di Giusi Fasano («Sette», suppl. al «Corriere della Sera», 24 maggio 2018)
Lui li chiama «pensieri indipendenti», ne va fiero e li difende. Anche se i suoi profili social sono stati praticamente sommersi da una valanga di commenti negativi. Stavolta (e non è la prima) il pensiero indipendente di Kanye West ha fatto infuriare più del suo endorsement per Trump.Per il quale il cantante di Jesus walks (e marito di Kim Kardashian) ha più volte dichiarato tutto il suo sostegno e che chiama sempre «fratello». L’occasione per conquistarsi nuove ondate di critiche è stata un’intervista a Tmz live quando, parlando di schiavitù, il rapper e produttore statunitense ha detto: «Sentir parlare di schiavitù per 400 anni… 400 anni? Suona come una scelta. Sei stato lì per 400 anni ed è tutto per te. È come essere mentalmente in carcere. Preferisco la parola “prigionia” perché “schiavitù” è troppo legata al mondo dei neri, così come l’Olocausto a quello degli ebrei. La prigione è qualcosa che ci unisce come un’unica razza, bianchi e neri, siamo la razza umana». Fra i primi a dire la sua sulle parole di Kanye è stato Will.I.Am, fondatore dei Black Eyed Peas e sette volte Premio Grammy: «Un ignorante», ha tagliato corto. «Il suo è fra i commenti più ignoranti che si possano fare sui nostri antenati». Stevie Wonder non è stato certo più tenero: «Le parole di Kenye? Una follia. Dire che la schiavitù fu una scelta è come sostenere che l’Olocausto non sia mai esistito». Il regista Spike Lee è fra i più arrabbiati: «I nostri antenati non hanno certo scelto di essere strappati alla Madre Africa», ha twittato «e nemmeno di essere privati di religione, lingua, cultura. Tantomeno di essere assassinati, linciati, castrati, bruciati vivi, le famiglie smembrate e vendute. I nostri antenati hanno costruito questo Paese dalle fondamenta sotto una istituzione chiamata schiavitù». Tale e tanta è stata l’indignazione dopo l’intervista a Tmz che sulla vicenda è intervenuto anche il Naacp, l’organizzazione Usa per i diritti della gente di colore: «I neri hanno sempre combattuto contro la schiavitù fin da quando hanno messo piede la prima volta sul Continente». Anche il conduttore del programma ha preso le distanze dal suo ospite. E dopo tutto questo il rapper ha deciso di twittare alcuni messaggi per chiarire meglio il suo pensiero. «Naturalmente so che gli schiavi non sono stati incatenati e messi su una barca per loro libera volontà» dice il primo di quei tweet. «Il punto è che siamo rimasti in questa posizione anche se i numeri erano dalla nostra parte: significa che eravamo mentalmente ridotti in schiavitù» ha ribadito. «Ci hanno tagliato le lingue in modo che non potessimo comunicare l’uno con l’altro. Non permetterò che questo accada anche a me». Segue un appello al «libero pensiero» e un chiarimento: ha parlato di 400 anni – dice – perché «non possiamo essere mentalmente imprigionati per altri 400». Le critiche, comunque, Kanye non le ha gradite per niente: «Ancora una volta» si è risentito «vengo attaccato per aver presentato nuove idee». Se possiamo permetterci: no, Kanye. Qui ti sbagli. Non sono attacchi contro di te. Forse sei «mentalmente prigioniero» di un complotto. Tranquillo: fra 400 anni passa.