(lastampa.it, 6 gennaio 2024)
È verde, ma anche rossa, bianca e nera. Proprio come la bandiera palestinese. In più è un frutto coltivato in tutto il Medio Oriente da millenni. Quanto basta perché l’anguria, ormai da decenni, diventasse un simbolo politico, adottato in tutto il mondo dai sostenitori della causa palestinese. Ma ora questo frutto, diventato ormai un logo, sbarca a Hollywood.
Non è passata inosservata la foto di Violet Affleck, la figlia diciottenne di due celebri star, Ben Affleck e Jennifer Garner, con una felpa nera con su stampata un’anguria a forma di mappa della Terra Santa, mentre passeggiava con la madre a Beverly Hills. È una maglia che costa 38 dollari, prodotta da Wear the Peace, una casa di abbigliamento che, come si deduce dal nome, attraverso i messaggi diffusi dalla propria merce, punta a rendere consapevoli i clienti sulle atrocità del mondo. I profitti di questa azienda, come si legge sul suo sito, vengono devoluti a favore di progetti di solidarietà.
In questo caso l’acquisto della felpa, ribattezzata sui media statunitensi la “freedom melon crewneck”, finanzia aiuti alle popolazioni di Gaza. L’immagine di Violet Affleck è diventata immediatamente virale sui social, creando qualche malumore. In particolare l’associazione no profit Stop Antisemitism ha protestato notando come la maglia mostri la mappa di tutta la zona, immaginando così un unico Stato palestinese e cancellando di fatto Israele.
Insomma, passano i decenni ma l’anguria continua a scatenare polemiche. La sua prima apparizione in chiave politica fu quando venne esposta, in bella mostra, nei mercati arabi, subito dopo la Guerra dei Sei Giorni nel 1967, quando Israele prese il controllo della Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est. All’epoca, esporre la bandiera palestinese era considerato un reato penale. Per cui i palestinesi aggirarono quel divieto ostentando, al posto del loro vessillo, delle belle fette di anguria. Poi la storia andò avanti: nel 1993, in seguito agli accordi di Oslo, esporre la bandiera tornò legale. Ma quel frutto così popolare rimase comunque un simbolo.
E la sua diffusione è esplosa dopo lo scoppio della guerra a Gaza, in seguito all’attacco del 7 ottobre di Hamas che uccise circa 1.200 persone, la maggior parte delle quali civili, e catturò altri 240 ostaggi. Così, negli ultimi tre mesi, l’emoji dell’anguria è diventata la prova della simpatia filo-palestinese, un’immagine ripetuta all’infinito nella comunicazione on line un po’ come capita con le celebri bandierine usate dai sostenitori dei vari Paesi in confitto.