale che si opponeva all’assegnazione delle Wta Finals all’Arabia Saudita: «Riconosciamo pienamente l’importanza di rispettare le diverse culture e religioni. È per questo motivo, e non malgrado ciò, che ci opponiamo all’assegnazione del torneo a Riad. I valori della Wta sono in netto contrasto con quelli del Paese ospitante proposto. Non solo questo è un Paese in cui le donne non sono viste come uguali, ma è un Paese in cui il panorama attuale include una legge sulla tutela maschile che essenzialmente rende le donne proprietà degli uomini. Un Paese che criminalizza la comunità Lgbtq fino alla possibile condanna a morte. Un Paese la cui situazione a lungo termine in materia di diritti umani e libertà fondamentali è motivo di preoccupazione internazionale da decenni».
Le Wta Finals e il Six King Slam (ma anche le Atp Next Gen Finals, il torneo giovanile che tra il 2023 e il 2027 si svolge a Gedda) sono l’inizio di un piano di espansione più ampio nel tennis. Da inizio anno l’Arabia Saudita ha tra i suoi “ambasciatori” il tennista spagnolo Rafael Nadal. Lo scorso marzo il quotidiano britannico Telegraph rivelò che il fondo sovrano aveva presentato un’offerta da oltre 1,8 miliardi di euro ai massimi dirigenti del tennis mondiale per unire i due circuiti professionistici maschile e femminile, l’Atp e la Wta, sotto un’unica organizzazione sponsorizzata dall’Arabia. L’obiettivo ultimo dell’Arabia sarebbe quello di ottenere l’organizzazione di un Masters 1000 (un torneo della seconda categoria per importanza e prestigio dopo quelli del Grande Slam) da aggiungere ai nove già presenti in calendario, possibilmente all’inizio della stagione, a gennaio, nel periodo che precede il primo Slam, gli Australian Open.
L’offerta, con la quale di fatto l’Arabia Saudita avrebbe assunto il controllo del tennis mondiale, non comprendeva i quattro tornei del Grande Slam, che non sono organizzati dall’Atp e dalla Wta pur assegnando i punti per i rispettivi ranking, e che avrebbero rischiato probabilmente di perdere importanza. Il sito sportivo The Athletic ha scritto che quella trattativa non esiste più e l’offerta non è più valida (lo stesso Telegraph disse che sarebbe stata valida per novanta giorni), mentre stanno continuando le discussioni per l’assegnazione di un nuovo eventuale Masters 1000: anche altri Paesi del Golfo Persico, come il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti, sarebbero interessati.
Nel frattempo il fondo sovrano ha fatto un accordo con l’Atp per sponsorizzare la classifica dei migliori tennisti mondiali, che infatti da quest’anno si chiama Pif Atp ranking. C’è anche chi ritiene possibile che l’Arabia Saudita, se non dovesse riuscire a espandersi ulteriormente nel tennis e a ottenere l’assegnazione di un Masters 1000, proverà a fare con il tennis quello che ha fatto con il golf: creare un suo circuito alternativo, convincendo i migliori tennisti e le migliori tenniste a giocarci pagandoli di più.