La decisione di “far fuori” Trump dai social, vista dagli storici

di Letizia D’Agata (agi.it, 11 gennaio 2021)

Donald Trump censurato dai social network dopo i fatti di Capitol Hill diventa un caso. Se ne discute anche in Italia. La questione è chiara: può una società privata decidere di “oscurare” il presidente degli Stati Uniti per le sue opinioni? Lo abbiamo chiesto a tre importanti storici italiani che, concordi nel condannare in linea teorica ogni forma di censura, hanno dato risposte differenti.

Pixabay
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Gotor: Trump trattato come semplice cittadino

«Dal punto di vista teorico, il problema sussiste: ogni forma di censura costituisce sempre un trauma. Ma da quello pratico, occorre ricordare che i social sono piattaforme private che hanno codici di comportamento. Regole che, magari, non vengono lette al momento dell’iscrizione. Ma i regolamenti vanno rispettati». Lo ha detto all’Agi lo storico Miguel Gotor, riferendosi al blocco dei social operato nei confronti di Trump. «Così come viene oscurata l’utenza del semplice cittadino che non rispetta le policy delle società private che realizzano i social, lo stesso si fa con quella del Presidente Usa. Mi sembra improprio» ha sottolineato Gotor «teorizzare che si debba avviare una sorta di costituzionalizzazione di Twitter o Facebook…». Si rischia di perdere dati utili agli archivi? «Ma no, c’è una tale sovrabbondanza di fonti nella nostra società», ha aggiunto ancora l’esperto «che non vedo proprio dove sia il problema. Il punto, invece, è decidere se l’ultimo degli iscritti a Twitter debba essere trattato come Trump: io credo di sì. E dico che il fatto che Trump sia stato censurato da Twitter avrà certamente un rilievo sotto il profilo storico, ma mi interessa molto di più il fatto che lo abbiano bloccato piuttosto che quello che scriveva. La censura, ripeto, è comunque un trauma. Ma la questione è: Trump, iscritto a un social con delle regole, deve essere trattato o no come un cittadino normale? Io dico di sì».

Perfetti: oscurare Trump è un atto gravissimo

«Il fatto che una società abbia oscurato il presidente Usa è gravissimo. Allora questo principio deve valere per tutti, anche per i vari dittatori sparsi per il mondo che scrivono e dicono quello che vogliono sui social in totale libertà. Vale anche per chi chiede la distruzione di Israele, per esempio. Oscurare quegli account è decisamente grave, soprattutto in un Paese di grande tradizione democratica e liberale come gli Stati Uniti. Non sta in cielo né in terra. Grida vendetta», ha detto Francesco Perfetti, già docente di Storia contemporanea alla Luiss, che spiega: «La storia non si serve certo di un tweet». «Quelle non sono fonti importanti» sottolinea, «le opinioni di Trump sono note, e si possono trovare negli atti e in tanti altri modi. Dare troppa importanza ai tweet e ai social è una forma di distorsione. Le opinioni vengono espresse nelle sedi istituzionali vere e proprie. Poi, il messaggino serve per far arrivare una battuta che diventa veicolo dell’opinione ma finisce lì. Le fonti vere e proprie sono ben altro. Ha incitato? Va bene, i social magari hanno delle regole di comunicazione, si può dire quello che si vuole a patto che non si ecceda ma, ripeto, allora vale davvero per tutti».

Villari: i social bloccano chi incita all’odio

«Non è che il rimedio è peggiore del male: in questo caso evita il male», ha spiegato lo storico Lucio Villari. Chiudere però l’accesso ai social, potrebbe evocare la censura, anche diversi leader politici del mondo non l’hanno presa bene… «Chiariamo subito» aggiunge Villari, «la censura non va bene ma quando le parole vengono usate per creare occasioni di aggressione ai valori fondamentali della società, un minimo di controllo è necessario. Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma ci sono le leggi e ci sono delle istituzioni che in quanto tali vanno rispettate». Secondo Villari «le parole vanno usate in modo appropriato, nessuno deve veder oscurato il proprio pensiero, ma aizzare le masse e creare conflitti è cosa ben diversa dall’esprimere un’opinione. È successo anche in Italia, a quanto ho capito. I social a volte bloccano pagine che incitano all’odio. E devo dire che, certe volte, è meglio oscurare piuttosto che leggere certe dichiarazioni o sentirle. È questione di buon senso, di educazione, di opportunità. E direi anche di decenza». Ma, per uno storico, non è un peccato perdere comunque dati, frasi, pensieri, insomma i tweet di un personaggio come Trump? «Le idee di Trump sono ben note. Alcune di esse» aggiunge Villari «direi che possiamo benissimo dimenticarcele, sarebbe meglio. Non saremo certo privati di cose originali. Certamente non accadrà sotto il profilo storico ma non dimentichiamo che, in quattro anni, Trump ha detto sempre e solo le stesse cose. Le conosciamo a memoria. Voleva incitare la folla, ha sbagliato. E i social lo hanno oscurato. Succede a tutti i comuni mortali».

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