di Alessandro Chetta (http://napolitans.corrieredelmezzogiorno.corriere.it, 28 giugno 2014)
«Non sono andato al funerale di Ciro Esposito perché era prevista un’altra scaletta, a causa del rito evangelico» (video). È la frase clou pronunciata dal Cardinale Sepe per giustificare – sì, gli è stato chiesto il motivo, giusto per sapere, sua Eminenza – la mancata presenza alle esequie di Scampia. La presenza fisica, di testimonianza, e non solo in spiritu è fortemente simbolica, vale più delle parole. Scaletta poi è un termine da concerto pop. Forse, la freddura viene spontanea, l’arcivescovo credeva che in piazza Grandi Eventi si esibisse Nino D’Angelo? Il rito era evangelico e non cattolico, è vero. Ma considerando che papa Francesco prova a dialogare con le massime cariche di Israele e Palestina per pregare insieme, allora la differenza confessionale evangelico-cattolico appare fievole di fronte alla tragedia umana. La morte del tifoso 29enne è un episodio tra i più sentiti degli ultimi anni per la comunità cittadina, che pure di drammi mediaticamente altisonanti ne soffre, ahinoi, parecchi. Inoltre un prete – cattolicissimo – in piazza c’era: don Aniello Manganiello. Scaletta a parte, ci sarà una ragione recondita, magari non esprimibile pubblicamente, per la quale il cardinale Sepe s’è presentato col sorriso smagliante al centenario della maison Marinella, il giovedì sera, e ha disertato il giorno dopo il religiosissimo, cristiano, certo non laico, addio a Ciro? E se questa ragione c’è potrebbe confessarcela?