Dalla Boschi fino alla Mogherini, le loro fotografie invadono le riviste con servizi dedicati alle vacanze
di Filippo Ceccarelli («la Repubblica», 23 agosto 2014)
Allarme rotocalchi, Sos intimità, attenti all’invasione degli ultracorpi. Mai come d’estate i giovani politici di successo e le avvenenti donne della politica finiscono in copertina. Ma poi, indipendentemente dai gufi, viene pur sempre l’inverno: e allora basta una nuova tassa, una manovrina, un taglietto lineare perché ciò che sotto il sole desta curiosità o suscita ammirazione rischi di rovesciarsi nel suo contrario. Non che manchino al momento questioni più gravi, più serie e forse anche più stuzzicanti. Ma l’altro giorno è apparsa finalmente il ministro Maria Elena Boschi in bikini e Chi ha potuto titolare: «È lei la più bella dell’estate». Sul suo blog, «sofiajeanne», Sofia Ventura, studiosa della leadership, ha affrontato l’apparizione dell’icona renzista dal punto di vista dell’incrocio tra logica politica e logica mediatica; mentre sul Fatto, prendendo spunto dalla copertina di Panorama nella quale «un’ammiccante» Boschi guarda verso il titolo «Che fai stasera?» (sottotitolo: «Come si corteggia, si rimorchia, si flirta ai tempi della desideratissima ministra Boschi»), Gianandrea Piccioli, dirigente editoriale, ha invece opinato, con il sussidio di Michelstaedter, sulle carni valutate troppo abbondanti della titolare delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento. Ora, quando lei disse di voler essere giudicata «non per le forme, ma per le riforme» il giochino, anzi il giohino di parole risultò anche efficace. Sennonché l’ultimo numero di Novella 2000 la ritrae mentre, sempre in bikini, si guarda nella coppa del reggipetto, circostanza che determina, con grafica da fuoco d’artificio, il trionfale annuncio: «A un passo dal topless».E spiace qui, dopo una vita professionale trascorsa in buona parte a decifrare gli impercettibili slittamenti della politica, misurare come negli anni ’50 in Italia, o come ancora oggi in una repubblica islamica, i centimetri di pelle scoperta. Faccia davvero ognuno come gli pare. Ma quel passo, come si apprende dal solito Chi, la ministra dell’Istruzione Giannini l’ha già compiuto. In Versilia, dove s’è capito essersi concentrata oggi la più alta percentuale di paparazzi per metro quadrato. Non lo sa, non si rende conto, donna del potere, che tipo di merce richiede il mercato dell’infotainment ad agosto, quando le scuole cadenti, gli insegnanti malpagati, i precari arrabbiati e i genitori desolati stanno già tutti per mettersi in attesa del settembre? Diverso, ma nemmeno troppo, il caso dell’eurodeputata Pd Alessandra Moretti, pizzicata (di nuovo) a baciarsi con Giletti, su una «spiaggia rovente». E anche qui: si augura ogni bene alla relazione; solo ci si chiede quanto i due innamorati siano consapevoli che il bacio trascende ormai la nozione, invero povera e ambigua, del gossip per connotarsi piuttosto in una dimensione di endogamia politico-televisiva. Per cui i «potenti» del Palazzo e dei talk-show non sono più solo assimilati ai «famosi» dell’intrattenimento, ma tendono ormai ad accoppiarsi fra loro in una sorta di nuova aristocrazia Vip. Prosegue frattanto – e cosa può fermarla? – la telenovela Berlusconi-Pascale. Ma vedendo le ultime foto posatissime di lei a Villa La Certosa, lei che fa una specie di passerella a bordo piscina, lei col panama in testa e Dudù in grembo, ci sorprende molto seriamente a pensare che Francesca non ha perso influenza, anzi sta davvero per scendere in campo. Perché sono questi, ormai, i «segni» patinati che precedono gli eventi e denotano gli sviluppi, e stabiliscono in qualche modo i rapporti di forza in quel mondo sempre più cortigianesco. Il pubblico guarda, sorride, sospira, sbuffa talvolta, alza gli occhi al cielo. Ma alle prime piogge? Alle prime bollette da pagare? Il presidente Renzi, certo, non si risparmia, figurarsi. Ma per quanto sia inopportuno, oltre che trombonesco, far presente che «la trepidazione suscitata dalla maestà e dall’imperio è la stessa che suscita un fiore in boccio: commiserazione statica dell’effimero» (Elemire Zolla, Martirio e potenza, in Gli arcani del potere, Rizzoli, 2009) certe volte viene un po’ da chiedersi se gli conviene. Se non sia utile stipendiare, oltre al fotografo di Rignano e allo spin-doctor che lo eternizza ad uso social nelle occasioni pubbliche, anche un super-gufo o turbo-barbagianni che lo sconsigli, per esempio, dal farsi ritrarre mentre si veste, o si cambia d’abito, con la signora Renzi che gli aggiusta la camicia bianca d’ordinanza. È strano con quale euforia e con quanta facilità il potere, al giorno d’oggi, dimentichi che mettersi in mostra, richiamare gli obiettivi e le telecamere nei luoghi dove non dovrebbero entrare equivale a darsi in pasto. Che non è una bella immagine, ma almeno ha il pregio di ricordare quel poco o quel tanto di cannibalesco che dal lieto frullatore estivo al cupo tritacarne autunnale comunque accompagna le vicissitudini dei governanti. Ché poi, fra bikini e bacetti, topless e cagnetti, di solito è troppo tardi per dire: «Alt, fermi tutti, rivoglio la mia intimità!».