di Maurizio Crippa (ilfoglio.it, 10 ottobre 2019)
Diciamoci la verità. Fintantoché non si sarà chiarito se Beppi Conte è il nuovo Craxi, o almeno un nuovo Forlani. Fintantoché non si sarà capito se Giggino possiede o meno la stazza internazionale di un nuovo Alfano. Fintantoché non sapremo se Matteo Renzi riuscirà o no a uscire dal cul-de-sac (per usare un eufemismo) del quattro per cento dove per ora si è ficcato.
Fintantoché, insomma, va preso atto che l’unico leader carismatico, di carattere e preparazione e che si sia spinto oltre Chiasso (ha avuto “il privilegio di lavorare per due anni come assistente di Henry Kissinger”, altro che farsi fotografare con Mr. Mifsud) e in grado di contrastare e battere Salvini è lui: Lapo Elkann. Che vero talento naturale della famiglia lo sia sempre stato, questo si sa. Solo che si è sempre occupato d’altro. Ma quando la situazione è disperata e il dovere chiama, eccolo qui. È andato a Palermo a firmare un accordo con la sua Fondazione Laps e la Croce Rossa, e ha deciso che era il momento: “Sono a favore delle ong che danno aiuto alle persone in mare. Trovo inoltre abbastanza vergognoso che nessuna delle istituzioni fosse presente a Lampedusa per la tragedia di migranti che si è consumata: da italiano mi intristisce”. Il bersaglio fin troppo chiaro: “Non mi piace la parola migranti, mi sembra denigratoria e non rispettosa. Mi piace la parola nuovi italiani. Non mi piace Salvini, non mi piace il suo comportamento sul tema dei migranti perché lo reputo dissolutivo e non costruttivo”. Trovarlo, uno de sinistra che sia mai stato così efficace contro il Capitano. Poi ha smussato, Lapo, perché è timido, e si sa. Ma ha lavorato con Kissinger, lui, mica alla Leopolda, mica pizza e Link. E non può più tirarsi indietro. Vi dico la verità, lo voto.