La guerra commerciale di Trump è fondata sulle teorie di un economista immaginario

Ph. Paul Sancya / File – Ap

(linkiesta.it, 8 aprile 2025)

Dentro ognuno di noi c’è una minuscola speranza: che la guerra dei dazi scatenata da Donald Trump contro il resto del mondo non sia frutto del caso, ma di un piano preciso, elaborato, con fondamenti economici credibili e comprovati. Un desiderio umano, che ci spinge a credere che le decisioni economiche dell’uomo più potente del mondo siano il risultato di un pensiero strategico, complesso, razionale.

Che ci sia un piano. Dei dati. Una logica. Questa piccola speranza risiede anche in chi crede, e ha ragione, che Trump sia la più grave minaccia alla democrazia americana e all’ordine economico mondiale. Perché se non fosse così, se la sceneggiata da venditore di materassi al Giardino delle Rose della Casa Bianca fosse frutto delle teorie balzane di un alter ego inesistente inventato da un consigliere economico goliardico, una bizzarra idea rimasta nella testa di Trump da dieci anni e mai uscita, forse perché c’era troppo spazio e si stava comodi, allora saremmo spacciati. Ed è andata proprio così, non illudetevi.

Trump non ha solo giustificato le cifre dei dazi reciproci con un trucco da dilettante, ma ha preso alla lettera per anni le bugie di un anagramma senza controllare la fonte. Sì, la decisione di tempestare il mondo di dazi poggia su un’invenzione saggistica. Peggio: su uno scherzo dell’economista Peter Navarro, che, per giustificare il suo odio contro la Cina, ha pensato bene di citare nei suoi libri un esperto inesistente, il signor Ron Vara, creato semplicemente rimescolando le lettere del suo cognome. Una trovata degna di J.K. Rowling e del suo “I am Lord Voldemort”, anagramma di “Tom Marvolo Riddle”, come sanno i suoi lettori. Ma almeno nel mondo di Harry Potter i soldi non contano così tanto e con la magia si risolvono molte cose, non questa purtroppo.

La notizia è stata rilanciata di nuovo dalla giornalista americana Rachel Maddow nel suo programma d’informazione serale su Msnbc: «Trump ha preso l’idea dei dazi internazionali da un memo finto, scritto da una persona finta, con una email finta». Peter Navarro, vale la pena ricordarlo, non è un passante casuale. Laureato ad Harvard, ex professore alla University of California, ha costruito la sua carriera recente su una narrazione ossessiva: la Cina come nemico totale.

Death by China, pubblicato nel 2011, è un concentrato di accuse, allarmismi e frasi a effetto. Roba che Trump, nel 2016, ha naturalmente trovato irresistibile, su consiglio del genero Jared Kushner, che, costretto a trovare in pochi giorni un esperto economico anti-cinese, aveva guardato disperatamente qualche titolo di libro su Amazon. Come ha raccontato nel 2017 Vanity Fair, Kushner s’innamorò del titolo più apocalittico della lista e, senza pensarci su, chiamò Navarro a bordo della campagna presidenziale. Il resto è storia. O meglio, una barzelletta travestita da strategia nazionale.

Quindi chi era Ron Vara agli occhi di Donald Trump? Un esperto economico citato per anni nei libri di Navarro, con frasi tranchant del tipo: «Solo i cinesi possono trasformare un divano in un bagno acido, una culla in un’arma letale e la batteria di un cellulare in una scheggia che trafigge il cuore». O perle come: «Devi essere pazzo per mangiare cibo cinese». La vera ironia della nostra sorte è che Navarro non ha mai fatto mistero del suo alter ego. Quando è stato beccato, ha detto che Ron Vara è il suo “Hitchcock”, un cameo personale nei suoi testi. In pratica: il delitto perfetto.

Ancora più incredibile è che le panzane sulla Cina sono state demistificate da almeno sei anni, ma Trump ha continuato imperterrito a farne il perno della sua politica economica. Questo perché, fin dagli anni Ottanta, Trump si è mostrato infatuato dei dazi, nonostante fosse uno dei tabù di Ronald Reagan, allora presidente degli Stati Uniti. In un’intervista del 1988 da Oprah Winfrey, Trump criticò le nazioni straniere per aver approfittato della libertà commerciale degli Stati Uniti, sostenendo che una sana politica di dazi avrebbe potuto riportare il mondo in equilibrio. Un concetto ribadito anche nel suo celebre libro The Art of the Deal.

Il New York Times ha dedicato a questo caso nel 2019 un articolo, spiegando che l’inganno di Navarro è stato scoperto da Tessa Morris-Suzuki, professoressa emerita della Australian National University, che, sul Chronicle of Higher Education, ha pubblicato alcune delle sue scoperte. Morris-Suzuki «ha scoperto una dozzina di casi in cui il signor Navarro aveva citato un certo Ron Vara. Incuriosita dal fatto di non riuscire a trovare alcuna traccia di questa persona, ha presto scoperto che non esisteva».

Il quotidiano americano ha precisato che Ron Vara è comparso in almeno cinque dei tredici libri scritti da Navarro. In uno era un reduce della Guerra del Golfo, in un altro dava consigli finanziari come «Non giocare a dama in un mondo di scacchi» o «Il Drago Manifatturiero è vorace. Il Drago Coloniale è implacabile. L’Aquila Americana dorme al volante». Per un decennio, Navarro ha seminato questi aforismi a metà strada tra il Bignami e i Baci Perugina, attribuendoli al suo personaggio fittizio.

Poi, quando è arrivata l’occasione d’influenzare davvero le scelte della Casa Bianca, si è ben guardato dal rivelare la verità sulle sue teorie economiche, rimanendo invece in silenzio di fronte al Congresso che lo ha condannato a quattro mesi di prigione per oltraggio. Navarro, infatti, non ha collaborato in alcun modo alla Commissione parlamentare che ha indagato sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Il 19 marzo 2024 Navarro ha iniziato a scontare la pena nel carcere federale di Miami, diventando così il primo alto funzionario dell’amministrazione Trump a essere incarcerato in relazione all’assalto al Campidoglio.

Riassumendo: goliarda, bugiardo, condannato. Dopo un curriculum del genere, Navarro avrebbe potuto ritirarsi a vita privata. E invece è tornato alla Casa Bianca con Trump, come consigliere per il commercio e la manifattura, assistendo alla firma degli ordini esecutivi di Trump nello Studio Ovale. La tragedia di un uomo ridicolo è anche diventata un po’ la nostra. Perché i dazi imposti da Trump hanno avuto effetti concreti: catene di approvvigionamento interrotte, aziende americane penalizzate, costi per i consumatori aumentati, alleanze internazionali indebolite.

Negli ultimi venticinque anni, l’indice Vix, che misura la volatilità del mercato, ha avuto picchi nel 2008 (crisi finanziaria globale), nel 2020 (pandemia mondiale) e nel 2025. «Questa volta non c’è né una crisi bancaria né una pandemia», ha detto Maddow. «Questo è stato causato semplicemente dal fatto che Donald Trump è tornato presidente con le sue grandi idee. E la portata di ciò che sta facendo, l’entità della distruzione che ha provocato è un po’ difficile da comprendere».

Spread the love