La stampa mimetica, dalla guerra alla moda

Ph. Jean-Louis Atlan / Getty Images

di Ilaria Perrotta (vanityfair.it, 12 settembre 2024)

La stampa mimetica è tra i trend moda dell’imminente autunno che Pinterest suggerisce di tenere d’occhio. Secondo il social, infatti, le ricerche per “outfit mimetico” sono in aumento del 2.295%. Un numero enorme, non c’è che dire. E il fatto di aver visto alcune celeb estremamente cool come Rihanna, Jaden Smith ed Ella Emohff indossare di recente capi e accessori camouflage, rafforza la questione: no camo, no style.

Una stampa, quella di derivazione militare, che in realtà è un evergreen dei look più svariati, spesso avvistata con più o meno frequenza alle sfilate, rielaborata e aggiornata, e che oggi torna forse in risposta al momento turbolento che stiamo vivendo. Tra le ansie elettorali che arrivano da Oltreoceano e il panorama drammatico delle guerre internazionali, verrebbe voglia di scomparire. Del resto, dietro l’affermazione di massa che ha portato la stampa mimetica dalla guerra alla moda si nasconde un paradosso che ci ha spinti a una riflessione: quando è successo che un motivo originariamente pensato per rendersi invisibili in trincea sia diventato uno dei pattern più audaci ed evidenti delle passerelle?

Come dicevamo, il camouflage (camuffamento) nasce all’inizio del Novecento e si afferma durante la Prima guerra mondiale in Francia: qui l’esercito lo adotta nell’abbigliamento militare per mimetizzarsi con l’ambiente circostante e sfuggire al nemico. Le nuance originaria si evolve così in diverse sfumature, a seconda del luogo in cui ci si trova a combattere: deserto, foresta, terre ghiacciate. Non sorprende che per primo Vogue nel 1943 ne riprenda l’utilità alla moda, spiegando ai lettori di cosa si trattasse.

L’articolo successivo a tema mimetico usciva sulla rivista nel 1971: consisteva in un collage di foto con ragazze che indossavano capi camouflage abbinati ai jeans. Proprio in quel decennio gli hippie, negli Stati uniti, fanno incetta di indumenti militari a basso costo, sfoggiando giacche e pantaloni camo durante le marce contro la guerra del Vietnam. Ma la stampa mimetica passa di livello ed entra nel vocabolario della moda, perdendo il significato sovversivo, ufficialmente negli anni Ottanta.

Per l’upgrade rendiamo grazie a un artista più che a uno stilista: ad Andy Warhol, infatti, viene attribuito il merito di aver introdotto il camouflage nei look di tutti i giorni. Le sue stampe pop a tema mimetico del 1986 hanno aperto la strada ai designer per reinventare la stampa in termini giocosi. Poi lo stilista Steven Sprouse, amico dell’artista e padrino del glam punk, ne ha ripreso il concetto, ricolorandolo e utilizzandolo per capi di moda. Da qui nasce la tendenza destinata a diventare iconica e ricorrere, ciclicamente, nei decenni.

In seguito persino la Casa Bianca ha sviluppato un’“ossessione” per il camouflage nei primi anni Novanta, grazie a una certa First Lady: l’uniforme mimetica Chocolate Chip del brand Desert Storm andò esaurita dopo che Barbara Bush la indossò durante una visita in Arabia Saudita. In quel decennio c’è stata la svolta hip hop che ha caricato la stampa mimetica di un’allure urbana, portandola poi a consolidarsi nell’ambito della moda streetwear, dalle sneakers ai maxi pantaloni cargo, tornati di moda oggi.

Nel nuovo millennio il camouflage torna a caricarsi di un significato più profondo, volto a far riflettere sulla situazione geopolitica del momento: simbolici i capi mimetici disegnati da John Galliano per la Primavera/Estate 2001 di Dior, in un anno segnato tristemente da notizie di guerre e attentati. Nel 2007, invece, Jean Paul Gaultier lo rende couture realizzando una collezione di abiti da ballo in tulle di seta. Ormai il mimetico ha perso il suo simbolismo maschile e la sua durezza, guadagnando un appeal di massa e spuntando anche su abiti per bambini, cappellini da baseball e oggetti per la casa.

Tra alti e bassi continua a imperversare e questa stagione, come abbiamo detto, vola alto, essendo tornato in passerella grazie a brand come 1017 Alyx 9SM, Acne Studios, Antonio Marras, Louis Vuitton e Balenciaga. Lo scorso giugno, in occasione della Paris Fashion Week maschile, A$AP Rocky ha presentato una nuova collezione targata AWGE che prende il nome di American Sabotage e segna ufficialmente il suo debutto come stilista. Diversi i capi camo print in passerella. Insomma, il messaggio è chiaro: mettete la stampa mimetica nei vostri cassetti.

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