
(ilmessaggero.it, 12 marzo 2025)
Qupanuk Olsen è un nome che in Groenlandia non ha bisogno di presentazioni. Popolarissima sui social, con oltre 500mila follower su TikTok e 300mila su Instagram, Olsen è riuscita a trasformare la sua notorietà in un trampolino per la politica, guidando il partito Naleraq a un sorprendente 23% nelle ultime elezioni parlamentari.
Se i tradizionali movimenti indipendentisti groenlandesi guardano con scetticismo a Donald Trump, il suo partito, Naleraq, ha invece cavalcato l’onda del sostegno filo-americano, attirando l’attenzione degli influencer pro-Trump sbarcati a Nuuk nelle ultime settimane. «Penso che sia fantastico che Trump abbia mostrato interesse per la Groenlandia. Accelera di 100 volte l’indipendenza del nostro Paese», ha dichiarato la Olsen in una recente intervista.
A trainare il successo del principale movimento di opposizione, il Naleraq, la vera sorpresa di queste elezioni, è stata proprio Qupanuk Olsen, la cui campagna elettorale è stata di gran lunga la più visibile e impattante. Il suo messaggio ha fatto breccia soprattutto tra i giovani elettori, che l’hanno seguita non solo sui social ma anche alle urne. Olsen non è solo un’influencer, ma anche un’ingegnere mineraria con un solido background accademico e professionale.
Nata il 6 maggio 1985 a Qaqortoq, ha studiato in Danimarca, Stati Uniti e Australia, laureandosi in Ingegneria civile con specializzazione in estrazione mineraria alla Western Australian School of Mines della Curtin University. Nel corso della sua carriera, ha lavorato per la miniera d’oro di Nalunaq, per la società Orbicon e come docente all’Arctic Technology Centre di Sisimiut. Attualmente ricopre il ruolo di direttrice groenlandese per la società mineraria australiana Ironbark Zinc. Questa esperienza le ha permesso di sviluppare una visione chiara sul futuro economico della Groenlandia e sulla necessità di sfruttare le risorse naturali per garantirne l’indipendenza dal governo danese.
Parallelamente alla carriera nell’industria mineraria, nel 2020 ha lanciato il suo canale YouTube, Q’s Greenland, che si è rapidamente affermato come il principale punto di riferimento digitale sulla cultura e la storia dell’isola. I suoi video, realizzati in Inglese e Groenlandese, raccontano le tradizioni inuit, la cucina locale e la vita quotidiana nel Paese. Olsen è sposata ed è madre di quattro figli. La sua famiglia attualmente vive a Qinngorput, Nuuk. È in grado di parlare tre lingue: Inglese, Danese e Groenlandese.
Il successo sui social le ha permesso a Olsen di diventare una delle voci più influenti della Groenlandia, fino al grande salto in politica. Nel gennaio del 2025 ha annunciato la sua candidatura con Naleraq, partito populista e indipendentista, promettendo di mantenere il suo canale YouTube apolitico. Il suo ingresso in politica ha attirato l’attenzione internazionale, soprattutto per il legame con il movimento filo-Trump.
Nei giorni precedenti il voto, Nuuk è stata invasa da influencer americani pro-Trump che hanno distribuito banconote da 100 dollari fuori dai supermercati, alimentando il dibattito sulla crescente influenza statunitense nell’isola. Nonostante le polemiche, Olsen ha difeso questa apertura agli Stati Uniti, vedendola come un’opportunità per accelerare il processo d’indipendenza: «Penso sia fantastico che Trump abbia mostrato interesse per la Groenlandia. Accelera di 100 volte l’indipendenza del nostro Paese».
L’indipendenza della Groenlandia dalla Danimarca è il principale obiettivo politico della Olsen e del suo partito. Se il governo attuale preferisce un approccio graduale, Naleraq vuole accelerare il distacco e punta a una separazione totale entro il 2035. La principale sfida è quella economica: la Groenlandia riceve attualmente circa mezzo miliardo di euro l’anno in sussidi dal governo danese. Secondo Olsen, il vuoto lasciato da questi fondi potrebbe essere colmato dallo sfruttamento delle immense risorse minerarie dell’isola.
Il sottosuolo groenlandese è ricco di terre rare, metalli preziosi, grafite e uranio, ma il clima estremo e la mancanza d’infrastrutture rendono l’estrazione molto costosa. «Gli americani sanno che possono estrarre il minerale di ferro in fondo a questo fiordo» spiega la Olsen indicando le acque profonde di Nuuk, «ma è più conveniente procurarsi il ferro altrove». Tuttavia, è convinta che con i giusti investimenti il settore minerario possa trasformare la Groenlandia in una potenza economica autonoma.
Oltre agli aspetti economici, la Olsen vede l’indipendenza come un’opportunità per rafforzare l’identità culturale inuit. Immagina una Groenlandia che stringa legami più stretti con le comunità indigene di Canada e Alaska, costruendo una rete di cooperazione tra i popoli artici. Il futuro geopolitico dell’isola, però, è ancora incerto. Nell’eventualità in cui dovesse diventare indipendente, la Groenlandia dovrebbe decidere se orientarsi verso gli Stati Uniti e il Canada o mantenere un legame con l’Europa. Ma la Olsen non sembra preoccupata da questa incertezza: «Abbiamo dieci anni per capirlo. Semplicemente non l’abbiamo ancora provato».