di Europea (linkiesta.it, 17 dicembre 2021)
A poco più di quattro mesi dalle elezioni presidenziali in Francia, il dibattito politico si sta spostando a destra. Marine Le Pen (Rassemblement National), Valérie Pécresse (Les Républicains), Éric Zemmour sono i principali sfidanti del presidente uscente Emmanuel Macron, che a sua volta in passato ha saputo pescare voti nell’elettorato di destra. Non sono solo i sondaggi a dire che queste elezioni si vinceranno a destra, con la sola componente populista e sovranista – la frangia più estrema – che pesa circa per il 35% nell’elettorato nazionale. Anche le proposte e le iniziative dei candidati sembrano avere uno spessore diverso: se da sinistra arrivano idee velleitarie, come quella di Anne Hidalgo di fare delle primarie per eleggere un candidato unico e forte in grado di vincere le elezioni, da destra arrivano nuove intuizioni che potrebbero spostare gli equilibri della corsa all’Eliseo.
Il team della campagna di Éric Zemmour ha lanciato un motore di ricerca in grado di trovare su YouTube gli estratti video del candidato di estrema destra: si può trovare subito un passaggio di un’intervista in cui parla di migranti, o un punto specifico in un suo discorso sulla religione. Qualunque contenuto caricato su YouTube che abbia Zemmour al centro della scena. Si chiama Zemmour pour tous, ed è potenzialmente un’arma formidabile per la sua campagna elettorale. Intanto perché valorizza al massimo i punti di forza del candidato. Éric Zemmour è prima di tutto un grande comunicatore, con un’esperienza ventennale in dibattiti televisivi, tour nelle città e interviste di ogni tipo: è praticamente certo che un elettore che voglia sentire l’opinione di Zemmour su un determinato tema, possa trovarla sul nuovo portale. Non è un caso che lo staff di Éric Zemmour abbia scelto parallelamente di puntare forte sul suo canale YouTube: tra l’altro conta molti più iscritti di quello del presidente Macron, sono 322mila iscritti contro 231mila.
Ma il nuovo motore di ricerca va oltre YouTube. È la garanzia di trovare il video giusto in poco tempo, quello che serve all’elettore per convincersi della bontà delle argomentazioni del candidato di estrema destra. «Quando un progetto politico ha l’ambizione di essere innovativo, anche la strategia di comunicazione deve ricalcare con coerenza il messaggio di freschezza e novità, cercando nuovi modi per veicolare i propri contenuti sui nuovi media. Spesso vengono utilizzati canali “antichi” con modalità nuove. La strategia di Zemmour è evidentemente quella di rendere più facile, per gli elettori, raggiungere i propri contenuti, che lo vedono particolarmente efficace nel formato video. Probabilmente rivolgendosi soprattutto a chi già è convinto del voto all’ex volto ultramediatico», dice a Linkiesta Martina Carone, manager di Quorum/Youtrend e docente di Analisi dei media all’Università di Padova. È interessante il funzionamento della piattaforma. Andando sul sito www.zemmourpourtous.fr si aprirà una schermata con una barra di ricerca e i suggerimenti delle query più utilizzate (al momento sono “immigrazione”, “difesa”, “ecologia”). Inserita la parola chiave, il motore di ricerca suggerirà tutti i video in cui Zemmour parla di quel tema specifico. Una volta scelto il contenuto, il video si aprirà direttamente sul portale e si avvierà automaticamente al passaggio chiave del discorso: non c’è nemmeno bisogno di ascoltare l’origine del dibattito, si va dritti al punto. Tutto questo è possibile grazie alla funzione dei sottotitoli di YouTube, che consente riferimenti estremamente precisi all’interno del video.
Una volta visto un contenuto, però, questo entra nei meccanismi dell’algoritmo di YouTube e di Google: molto probabilmente, dopo aver ascoltato Éric Zemmour parlare di politica interna, l’elettore troverà altri suggerimenti simili sui suoi profili social. Perché è così che funzionano gli algoritmi delle piattaforme on line. In più il video, soprattutto se caricato dall’account del candidato stesso, è uno strumento molto utile per fare campagna elettorale: genera molto più engagement rispetto a un contenuto scritto, attira più facilmente un utente medio, non c’è contraddittorio, può avere qualsiasi durata, non ci sono avversari. È sicuramente il mezzo più adatto per veicolare un messaggio estremista e populista. «La quantità dei contenuti e la tipologia dei video – spiega Martina Carone – strizza anche l’occhio a chi lo può così “riconoscere” e ricondividerne i contenuti sui propri canali. Un progetto nuovo deve trovare nuovi contenuti e nuovi simboli, ma anche nuove forme di comunicazione. Un progetto con un leader così mediatico deve ottimizzare l’efficacia comunicativa del leader. Entrambi questi obiettivi sembrano, ad oggi, presi in grande considerazione da Zemmour e dal suo staff». Non possiamo sapere se questo strumento, da solo, potrà cambiare davvero l’esito della corsa all’Eliseo. Ma appare sicuramente un’operazione politica ben congegnata.