di Giovanni Berruti (lastampa.it, 2 aprile 2022)
«Entro la fine del 2022 circa la metà dei personaggi dei nostri film sarà Lgbtq+». Dopo il reinserimento del bacio omosessuale nel prossimo Lightyear, lo spin-off di Toy Story, la Disney annuncia ufficialmente l’arrivo di diversi personaggi, oltre a quelli appartenenti a minoranze etniche, che rappresenteranno la comunità duramente colpita dalla controversa legge da poco approvata in Florida, “Don’t Say Gay”, che vieta il dibattito sull’orientamento sessuale o l’identità di genere all’interno delle scuole pubbliche. Lo fa attraverso le parole di Karey Burke, a capo della Disney’s General Entertainment Content, che con un collegamento Zoom per la campagna “Reimagine Tomorrow”, postato successivamente su Twitter, ha svelato anche i motivi personali dietro alla scelta.
«Parlo da madre di due bambini “queer”, uno transgender e l’altro pansessuale, oltre che da capo del dipartimento» ha detto la Burke. «Sono rimasta costernata nell’apprendere che avevamo solo una manciata di personaggi Lgbtq+, non poteva essere vero. Oggi però ne abbiamo molti per le nostre storie, solo che ci mancavano le giuste linee narrative in cui potessero essere semplicemente dei personaggi, senza far obbligatoriamente riferimento a vicende di natura sessuale». Durante il collegamento, è intervenuta anche Vivian Ware, manager Disney che si occupa della diversità e dell’inclusione, aggiungendo che già dalla scorsa estate l’azienda aveva eliminato l’uso del pronome di genere dai suoi parchi a tema: «Non diciamo più signori e signore, ragazzi e ragazze, ma semplicemente ciao a tutti o ciao amici».
Sul fronte politico, intanto, la Disney si è espressa contro la legge “Don’t Say Gay”: «Vogliamo farla abrogare, sopprimerla all’interno dei tribunali, siamo al fianco delle organizzazioni nazionali e statali impegnate nel raggiungimento di tale obiettivo». Un attacco soprattutto contro il governatore della Florida, Ron DeSantis, arrivato a seguito delle polemiche e degli scioperi dei dipendenti della casa madre di Topolino & Co., che avevano inizialmente puntato il dito contro il loro stesso ceo, Bob Chapek. «Mi fa onore essere attaccato dalle stesse persone che hanno sostenuto in passato Harvey Weinsten. Si stanno opponendo ai diritti dei genitori. Io non torno indietro» ha risposto DeSantis, che pochi giorni fa ha firmato la legge “anti gay”.