di Francesco Cundari (linkiesta.it, 10 settembre 2021)
Prima il sottosegretario leghista, Claudio Durigon, che propone di intitolare ad Arnaldo Mussolini un parco di Latina già dedicato alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: frase infelice secondo Matteo Salvini, un banale errore di comunicazione secondo l’interessato (che comunque, dopo molte resistenze, ha portato alle sue dimissioni dal governo). Poi il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che in un post su Facebook annuncia la brillante iniziativa del bunker-museo di Recoaro Terme, occupato a suo tempo dai nazisti del maresciallo Kesselring: offrire visite guidate alla struttura accompagnati da personale in divisa della Wehrmacht.
(La citazione più appropriata, in merito, si deve a un tweet di Maria Laura Rodotà: «Lo avrai camerata Kesselring il monumento che pretendi da noi italiani…»). Dopo varie proteste il post è stato cancellato e l’incidente addebitato a qualche agenzia di comunicazione. Infine, ma è in verità l’episodio più grave, il caso di Francesca Benevento, la candidata al Comune di Roma nella lista civica a sostegno di Enrico Michetti, pubblicamente scaricata dopo le dichiarazioni da lei messe nero su bianco contro il ministro Roberto Speranza, definito in un post su Facebook «il ministro ebreo ashkenazita formato dalla McKinsey, che riceve ordini dall’élite finanziaria ebraica», in un delirio nazi-no-vax che sembra uscito da un film di John Landis.
Ma in verità siamo noi che sembriamo precipitati in uno strano spin-off dei Blues Brothers, tra i nazisti di Recoaro Terme e i fascisti di Latina, con Michetti, il «mister Wolf» fortissimamente voluto da Giorgia Meloni, ormai costretto a fare appello ai suoi stessi candidati, dichiarando pubblicamente che se qualcuno di loro non condivide il suo personale rifiuto dell’antisemitismo e del razzismo «è pregato di farsi da parte, con piena diffida dall’utilizzo del simbolo, visto che purtroppo non è possibile estromettere un candidato dopo che le liste sono state depositate». Il che è verissimo, ed è anche il motivo per cui bisognerebbe pensarci prima di candidarlo. Come dimostra proprio il caso di Francesca Benevento, che non solo non arretra, ma contrattacca, con un comunicato stampa persino peggiore del post all’origine dello scandalo. Comunicato in cui dichiara di «rigettare al mittente le indegne accuse di antisemitismo che non appartengono alla mia morale e cultura», per poi ribadire: «Appare normale poter affermare che i poteri bancari mondiali siano nelle mani di famiglie ebree e questi sono dati di fatto storico-economici che nulla hanno a vedere con pensieri o epiteti razzisti». E qui però bisogna ammettere che «normale», specialmente in certi partiti, lo è eccome.
Per gli smemorati, è ancora facilmente reperibile on line il manifesto di Fratelli d’Italia con il volto del finanziere ebreo George Soros, colpevole di avere fatto una donazione a favore di Più Europa, e lo slogan: «Tenetevi i soldi degli usurai, la nostra forza è il popolo italiano». Proprio così: «Usurai». Anche volendo credere che non si tratti di segnali mandati di proposito, ma semplicemente di un micidiale miscuglio di ignoranza e inconsapevolezza (spiegazione che mi pare più credibile, semmai, per la vicenda delle guide in uniforme nazista di Recoaro), certo poi nessuno può meravigliarsi se qualche candidato, legittimamente, equivoca. Aggiungo che Benevento – cresciuta politicamente, per dir così, nel Movimento 5 Stelle – si definisce «una integerrima sostenitrice delle libertà costituzionali e quindi contraria alla compressione delle libertà individuali perpetrate dal governo italiano contro i cittadini che hanno scelto di non vaccinarsi». E precisa anche di rifarsi in merito «alle legittime tesi scientifiche del Prof. Montagner, del prof. Scoglio, del Prof. Bacco e per quanto riguarda la compressione dei diritti del Prof. Cacciari e del Magistrato Angelo Giorgianni». Lo so, quest’ultimo virgolettato era in fondo superfluo, non aggiungendo nulla al delirio di cui sopra. Ma mi faceva piacere aggiungerlo lo stesso.