
di Pierre Haski (France Inter / internazionale.it, 6 febbraio 2025)
Il ritmo degli annunci di Donald Trump è vertiginoso, con contenuti che generano la sensazione di un caos incombente. La dichiarazione più stravagante è sicuramente quella che riguarda la Striscia di Gaza, di cui il presidente statunitense vuole prendere possesso per trasformare un territorio devastato dalla guerra in una nuova “Costa Azzurra”, naturalmente senza la scomoda presenza dei palestinesi.
Il mondo intero ha commentato l’uscita di Trump, che come ogni giorno si ritrova al centro di tutte le conversazioni. D’altronde questa è la sua strategia: schiacciare il pianeta sotto una valanga di dichiarazioni, decreti e provvedimenti spettacolari per anestetizzare l’opinione pubblica. Questo approccio è stato teorizzato da Steve Bannon, l’attivista di estrema destra che un tempo era vicino al presidente.
In un video del 2019 riesumato dal giornalista Ezra Klein, Bannon spiega che «i mezzi di comunicazione sono il nemico, e dato che sono stupidi e pigri possono interessarsi soltanto di un argomento alla volta. Tutto quello che dobbiamo fare è invadere il campo. Ogni giorno dobbiamo sventolare tre ossi. Loro ne morderanno soltanto uno e noi potremo fare quello che ci pare. Bang, bang, bang, non ci capiranno nulla». Fine della citazione. Per caso vi pare che questo scenario somigli a quello che stiamo vivendo oggi?
Trump ha un programma preciso, e ce ne accorgiamo quotidianamente. Se si parla di Gaza, allora ci si dimentica del modo sconvolgente in cui Elon Musk ha preso di mira le istituzioni statunitensi, chiudendo agenzie federali, facendo man bassa di dati personali e invitando i funzionari a dimettersi. Le dichiarazioni provocatorie di Trump sono spesso cortine di fumo che servono ad alzare l’asticella, permettendogli poi di raggiungere i suoi reali obiettivi.
Il nuovo presidente degli Stati Uniti ha minacciato d’impossessarsi del Canale di Panama, salvo poi inviare il suo segretario di Stato e ottenere che Panama metta fine al contratto con la società di Hong Kong che gestisce i porti ai due imbocchi del Canale. La stessa dinamica si ripete con il Messico e il Canada: lo psicodramma dei dazi doganali si è concluso in poche ore con una promessa di cooperazione. Fox News ha annunciato che è stata una vittoria per Trump, e il resto conta poco.
L’annuncio su Gaza ha suscitato un’ondata di critiche, anche in Europa e nelle principali capitali arabe. Non in Israele, dove buona parte dell’opinione pubblica ha esultato. Ma davvero l’idea di Trump è realista? Impossessarsi di Gaza e cacciare i palestinesi significherebbe violare il diritto internazionale e inviare l’esercito statunitense in una zona di conflitto. Uno scenario che Trump vorrebbe evitare. Inoltre, si rischierebbe di destabilizzare Paesi che sono molto vicini agli Stati Uniti. Allo stato attuale, insomma, ci sono molti motivi per credere che non se ne farà niente.
Ma qual è il vero obiettivo di Trump, cui è attribuito un grande piano per il Medio Oriente che coinvolgerebbe sia l’Arabia Saudita sia Israele? Forse il progetto per Gaza è l’ennesima cortina di fumo destinata a infiammare il dibattito, per poi presentare una rinuncia come una concessione e permettere ai sauditi di sostenere di aver salvato i palestinesi dall’espulsione, come mi ha suggerito un diplomatico straniero che ha lavorato in Medio Oriente? La risposta non tarderà ad arrivare, ma non dobbiamo dimenticare le parole di Bannon: Bang, bang, bang, tenere occupati i mezzi di comunicazione per fare quello che ci pare.